Con il lancio del suo programma "Historic", iniziato nel 1993, la Gibson ha cercato di catturare la magia dei suoi anni migliori riproducendo il modello "Les Paul" com'era stato realizzato tra il 1958 e il 1960. La cosa non era semplice, perché ormai l'azienda di Kalamazoo era molto lontana dalle chitarre di quegli anni. Tuttavia il Custom Shop, anno dopo anno, si è avvicinato sempre di più alle prime Les Paul, grazie ad un'analisi attenta e approfondita di quelle originali.
Perciò se si è degli amanti delle Les Paul vintage, è molto difficile non innamorarsi di questa chitarra. E' vero, esistono strumenti, da un punto di vista meramente liuteristico, migliori e più moderni; ma se si è alla ricerca del sound di Jimmy Page, di Paul Kossoff, del primo Eric Clapton o di Billy Gibbons, non si può fare a meno di una Les Paul. E le True Historic sono l'espressione del massimo livello costruttivo che la casa Gibson può offrire, dando a tutti la "sensazione" di sentire tra le proprie mani le Les Paul della fine degli anni '50.
Tutti i miglioramenti apportati con le True Historic nel 2013 sono considerati un passo essenziale da molti chitarristi e un inutile spreco di risorse da molti altri, soprattutto da chi possiede le vecchie "top of the line". In realtà passi in avanti sono stati fatti; tuttavia non si riesce a spiegare la notevole differenza di prezzo tra le Historic Standard e le True Historic.
Certo è che la Gibson ha imparato a migliorare le sue reissue anno dopo anno, soprattutto grazie all'utilizzo di nuove tecniche costruttive e nuovi materiali.
Ad esempio nel 2013 la Gibson ha iniziato ad usare, su queste chitarre, una tastiera costituita da un unico pezzo di palissandro indiano, mentre molte reissue, fino al 2012, avevano una tastiera a due pezzi riportata.
Nello stesso anno è cambiato anche il metodo di inserimento del truss rod. La nuova tecnica permette di non utilizzare la guaina che in tempi recenti era impiegata per ridurre il rischio di risonanze. L'installazione dei nuovi sleeveless truss rod, aderenti alle specifiche di quelle originali, infatti, non dà quel tipo di problema.
Sempre nel 2013 la Gibson è tornata ad impiegare le colle animali per il manico delle sue True Historic, da tempo ormai rimpiazzate da colle sintetiche per velocizzare la costruzione. Nel 2014 l'uso delle vecchie colle è stato esteso prima alle tastiere e dopo, nel 2015, anche al corpo di tutte le sue nuove True Historic, proprio com'era solita fare la Gibson negli anni '50.
Perciò se si è degli amanti delle Les Paul vintage, è molto difficile non innamorarsi di questa chitarra. E' vero, esistono strumenti, da un punto di vista meramente liuteristico, migliori e più moderni; ma se si è alla ricerca del sound di Jimmy Page, di Paul Kossoff, del primo Eric Clapton o di Billy Gibbons, non si può fare a meno di una Les Paul. E le True Historic sono l'espressione del massimo livello costruttivo che la casa Gibson può offrire, dando a tutti la "sensazione" di sentire tra le proprie mani le Les Paul della fine degli anni '50.
Tutti i miglioramenti apportati con le True Historic nel 2013 sono considerati un passo essenziale da molti chitarristi e un inutile spreco di risorse da molti altri, soprattutto da chi possiede le vecchie "top of the line". In realtà passi in avanti sono stati fatti; tuttavia non si riesce a spiegare la notevole differenza di prezzo tra le Historic Standard e le True Historic.
Certo è che la Gibson ha imparato a migliorare le sue reissue anno dopo anno, soprattutto grazie all'utilizzo di nuove tecniche costruttive e nuovi materiali.
Ad esempio nel 2013 la Gibson ha iniziato ad usare, su queste chitarre, una tastiera costituita da un unico pezzo di palissandro indiano, mentre molte reissue, fino al 2012, avevano una tastiera a due pezzi riportata.
Nello stesso anno è cambiato anche il metodo di inserimento del truss rod. La nuova tecnica permette di non utilizzare la guaina che in tempi recenti era impiegata per ridurre il rischio di risonanze. L'installazione dei nuovi sleeveless truss rod, aderenti alle specifiche di quelle originali, infatti, non dà quel tipo di problema.
Sempre nel 2013 la Gibson è tornata ad impiegare le colle animali per il manico delle sue True Historic, da tempo ormai rimpiazzate da colle sintetiche per velocizzare la costruzione. Nel 2014 l'uso delle vecchie colle è stato esteso prima alle tastiere e dopo, nel 2015, anche al corpo di tutte le sue nuove True Historic, proprio com'era solita fare la Gibson negli anni '50.
