Che sia leggenda o realtà, tra gli appassionati di musica rock circola una storia che ha come protagonisti il cantante e il batterista dei Rolling Stones, Mick Jagger e Charlie Watts. A ricordare quest'aneddoto ci ha pensato, nel 2014, Massimo Cotto, critico, giornalista e speaker radiofonico, nel suo libro “Rock Bazar”.
«Ma che ore sono? Le cinque del mattino? Ma chi cazzo è che telefona a quest'ora della notte»?
Ottobre del 1984, siamo ad Amsterdam, Charlie Watts, il batterista dei Rolling Stones è nella sua stanza d'albergo quando riceve una telefonata. Accende la luce, guarda l'ora e si stupisce. Lui non è come gli altri Stones. Sempre fedele alla moglie Shirley, è l'unico a rifiutare le groupies, anche se Mick Jagger e Keith Richards continuano a ripetergli che è pazzo, che la vita è una sola e quella degli Stones è la migliore delle vite possibili. Persino quando sono stati invitati nella villa di Hugh Hefner, il boss di "Playboy", durante il tour americano del 1972, Watts è stato l'unico a trascorrere tutto il tempo nella sala giochi invece che con le conigliette. Insomma, non è normale che qualcuno lo chiami alle cinque del mattino, a meno che non sia successo qualcosa di grave. Così va a rispondere. È Mick Jagger. |
Lui e Keith Richards, ma questo Charlie Watts lo saprà soltanto in seguito, sono appena tornati a da una notte di alcol ed eccessi vari ed eventuali.
«Perché non chiamiamo Charlie?», dice Keith.
«Be', lo conosci, A quest'ora dorme».
«Chiamiamolo lo stesso», dice Mick.
Jagger fa il numero della stanza di Watts.
«Ehi, dov'è il mio batterista?», chiede. «Perché non trascini il tuo culo fino a qui»?
Charlie Watts non dice una parola, appende la cornetta, va in bagno, si fa la barba, si mette lo smoking, lucida le scarpe, le indossa. Esce dalla stanza, raggiunge Jagger nella camera di Keith, si avvicina e gli sferra un sensazionale pugno in faccia.
Jagger finisce sopra un piatto di salmone affumicato, Keith Richards lo afferra per una gamba impedendogli così di precipitare dalla finestra aperta al ventesimo piano.
Jagger non accenna ad alzarsi, guarda Charlie Watts con aria interrogativa.
E Charlie Watts gli dice: «Non mi chiamare mai più il mio batterista. Sei tu il mio fottuto cantante del cazzo!»
«Perché non chiamiamo Charlie?», dice Keith.
«Be', lo conosci, A quest'ora dorme».
«Chiamiamolo lo stesso», dice Mick.
Jagger fa il numero della stanza di Watts.
«Ehi, dov'è il mio batterista?», chiede. «Perché non trascini il tuo culo fino a qui»?
Charlie Watts non dice una parola, appende la cornetta, va in bagno, si fa la barba, si mette lo smoking, lucida le scarpe, le indossa. Esce dalla stanza, raggiunge Jagger nella camera di Keith, si avvicina e gli sferra un sensazionale pugno in faccia.
Jagger finisce sopra un piatto di salmone affumicato, Keith Richards lo afferra per una gamba impedendogli così di precipitare dalla finestra aperta al ventesimo piano.
Jagger non accenna ad alzarsi, guarda Charlie Watts con aria interrogativa.
E Charlie Watts gli dice: «Non mi chiamare mai più il mio batterista. Sei tu il mio fottuto cantante del cazzo!»