L'origine della Signature
La Fender iniziò a progettare la Stevie Ray Vaughan Stratocaster verso la fine degli anni '80, ma i lavori sulla nuova chitarra andarono più lentamente di quanto previsto ed il lancio della signature venne ritardato ed infine abbandonato dopo la tragica morte di Stevie Ray Vaughan, avvenuta il 27 agosto del 1990.
Nel 1991 il fratello Jimmie Vaughan riprese i contatti con la Fender ed iniziò ad occuparsi personalmente della conclusione del progetto SRV Stratocaster, e la nuova signature venne finalmente presentata al NAMM di Los Angeles nel gennaio del 1992 come tributo al re del Texas blues, circa un anno e mezzo dopo la sua morte. Ovviamente il punto di partenza per la signature del 1992 era la Stratocaster sunburst del musicista di Dallas conosciuta come Number One (o First Wife). All'inizio del 1990 il master builder del Custom Shop Larry Brooks si occupò dello sviluppo della Stevie Ray Vaughan Stratocaster. |
Il prototipo di questa signature prevedeva l'utilizzo del Wilkinson Roller Nut come quello utilizzato da Jeff Beck, che aveva suscitato l'interesse del chitarrista texano, ma siccome Stevie lo suonò davvero poco in pubblico, al momento di lanciare la chitarra la Fender decise di utilizzare il classico capotasto.
Larry Brooks e Mark Wittenberg, che curava le relazioni con i musicisti per la Fender, presentarono il primo di questi prototipi (fatto nel Custom Shop) a Stevie in una delle sue ultime apparizioni televisive, al Tonight Show di Jay Leno del 6 luglio 1990.
In un'intervista rilasciata ad Hittin' EZine, Renè Martinez, tecnico del chitarrista texano dal 1985, ricorda che il battipenna del prototipo era privo degli adesivi figuranti le iniziali SRV in grossi caratteri cubitali e lucenti che Stevie era solito applicare sulla Number One, la sua Stratocaster più famosa, causando la delusione del chitarrista. Allora un ragazzo che lavorava per il programma disse: «The graphics department is upstairs, what do you need»? E in poco tempo tornò con un trasferello rappresentante le tre famose lettere, ma in uno stile nuovo, calligrafico e bianco, che a Stevie Ray piacque tanto e che scelse per l'incisione sul battipenna della sua SRV Signature Stratocaster. L’incisione venne disegnata da Louis Alegre, che era stato coinvolto anche nel progetto Harley Davidson 90th Anniversary Stratocaster del Custom Shop.
In un'intervista rilasciata ad Hittin' EZine, Renè Martinez, tecnico del chitarrista texano dal 1985, ricorda che il battipenna del prototipo era privo degli adesivi figuranti le iniziali SRV in grossi caratteri cubitali e lucenti che Stevie era solito applicare sulla Number One, la sua Stratocaster più famosa, causando la delusione del chitarrista. Allora un ragazzo che lavorava per il programma disse: «The graphics department is upstairs, what do you need»? E in poco tempo tornò con un trasferello rappresentante le tre famose lettere, ma in uno stile nuovo, calligrafico e bianco, che a Stevie Ray piacque tanto e che scelse per l'incisione sul battipenna della sua SRV Signature Stratocaster. L’incisione venne disegnata da Louis Alegre, che era stato coinvolto anche nel progetto Harley Davidson 90th Anniversary Stratocaster del Custom Shop.
Sulla Stevie Ray Vaughan Stratocaster spiccavano l’hardware dorato e il ponte vintage a sei viti per mancini con leva invertita. Il corpo era costituito da due pezzi di ontano accostati perfettamente lungo la linea mediana, in modo estremamente preciso. La finitura 3-Color Sunburst al poliuretano lasciava leggermente intravedere le venature del legno.
Il battipenna a otto viti, sul quale era inciso il logo SRV, era a tre strati nero-bianco-nero ed era schermato internamente da un lamierino che copriva la zona dei pickup. Sotto il battipenna i tre single coil Texas Special avevano tutti un singolo alloggio e i fili del circuito elettrico erano rivestiti in tela. Erano pickup molto hot, mediosi, che andavano facilmente in overdrive.