Altre innovazioni del 2015 includono il double-carving e la levigatura a mano sia per il top, per un autentico aspetto vintage, sia per il manico, con lo scopo di ottenere un profilo migliore. Esiste il preconcetto che tutti i manici delle Les Paul vintage siano enormi; in realtà non è proprio così. Il manico della '59 è abbastanza grande da sentirsi bene nella mano e da garantire il "suono Les Paul", ma la forma smussata ai lati lo rende molto comodo. Tuttavia tutti possono variare leggermente tra di loro, per cui conviene sempre provare la chitarra prima dell'acquisto.
Anche la paletta dal 2015 è differente: ha ora un'inclinazione di 17°, è leggermente smussata agli angoli e la sua impiallacciatura è più sottile. Sul suo lato anteriore spicca il logo Gibson perlato giallo.
Il corpo della True Historic si contraddistingue per la sua leggerezza (la mia pesa 3,9 Kg), è non-chambered e non-weight-relieved ed è unito al manico con il sistema long tenon.
La sua finitura non solo è realizzata spruzzando un leggero strato di nitro (dal 2015 più sottile rispetto agli anni precedenti), ma è stata anche lavorata a mano in un secondo step. Il suo colore Vintage Cherry Sunburst è molto attraente e mette in risalto le linee estremamente regolari del top in acero. Per il back e per il manico è stata impiegata l'anilina, che non fu più utilizzata dagli anni '60 dalla Gibson perché sensibile ai raggi untravioletti, come è possibile vedere sulle vecchie "Bursts". Purtroppo, sulle prime True Historic, tende a penetrare nel binding, modificandone il colore verso il rossiccio.
I nuovi pickup, introdotti nel 2013, sono stati chiamati Custom Bucker e sono l'ultima evoluzione della Gibson nell'avvicinamento ai vecchi PAF. Sono simili ai Burstbucker, ma in Alnico III. Completano l'elettronica i potenziometri CTS da 500k e i condensatori Bumblebee. Sembra tutto perfetto, tuttavia qualcuno contesta l'angolo della mascherina dei pickup, ancora troppo marcato rispetto ai PAF. Ma anche in questo caso è solo una questione estetica.
Restando nel campo dell'estetica, la Gibson ha utilizzato su queste chitarre nuove plastiche, più vicine a quelle vintage sia come composizione, sia come aspetto e come posizione sulla chitarra.
I bridge posts sono in ottone e thumbwheels in acciaio.
Il risultato è una chitarra che sorprende per chiarezza e dinamica ed ha uno spettro sonoro che copre tutte le frequenze, ricca di medi, ma senza esagerare, brillante e priva di bassi impastati. Il suono si pulisce armoniosamente se il volume viene abbassato, ricordando anche classici suoni utilizzati nel jazz.
Suonata da spenta ha un suono aperto, con pochi bassi. Attaccata ad un Marshall diventa una vera rock manchine!
Anche la paletta dal 2015 è differente: ha ora un'inclinazione di 17°, è leggermente smussata agli angoli e la sua impiallacciatura è più sottile. Sul suo lato anteriore spicca il logo Gibson perlato giallo.
Il corpo della True Historic si contraddistingue per la sua leggerezza (la mia pesa 3,9 Kg), è non-chambered e non-weight-relieved ed è unito al manico con il sistema long tenon.
La sua finitura non solo è realizzata spruzzando un leggero strato di nitro (dal 2015 più sottile rispetto agli anni precedenti), ma è stata anche lavorata a mano in un secondo step. Il suo colore Vintage Cherry Sunburst è molto attraente e mette in risalto le linee estremamente regolari del top in acero. Per il back e per il manico è stata impiegata l'anilina, che non fu più utilizzata dagli anni '60 dalla Gibson perché sensibile ai raggi untravioletti, come è possibile vedere sulle vecchie "Bursts". Purtroppo, sulle prime True Historic, tende a penetrare nel binding, modificandone il colore verso il rossiccio.
I nuovi pickup, introdotti nel 2013, sono stati chiamati Custom Bucker e sono l'ultima evoluzione della Gibson nell'avvicinamento ai vecchi PAF. Sono simili ai Burstbucker, ma in Alnico III. Completano l'elettronica i potenziometri CTS da 500k e i condensatori Bumblebee. Sembra tutto perfetto, tuttavia qualcuno contesta l'angolo della mascherina dei pickup, ancora troppo marcato rispetto ai PAF. Ma anche in questo caso è solo una questione estetica.
Restando nel campo dell'estetica, la Gibson ha utilizzato su queste chitarre nuove plastiche, più vicine a quelle vintage sia come composizione, sia come aspetto e come posizione sulla chitarra.
I bridge posts sono in ottone e thumbwheels in acciaio.
Il risultato è una chitarra che sorprende per chiarezza e dinamica ed ha uno spettro sonoro che copre tutte le frequenze, ricca di medi, ma senza esagerare, brillante e priva di bassi impastati. Il suono si pulisce armoniosamente se il volume viene abbassato, ricordando anche classici suoni utilizzati nel jazz.
Suonata da spenta ha un suono aperto, con pochi bassi. Attaccata ad un Marshall diventa una vera rock manchine!