Probabilmente poco conosciuta qui in Italia, la Rivera Amplifiers è un’azienda divenuta famosa negli USA per la leggendaria affidabilità e per la qualità dei loro prodotti, fondata nell’agosto del 1979 nella California del sud da un certo Paul Rivera, proprio quel Rivera che era stato chiamato dalla Fender per migliorare i propri amplificatori che stavano soffrendo la concorrenza della Mesa Boogie.
Il mio Knucklehead 55, costruito a mano nel 1995, è, insieme al fratello maggiore da 100 watt, il primo amplificatore di una serie che, con alcune importanti e fondamentali modifiche, è tuttora in commercio.
E’ un amplificatore estremamente versatile, in grado di racchiudere in due canali entrambi i sound british e american; ottimo nel clean e nel distorto, si adatta benissimo a tutti i generi che vanno dal blues, al rock, al metal.
Spinto da due valvole finali EL34 per un trasformatore di uscita 3s Industries R002 e da cinque valvole 12AX7 nel preamp, è alimentato dal trasformatore 3S Industries CO. 109-026 ed eroga 55 watt di puro suono valvolare made in USA.
Caratteristica è la sua sensibilità alle diverse chitarre: infatti, se paragonato ad altri amplificatori, risente maggiormente dei cambiamenti di chitarra, per cui una Fender suonerà ancora più diversa di una PRS o di una Les Paul rispetto a quanto riusciremo ad apprezzare con altri amplificatori.
I canali sono due ma, a differenza dei tradizionali amplificatori bicanale pulito-distorto, l’idea di fondo del Knucklehead è più assimilabile, come concezione, a due amplificatori monocanale switchabili, entrambi con una diversa quantità di gain e caratterizzati ciascuno da una propria timbrica: il canale 1, di ispirazione "British", che è anche quello dotato della maggiore quantità di gain, e il canale 2, di ispirazione "American", più incline ai suoni puliti, ma non solo.
I nuovi modelli hanno anche un terzo canale ultra saturo e un riverbero; io non li ho mai provati, ma c’è chi assicura che ci sia stato un calo nella qualità in questi nuovi amplificatori. E in realtà, considerando i livelli di saturazione che riesce a raggiungere il primo canale col boost inserito, non riesco proprio a capire il motivo dell’aggiunta del terzo canale nei nuovi modelli.
Il mio Knucklehead 55, costruito a mano nel 1995, è, insieme al fratello maggiore da 100 watt, il primo amplificatore di una serie che, con alcune importanti e fondamentali modifiche, è tuttora in commercio.
E’ un amplificatore estremamente versatile, in grado di racchiudere in due canali entrambi i sound british e american; ottimo nel clean e nel distorto, si adatta benissimo a tutti i generi che vanno dal blues, al rock, al metal.
Spinto da due valvole finali EL34 per un trasformatore di uscita 3s Industries R002 e da cinque valvole 12AX7 nel preamp, è alimentato dal trasformatore 3S Industries CO. 109-026 ed eroga 55 watt di puro suono valvolare made in USA.
Caratteristica è la sua sensibilità alle diverse chitarre: infatti, se paragonato ad altri amplificatori, risente maggiormente dei cambiamenti di chitarra, per cui una Fender suonerà ancora più diversa di una PRS o di una Les Paul rispetto a quanto riusciremo ad apprezzare con altri amplificatori.
I canali sono due ma, a differenza dei tradizionali amplificatori bicanale pulito-distorto, l’idea di fondo del Knucklehead è più assimilabile, come concezione, a due amplificatori monocanale switchabili, entrambi con una diversa quantità di gain e caratterizzati ciascuno da una propria timbrica: il canale 1, di ispirazione "British", che è anche quello dotato della maggiore quantità di gain, e il canale 2, di ispirazione "American", più incline ai suoni puliti, ma non solo.
I nuovi modelli hanno anche un terzo canale ultra saturo e un riverbero; io non li ho mai provati, ma c’è chi assicura che ci sia stato un calo nella qualità in questi nuovi amplificatori. E in realtà, considerando i livelli di saturazione che riesce a raggiungere il primo canale col boost inserito, non riesco proprio a capire il motivo dell’aggiunta del terzo canale nei nuovi modelli.
Sul pannello frontale il Knucklehead mostra i pulsanti di accensione e stand-by, due entrate, una high gain e una low gain, per adattarsi meglio ai differenti tipi di pickup e, per ciascun canale, i controlli di tono (alti, medi e bassi) e di volume (gain e master), mentre i controlli di Presence e Focus sono comuni ad entrambi i canali. Il Focus, un’esclusiva Rivera, ci permette di modificare le caratteristiche della risposta sonora degli speakers dando la sensazione che la nostra cassa chiusa sia aperta e viceversa. Rispetto ad altri amplificatori i controlli di tono sono fortemente interdipendenti tra di loro e hanno una maggiore sensibilità ed escursione.
Premendo le specifiche manopole pull-on/off, presenti sui controlli di tono e volume, abbiamo anche la possibilità di attivare i boost dei due canali o gli switch bright e notch del secondo canale.
Sul pannello posteriore c’è il loop effetti con controlli indipendenti, il selettore di impedenza a 4, a 8 e a 16 ohm, l’uscita per due casse, una line out e l’entrata del Footswitch FS7 con cui controllare i due canali e i due boost del Rivera.
