È il 1967 e ci troviamo a una delle rare esibizioni pubbliche di Les Paul di quel periodo.
A metà del concerto Les prese il microfono e dedicò un brano «a quelle due ragazze sedute davanti», suscitando una fragorosa risata da parte di tutto il pubblico. Les sapeva bene chi erano le ragazze, tanto che a fine concerto le invitò nel backstage. In realtà si trattava di due ragazzi londinesi e lui voleva ironizzare sui loro capelli lunghi e l'abbigliamento stravagante. I due, emozionatissimi dall'incontro, erano in realtà Keith Richards e Bill Wyman. I due gli parlano di quanto sia amato nel loro paese e di quanto siano amate le chitarre che portano il suo nome e gli raccontano che molti chitarristi hanno iniziato a collezionare le Les Paul degli anni '50, poiché non sono più prodotte. Questa chiacchierata stimolò la fantasia di Les, che telefonò alla Gibson per vedere se era possibile fare qualcosa; parlò direttamente con Maurice Berlin della CMI, CEO dell'azienda proprietaria di Gibson, che lamentava un forte calo nelle vendite, e organizzò un incontro organizzato a Chicago con Berlin, Mark Carlucci (Vice Presidente) e un giovane chitarrista arrivato in Gibson quell'anno per occuparsi degli endorsment degli artisti, Bruce J. Bolen. Le vendite in calo, la crescente richiesta di un ritorno del modello Les Paul, l'entusiasmo di Bolen, la voglia di Les Paul di rientrare, un accordo che garantiva a Les il 5% di royalties sulle vendite, misero in moto la macchina. La Gibson Gazette Vol. 8, n. 2, annunciò: “Dopo un periodo di semi-pensionamento la sua natura irrequieta è tornata ad avere il sopravvento. Così nel 1968 si torna in azione. E Les ha molte idee innovative. Dopo pochi incontri entrambe le parti sono pronte. La relazione Gibson/Les Paul è rinata”. Poco dopo furono prodotti alcuni prototipi di Les Paul Custom che Bruce portò in giro per raccogliere le reazioni dei rivenditori, raccogliendo pareri positivi ovunque. I nuovi modelli furono lanciati in anticipo al Summer NAMM di Chicago a Giugno. La Les Paul era risorta, come la Fenice dalle ceneri! P.S. Nell'incontro organizzato a Chicago oltre a Berlin, Carlucci, Bolen e Les Paul era presente una quinta persona portata da Les, ma la sua presenza riguarda un'altra storia...
La storia di oggi non è proprio relativa a una Burst in realtà tratta di una Les Paul Goldtop del 1957, riverniciata Cherry Red, e delle sue vicissitudini.
Tutti sanno che Eric Clapton regalò questa chitarra a George Harrison nel 1968, ma la storia di questo iconico strumento parte da molto più lontano. Nel 1965 un gruppo di giovanissimi americani, The McCoys, balza improvvisamente in testa alle classifiche con il brano “Hang On Sloopy”. Il chitarrista del gruppo, Rick Derringer, decide di migliorare la propria strumentazione ed acquista dal chitarrista, armonicista e cantante dei Lovin' Spoonful, John Sebastian, una Gibson Les Paul 1957 Goldtop con Bigsby.
Derringer ama questa chitarra, ma suo padre lo convince che ha un look troppo anni '50 per il goldtop, quindi, nel 1966, Rick affronta il viaggio di tre ore da casa sua a Kalamazoo, Michigan, dove si reca alla fabbrica Gibson e chiede di riverniciare la chitarra con il Cherry Red tipico delle SG del periodo e di sostituire il Bigsby con lo Stoptail. A lavoro eseguito, Derringer rimane deluso perché ritiene che la chitarra riverniciata non suoni più bene come in origine e, inoltre, è convinto che abbia anche problemi d'intonazione. Decide quindi di scambiare, in un viaggio a Manhattan, la Les Paul nel Guitar Shop di Dan Armstrong, con un'altra chitarra. ![]()
Pochi giorni dopo entra nel negozio Eric Clapton, vede la chitarra e l'acquista.
Nell'agosto 1968 Clapton si trova con George Harrison che, in quel periodo, stava usando prevalentemente la SG, ma che era alla ricerca di una Les Paul. Quindi Clapton gli regala la Les Paul che lui soprannominerà Lucy, in onore alla sua amica attrice dai capelli rossi, Lucille Ball (curiosità: la Ball originariamente ha i capelli biondi, poi tinti di rosso, come la LP Goldtop poi riverniciata rossa)! Harrison utilizzò la chitarra nel White Album, nelle session per Get Back/Let it Be e la fece usare a Clapton nell'assolo di While My Guitar Gently Wheeps. Usò anche la chitarra nel Tour Delaney, Bonnie & Friends del '71.
