Il Sonus 1968 Jimi Mod Fuzz è una meticolosa riproduzione del celebre Dallas Arbiter Fuzz Face del 1968 che Roger Mayer modificò per Jimi Hendrix. Come tutti i fuzz face ha un circuito molto semplice, nel cui cuore si trova una coppia dei rari transistor al germanio NKT275, resistori Allen Bradley e condensatori Philips, tutto rigorosamente new old stock.
I transistor al germanio, e in particolare quelli KNT275, non sono così facili da reperire e, in ogni caso, non sempre suonano bene. Lo stesso Jimi Hendrix, prima di scegliere il suo Fuzz Face, ne provò tanti. Il germanio non è comunque automaticamente migliore del silicio, semplicemente ha un suono diverso. Deve piacere. I transistor al silicio tendono ad aver un gain maggiore e sembrano meno sgranati è più omogenei. I transistor al germanio spesso, ma non sempre, hanno un suono più caldo e spugnoso, hanno i bassi maggiormente slabbrati ed eccellono nel pulire il suono ruotando la manopola del volume della chitarra.
Il 1968 Jimi Mod Fuzz(prima serie) si presenta come un pedale dall’aspetto robusto, semplice ed essenziale, vintage quanto basta. Proprio come nel Dallas Arbiter Fuzz Face, le manopole sono solo due, il volume e il fuzz, e manca l’alimentazione esterna. Con una modifica si potrebbe aggiungere, ma non conviene anche perché avremmo bisogno, contrariamente agli altri pedali, di un alimentatore con il pin interno positivo.
Croce e delizia, questo pedale. Già, perché non è poi così facile trovare il giusto equilibrio tra chitarra, fuzz ed amplificatore. Inoltre, essendo abituato al silicio, inizialmente spingevo chitarra e fuzz verso le sonorità più aggressive ottenendo però un suono un po’ ingolfato e freddo.
Tanto che inizialmente volevo venderlo.
Tuttavia i risultati migliori li ho ottenuti, dopo un po’ di tentativi, impostando i valori del volume e del gain del Sonus 1968 almeno oltre i ¾, collegandolo al primo canale del Marshall JTM45 già molto saturo e giocando con il volume della stratocaster per pulire il suono quanto basta. Si passa così da un fuzz grintoso, pastoso e corposo, rumoroso e ancora ingolfato sui bassi, tanto da ricordare il rombo di un motore, e forse anche un po’ troppo acidulo sulle frequenza alte per i miei gusti, fino ad un meraviglioso semi pulito cristallino dalle marcate sonorità hendrixiane. Ma è tra questi due estremi che si trova il meglio del 1968 Jimi Mod Fuzz: un leggero overdrive frizzantino, dalla spiccata natura valvolare, ricco di sustain e che colpisce molto per la dinamica, specialmente se associato a dei single coil a bassa uscita.
Sul Rivera Knucklehead, amplificatore spinto da due valvole EL34, il discorso cambia: sfruttando il master volume possiamo ottenere, anche a volumi “umani”, un ottimo fuzz aggressivo quanto basta e poco definito sulle note più basse che sembrano fondersi tra loro in un unico rombo sporco e cupo, ma che piace.
Quindi un pedale non facile da gestire ma che può dare buone soddisfazioni. Di certo, però, dati i volumi, non un pedale per un utilizzo casalingo.
I transistor al germanio, e in particolare quelli KNT275, non sono così facili da reperire e, in ogni caso, non sempre suonano bene. Lo stesso Jimi Hendrix, prima di scegliere il suo Fuzz Face, ne provò tanti. Il germanio non è comunque automaticamente migliore del silicio, semplicemente ha un suono diverso. Deve piacere. I transistor al silicio tendono ad aver un gain maggiore e sembrano meno sgranati è più omogenei. I transistor al germanio spesso, ma non sempre, hanno un suono più caldo e spugnoso, hanno i bassi maggiormente slabbrati ed eccellono nel pulire il suono ruotando la manopola del volume della chitarra.
Il 1968 Jimi Mod Fuzz(prima serie) si presenta come un pedale dall’aspetto robusto, semplice ed essenziale, vintage quanto basta. Proprio come nel Dallas Arbiter Fuzz Face, le manopole sono solo due, il volume e il fuzz, e manca l’alimentazione esterna. Con una modifica si potrebbe aggiungere, ma non conviene anche perché avremmo bisogno, contrariamente agli altri pedali, di un alimentatore con il pin interno positivo.
Croce e delizia, questo pedale. Già, perché non è poi così facile trovare il giusto equilibrio tra chitarra, fuzz ed amplificatore. Inoltre, essendo abituato al silicio, inizialmente spingevo chitarra e fuzz verso le sonorità più aggressive ottenendo però un suono un po’ ingolfato e freddo.
Tanto che inizialmente volevo venderlo.
Tuttavia i risultati migliori li ho ottenuti, dopo un po’ di tentativi, impostando i valori del volume e del gain del Sonus 1968 almeno oltre i ¾, collegandolo al primo canale del Marshall JTM45 già molto saturo e giocando con il volume della stratocaster per pulire il suono quanto basta. Si passa così da un fuzz grintoso, pastoso e corposo, rumoroso e ancora ingolfato sui bassi, tanto da ricordare il rombo di un motore, e forse anche un po’ troppo acidulo sulle frequenza alte per i miei gusti, fino ad un meraviglioso semi pulito cristallino dalle marcate sonorità hendrixiane. Ma è tra questi due estremi che si trova il meglio del 1968 Jimi Mod Fuzz: un leggero overdrive frizzantino, dalla spiccata natura valvolare, ricco di sustain e che colpisce molto per la dinamica, specialmente se associato a dei single coil a bassa uscita.
Sul Rivera Knucklehead, amplificatore spinto da due valvole EL34, il discorso cambia: sfruttando il master volume possiamo ottenere, anche a volumi “umani”, un ottimo fuzz aggressivo quanto basta e poco definito sulle note più basse che sembrano fondersi tra loro in un unico rombo sporco e cupo, ma che piace.
Quindi un pedale non facile da gestire ma che può dare buone soddisfazioni. Di certo, però, dati i volumi, non un pedale per un utilizzo casalingo.