Il primo canale è quello di ispirazione british, alcuni direbbero JCM simile. La pasta sonora è effettivamente paragonabile a quella dei Marshall degli anni ’80-’90, con quel loro tipico graffio sulle medio alte, ma in realtà non è proprio come un Marshall. E’ simile ma diverso, lo trovo più “strutturato” e “solido”. In fondo lo preferisco, ma siamo nel campo dei gusti.
E’ un suono moderno, chiaro, che ci permette di passare, con il boost disinserito, da un leggero overdrive floydiano ad un buon crunch, fino a raggiungere una distorsione adatta ad un rock non troppo hard.
Il boost del primo canale, se ci troviamo in condizioni di basso gain iniziale, oltre ad aumentare la saturazione, incrementa parecchio anche il volume e la gamma medio alta per uscire meglio negli assoli. Ad alti livelli iniziali di gain, il boost, aumentando parecchio la compressione, cambia decisamente anche la pasta sonora, rendendo l’amplificatore estremamente potente, adatto all’hard rock o al metal più spinto.
I controlli di tono svolgono un ruolo fondamentale per ottenere le timbriche più differenti.
Premendo le specifiche manopole pull-on/off, presenti sui controlli di tono e volume, abbiamo anche la possibilità di attivare i boost dei due canali o gli switch bright e notch del secondo canale.
Sul pannello posteriore c’è il loop effetti con controlli indipendenti, il selettore di impedenza a 4, a 8 e a 16 ohm, l’uscita per due casse, una line out e l’entrata del Footswitch FS7 con cui controllare i due canali e i due boost del Rivera.
Il primo canale è quello di ispirazione british, alcuni direbbero JCM simile. La pasta sonora è effettivamente paragonabile a quella dei Marshall degli anni ’80-’90, con quel loro tipico graffio sulle medio alte, ma in realtà non è proprio come un Marshall. E’ simile ma diverso, lo trovo più “strutturato” e “solido”. In fondo lo preferisco, ma siamo nel campo dei gusti.
E’ un suono moderno, chiaro, che ci permette di passare, con il boost disinserito, da un leggero overdrive floydiano ad un buon crunch, fino a raggiungere una distorsione adatta ad un rock non troppo hard.
Il boost del primo canale, se ci troviamo in condizioni di basso gain iniziale, oltre ad aumentare la saturazione, incrementa parecchio anche il volume e la gamma medio alta per uscire meglio negli assoli. Ad alti livelli iniziali di gain, il boost, aumentando parecchio la compressione, cambia decisamente anche la pasta sonora, rendendo l’amplificatore estremamente potente, adatto all’hard rock o al metal più spinto.
I controlli di tono svolgono un ruolo fondamentale per ottenere le timbriche più differenti.
Anche se io preferisco quello British, il secondo canale è da molti considerato “il fiore all’occhiello” del Knucklehead e spesso viene utilizzato per i suoni clean. Ma non è un canale unicamente pulito. E’ più simile, come dice il manuale, a un canale “american voiced”: infatti, aumentando il gain e “smanettando” un po’ con i controlli di tono, possiamo avvicinarci molto anche ai tipici suoni dei Fender “cranked”. Tuttavia è importante ricordare che le valvole finali sono sempre le EL34 e che non avrà mai il vero suono di un Fender, anche se a volte sembra davvero sfiorare quelle sonorità.
Le diverse sfumature timbriche di questo canale aumentano ancora di più se consideriamo che abbiamo a disposizione un boost (il Ninja boost) che ne aumenta volume e compressione, un bright switch e notch switch, che cambia la frequenza centrale di riferimento da 550Hz (tipica dei tweed amps) a 250 Hz (tipica dei Blackface), fondamentale per ottenere dei suoni funky davvero convincenti.
Personalmente preferisco questo canale con il bright e il ninja inseriti e collegato ad una leggera compressione e ad un pizzico di overdrive da tubescreamer.
L’unica cosa di cui potrei sentire la mancanza, ma neanche troppo, in questo amplificatore, è un buon riverbero.
Per il resto, data la sua versatilità, è uno dei migliori amplificatori live possono essere acquistati. E anche in studio regala grosse soddisfazioni.
Non cambierei nulla in questo Rivera e non ne modificherei mai “l’anima”.
Vale ogni centesimo speso.
Le diverse sfumature timbriche di questo canale aumentano ancora di più se consideriamo che abbiamo a disposizione un boost (il Ninja boost) che ne aumenta volume e compressione, un bright switch e notch switch, che cambia la frequenza centrale di riferimento da 550Hz (tipica dei tweed amps) a 250 Hz (tipica dei Blackface), fondamentale per ottenere dei suoni funky davvero convincenti.
Personalmente preferisco questo canale con il bright e il ninja inseriti e collegato ad una leggera compressione e ad un pizzico di overdrive da tubescreamer.
L’unica cosa di cui potrei sentire la mancanza, ma neanche troppo, in questo amplificatore, è un buon riverbero.
Per il resto, data la sua versatilità, è uno dei migliori amplificatori live possono essere acquistati. E anche in studio regala grosse soddisfazioni.
Non cambierei nulla in questo Rivera e non ne modificherei mai “l’anima”.
Vale ogni centesimo speso.