Nel 1973 Harrison subì un furto nella sua casa di Beverly Hills. Tra gli oggetti trafugati, c'era anche Lucy.
Il chitarrista Mark Harvey aveva residenza sia in California, sia in Messico. E in quel periodo era residente in California. Il suo amico Miguel Ochoa faceva spesso la spola tra Messico e California per acquistare chitarre da rivendere in patria. Si reca da Whalin's Sound City, un negozio di Hollywoood, e vede questa chitarra esposta, e la compra per 650 dollari. Miguel lascia al negozio il numero di telefono di Harvey (a sua insaputa) al posto del suo. Il giorno dopo il proprietario del negozio lo contatta per dirgli che gli doveva dei soldi perché per errore gli aveva fatto pagare troppo la chitarra. Gli dice anche che aveva tenuto la chitarra per trenta giorni per verificare che non fosse rubata e presente sulla lista degli oggetti rubati. La chitarra però era in quella lista, il furto era stato regolarmente denunciato da Harrison: Whalin se ne era liberato per non finire nei guai. Harvey pensa sia uno scherzo, fino a quando viene chiamato da George! Il suo amico collezionista e scrittore Tony Bacon organizza quindi un incontro con George Harrison, che gli racconta la storia del furto e gli dice che rivuole la chitarra assolutamente. Harvey chiama Ochoa spiegandogli la storia e lui si dice disposto a rendere la chitarra ma vuole in cambio: una '58 Les Paul Sunburst, un Fender Precision Bass anni '50 e altre quattro chitarre! Alla fine Harvey media ed i due si mettono d'accordo per la Burst ed il Precision, che verranno acquistati da Norman's Rare Guitars. Harvey e Bacon si recheranno a Guadalajara per lo scambio e George Harrison rientrerà in possesso della sua amata chitarra. L'unico dubbio è quando ne sia rientrato in possesso: secondo alcune fonti sembra che lo strumento sia stato recuperato quasi subito; in un altro articolo si racconta che Ochoa tenne la chitarra per molti anni e che George ne rientrò in possesso nel 2001, poco prima di morire. Nel 2013 il Custom Shop Gibson ha prodotto una Limited Edition della Lucy, attualmente valutata intorno ai 15.000 dollari.
Sono rimasto indeciso fino all'ultimo se pubblicare questa storia nella rubrica. Poi ho scoperto che in questa collezione c'è anche una Burst e mi sono convinto.
La storia è quella di un museo aperto da qualche anno e di una collezione. E che ci porta verso la lista delle cinquanta chitarre più pregiate che tutti mi chiedono di svelare. Buona lettura. Steven Kern Shaw morì in un ospizio nell'Agosto 2015 all'età di 72 anni. Senza cerimonie né necrologi. Era il figlio del clarinettista e direttore d'orchestra Artie Shaw e della quarta delle sue otto mogli (subito dopo Lana Turner e prima di Ava Gardner), Betty Kern. I genitori si separarono quando aveva due anni ed il padre lo abbandonò. Nello stesso anno morì suo nonno materno, il grande compositore Jerome Kern, famoso per avere scritto tanti successi come “Ol' Man River”, "The Way You Look Tonight", "Smoke Gets in your Eyes” eccetera. Lasciò al nipote l'immensa fortuna accumulata con la sua musica, oltre ai diritti d'autore futuri. Con la Musica nel sangue e royalties da spendere, Shaw iniziò a frequentare il negozio di George Gruhn a Nashville e in pochi anni accumulò una collezione di chitarre e mandolini di grande valore. Al momento della morte aveva accumulato circa 500 strumenti, per un valore stimato di oltre 9,5 milioni di dollari. Tra questi spiccano alcuni Mandolini Gibson F-5 prodotti tra il 1922 ed il 1924 e firmati da Lloyd Loar, considerati i migliori mai prodotti, un F-5 del 1927, appartenuto a Bill Monroe, che secondo Gruhn è raro e fondamentale nello sviluppo della musica moderna come uno Stradivari nella classica; l'angolo denominato Loar Quartet è impressionante con due L-5 (delle quali una prototype) e i già citati F-5. Tra le tante chitarre acustiche, soprattutto flat-top, citiamo sei Martin D-45, prodotte tra il 1935 ed il 1942 (91 prodotte in totale), quattro Martin D-28 sempre dello stesso periodo e altre 43 Martin pre-war ed innumerevoli Gibson. Pur essendo una collezione prevalentemente di acustiche, troviamo anche qualche pezzo elettrico importante, come una Les Paul '59 Burst e una '57 Goldtop, numerose semiacustiche ES, una Fender Stratocaster '55, una Telecaster '52, uno dei primi bassi Precision, ecc. Due settimane prima di morire Steven Kern ha redatto un testamento lasciando la sua collezione in eredità alla Belmont University che ha creato uno spazio adeguato per ospitarli ed ha aperto una mostra/museo permanente chiamata: The GIG acronimo di The Gallery of Iconic Guitars, dove attualmente sono esposte un centinaio degli strumenti più importanti della collezione, con l'obbiettivo di arrivare ad esporre la collezione completa. In un apposito spazio si ha anche la possibilità di provare alcuni strumenti. Il museo è stato inaugurato con una performance di Vince Gill e Ricky Scaggs.
