Mario scrive per Axe ed è l'autore di:
The Gibson "P.A.F." Humbucking pickup: from myth to reality Pickups, windings and magnets: and the guitar became electric |
Quando si avvolge un filo di rame intorno a una bobina, ovviamente l'inizio del filo va fissato in qualche modo. Un metodo comune è quello di fissarlo con un pezzetto di nastro adesivo facendone penzolare l'estremità fuori la bobina stessa. Una volta completato l'avvolgimento per il numero di spire voluto, si taglia il filo all'altra estremità; ai due capi si saldano due cavetti sottili che andranno collegati, uno come massa, l'altro come segnale, al più grosso cavo d'uscita.
Leo Fender aveva previsto, a questo scopo, due occhielli alla base della bobina, cui andavano legati i due capi del filo e saldati cavi separati per massa e segnale.
Nei modelli humbucking si adotta, in genere, la procedura descritta prima, con le porzioni "inizio" e "fine" di ogni bobina che sporgono dall'avvolgimento, effettuato nella stessa direzione per entrambe le bobine, collegando "in" a massa, "finish" all'"in" dell'altra bobina insieme e il "finish" di quest'ultima come segnale: in questo modo i due avvolgimenti sono collegati in serie, ma in opposizione di fase. Siccome sotto gli avvolgimenti è prevista una calamita con polarità opposte ai fianchi, quindi con il "nord" sotto una bobina e il "sud" sotto l'altra, la polarità elettrica e quella magnetica saranno speculari e il segnale elettrico risultante sarà in fase.
Leo Fender aveva previsto, a questo scopo, due occhielli alla base della bobina, cui andavano legati i due capi del filo e saldati cavi separati per massa e segnale.
Nei modelli humbucking si adotta, in genere, la procedura descritta prima, con le porzioni "inizio" e "fine" di ogni bobina che sporgono dall'avvolgimento, effettuato nella stessa direzione per entrambe le bobine, collegando "in" a massa, "finish" all'"in" dell'altra bobina insieme e il "finish" di quest'ultima come segnale: in questo modo i due avvolgimenti sono collegati in serie, ma in opposizione di fase. Siccome sotto gli avvolgimenti è prevista una calamita con polarità opposte ai fianchi, quindi con il "nord" sotto una bobina e il "sud" sotto l'altra, la polarità elettrica e quella magnetica saranno speculari e il segnale elettrico risultante sarà in fase.
Nei modelli originali, la Gibson usava un metodo leggermente diverso. Per ottenere un collegamento più robusto, l'inizio del filo era saldato direttamente al cavetto che sarebbe stato poi saldato al cavo schermato d'uscita, coprendo la connessione con nastro isolante e formando così una sorta di "salsicciotto" da una parte, mentre l'altra estremità del cavetto era libera per la futura connessione al cavo d'uscita. Questo "salsicciotto" era poggiato sul fianco della bobina e, mano a mano che l'avvolgimento procedeva, veniva coperto dal filo.
Come si può intuire, in ogni bobina tale "protuberanza" poteva collocarsi in modo diverso durante la sua rotazione, talvolta parallelamente al fianco, a volte di traverso, altre volte poggiando su una flangia, sempre costituendo, però, un ostacolo al filo che, ovviamente, vi si sovrapponeva creando, in quel punto, un'irregolarità nella collocazione delle spire, che si aggiungeva allo "scatter" ciclico dovuto alle oscillazioni meccaniche della traversa. In pratica per una porzione dell'avvolgimento si aveva un doppio scatter.
Dal momento che in ogni bobina la protuberanza del cavetto poteva assumere posizioni diverse, ogni singolo pickup aveva uno "scatter" ciclico abbastanza regolare dovuto alle oscillazioni della traversa ed uno "scatter" individuale dovuto all'ostacolo formato dalla giunzione filo-cavetto, che assumeva posizioni casuali e sempre diverse. Poiché ogni variazione nell'avvolgimento modifica la distribuzione della capacità interna delle spire, questo dettaglio comportava una voce individuale, in una certa misura, per ogni singolo pickup e rappresentava uno dei piccoli dettagli che, messi insieme, contribuiscono a creare il timbro unico dei modelli d'epoca.
Come dice sempre James Finnerty (coautore del libro The Gibson P.A.F. Humbucking pickup), non ci sono misteri ma solo infiniti piccoli dettagli che, un poco per caso, un poco (forse molto) per ragioni pratiche ed efficacia nella progettazione, hanno dato vita a prodotti che sono diventati di riferimento e non si può trascurare alcun dettaglio perché la qualità timbrica unica è dovuta a "tutti" quei piccoli dettagli messi insieme.
Come si può intuire, in ogni bobina tale "protuberanza" poteva collocarsi in modo diverso durante la sua rotazione, talvolta parallelamente al fianco, a volte di traverso, altre volte poggiando su una flangia, sempre costituendo, però, un ostacolo al filo che, ovviamente, vi si sovrapponeva creando, in quel punto, un'irregolarità nella collocazione delle spire, che si aggiungeva allo "scatter" ciclico dovuto alle oscillazioni meccaniche della traversa. In pratica per una porzione dell'avvolgimento si aveva un doppio scatter.
Dal momento che in ogni bobina la protuberanza del cavetto poteva assumere posizioni diverse, ogni singolo pickup aveva uno "scatter" ciclico abbastanza regolare dovuto alle oscillazioni della traversa ed uno "scatter" individuale dovuto all'ostacolo formato dalla giunzione filo-cavetto, che assumeva posizioni casuali e sempre diverse. Poiché ogni variazione nell'avvolgimento modifica la distribuzione della capacità interna delle spire, questo dettaglio comportava una voce individuale, in una certa misura, per ogni singolo pickup e rappresentava uno dei piccoli dettagli che, messi insieme, contribuiscono a creare il timbro unico dei modelli d'epoca.
Come dice sempre James Finnerty (coautore del libro The Gibson P.A.F. Humbucking pickup), non ci sono misteri ma solo infiniti piccoli dettagli che, un poco per caso, un poco (forse molto) per ragioni pratiche ed efficacia nella progettazione, hanno dato vita a prodotti che sono diventati di riferimento e non si può trascurare alcun dettaglio perché la qualità timbrica unica è dovuta a "tutti" quei piccoli dettagli messi insieme.