Vediamo cosa ci racconta Robby Krieger a proposito di prezzi.
«Era il 1974. Con il mio gruppo, The Butts Band, stavamo suonando in un locale a Boston. Eravamo affiancati al gruppo di Ann Peebles. Il loro chitarrista era un ragazzo con un nome appropriato, Robert Johnson. Un giorno, durante il check sound mi fece provare la sua chitarra. Ho sempre usato SG, Les Paul, ecc., ma questa era veramente di un altro pianeta. Era una Les Paul Standard 1960 Cherry Sunburst con le fiamme dell’inferno. Era molto bilanciata e suonava benissimo, non ho mai ascoltato niente di simile né prima, né dopo. Gli chiesi se era in vendita e lui disse di sì, per 3.000 dollari. Gli dissi che era pazzo, 3.000 dollari per una chitarra usata! A quei tempi non c'era nulla sugli strumenti vintage. Mi sono dato dello stupido da allora. Cinque anni dopo il mio amico Al Jackson, appassionato di golf e chitarre, mi presentò a Dave Belzer e Drew Berlin, i leggendari “Burst Brothers” al Guitar Center. Avevano appena ritirato una LP sunburst appena sopra le 8 libbre (c.ca 4,000 Kg), una delle più leggere che io abbia mai visto. Bellissimo flame top, bel colore, ma il manico era la parte migliore. Questi manici '60 a mio parere sono i migliori. Così alla fine ho avuto la mia Burst. Dopo qualche anno la mia chitarra, battezzata Kriegerburst da Al Jackson, si è dimostrata un buon affare. Probabilmente il suo valore è triplicato in cinque anni. Non che abbia in mente di venderla».
Come apertura di questa sezione vi racconterò una piccola storia personale.
Era il 1970, avevo da poco acquistato usata la mia prima chitarra, una Eko similjazz acustica in simillegno (compensato) incluso fodero in similpelle e manuale per imparare la chitarra in 24 ore. Il tutto per 8.000 lire. Ma la passione già cresceva dentro di me. Quando si andava in centro a Milano era obbligatorio fare il giro dei negozi di dischi e dei negozi di strumenti. In via Larga c'era il negozio di Monzino, importatore ufficiale Gibson, ed in vetrina c'erano sempre alcune Les Paul. Sappiamo che le Burst importate ufficialmente in Italia furono pochissime (4 o 5 al massimo), ma questa storia la approfondiremo più avanti [nella sezione Burst Station - Il valore delle Burst]. Comunque tra le LP esposte nella vetrina di Monzino c'era anche una Burst. Nonostante il web fosse ancora sconosciuto, gli "espertoni" erano già molto attivi. Un amico di un paio d'anni più grande di me, che già suonava in un gruppo ed aveva una Fender Mustang rossa, quindi molto considerato, mi spiegò le varie differenze tra i modelli di Les Paul: «La Standard è la più economica, poi c'è la DeLuxe e poi la Custom che è la più costosa». Già, però a me quella Standard in vetrina, con il suo top bello e fiammato ed il suo colore rossiccio, attirava come una calamita. Nonostante fosse un modello “economico” per me era bellissima. Non sono mai entrato nel negozio a chiedere quanto costava quella chitarra usata, tanto non avrei potuto permettermela all'epoca. Un anno dopo acquistai la mia prima chitarra elettrica, una Hofner semiacustica, ed il mio primo amplificatore, un Binson 20w, due canali con riverbero, favoloso, che mi fu purtroppo rubato una decina di anni dopo. Nel 1972 ottenni da mio padre, come regalo per la promozione, una chitarra elettrica vera. La scelta cadde su una Stratocaster di nuova produzione, una 1972 Blonde con manico in acero, 325.000 lire, fodero Polverini incluso. Le Gibson erano più costose, la DeLuxe circa 370.000 (custodia a parte) e la Custom, che era il mio sogno, la chitarra di John McLaughlin con la Mahavishnu Orchestra, intorno ai 550.000. L'anno seguente acquistai la mia prima Gibson, una DeLuxe del 1972 Goldtop, con pickups embossed e pesante come un macigno, da un amico che già suonava ed aveva necessità di acquistare una Martin D-28 per accompagnare un cantautore (300.000 lire). Era una chitarra adorabile e, dopo varie vicissitudini, qualche anno fa è tornata con me. Però quella Standard “economica” nella vetrina di Monzino è ancora impressa nella mia memoria. |
AutoreFurio Pozzi ArchiviCategorie
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