Il profilo del manico Thick Oval Shape, non presente in nessun’altra Stratocaster moderna, ricordava quello delle chitarre dei primi anni '60: spesso e con una sezione molto vicina a una semicirconferenza; tuttavia il suo era un profilo asimmetrico perché era più bombato nella parte superiore.
Sulla paletta piccola in acero, dalla colorazione molto più intensa e gloss rispetto alle American Standard, spiccavano la firma di Stevie Ray Vaughan e lo Spaghetti Logo.
La tastiera, dotata di ventuno tasti narrow jumbo, era in pau ferro, dal colore nocciola chiaro attraversato da striature marrone scuro, liscia e particolarmente piatta per essere una Stratocaster. Il pau ferro è un legno resistente, timbricamente simile al palissandro, ma più brillante. Tuttavia le tastiere delle signature realizzate nel primo anno di produzione (ma non tutte) non erano in pau ferro, ma in palissandro brasiliano. A causa delle limitazioni poste dal CITES (United Nations Convention on International Trade in Endangered Species of Wild Fauna and Flora) sull'abbattimento degli alberi di palissandro brasiliano, la Fender ha iniziato ad usare il Pau Ferro. Ovviamente gli esemplari SRV brazilian oggi valgono molto, ma quanti sono in realtà? Qualcuno alla Fender sostiene meno di 50, qualcun altro non più di 100; c'è addirittura anche chi è convinto che non sia mai stata prodotta nessuna Stevie Ray Vaughan con la tastiera in palissandro brasiliano perché il CITES precedeva la realizzazione delle SRV, senza considerare che:
L'unica cosa certa è che in giro o su internet si vedono molte più cosiddette SRV Stratocaster con la tastiera in palissandro brasiliano di quante siano state effettivamente prodotte. Questo anche perché a volte non è semplice riconoscere i due legni e perché il pau ferro tende a scurirsi con il tempo.
Il battipenna a otto viti, sul quale era inciso il logo SRV, era a tre strati nero-bianco-nero ed era schermato internamente da un lamierino che copriva la zona dei pickup. Sotto il battipenna i tre single coil Texas Special avevano tutti un singolo alloggio e i fili del circuito elettrico erano rivestiti in tela. Erano pickup molto hot, mediosi, che andavano facilmente in overdrive.
Il profilo del manico Thick Oval Shape, non presente in nessun’altra Stratocaster moderna, ricordava quello delle chitarre dei primi anni '60: spesso e con una sezione molto vicina a una semicirconferenza; tuttavia il suo era un profilo asimmetrico perché era più bombato nella parte superiore.
Sulla paletta piccola in acero, dalla colorazione molto più intensa e gloss rispetto alle American Standard, spiccavano la firma di Stevie Ray Vaughan e lo Spaghetti Logo.
La tastiera, dotata di ventuno tasti narrow jumbo, era in pau ferro, dal colore nocciola chiaro attraversato da striature marrone scuro, liscia e particolarmente piatta per essere una Stratocaster. Il pau ferro è un legno resistente, timbricamente simile al palissandro, ma più brillante. Tuttavia le tastiere delle signature realizzate nel primo anno di produzione (ma non tutte) non erano in pau ferro, ma in palissandro brasiliano. A causa delle limitazioni poste dal CITES (United Nations Convention on International Trade in Endangered Species of Wild Fauna and Flora) sull'abbattimento degli alberi di palissandro brasiliano, la Fender ha iniziato ad usare il Pau Ferro. Ovviamente gli esemplari SRV brazilian oggi valgono molto, ma quanti sono in realtà? Qualcuno alla Fender sostiene meno di 50, qualcun altro non più di 100; c'è addirittura anche chi è convinto che non sia mai stata prodotta nessuna Stevie Ray Vaughan con la tastiera in palissandro brasiliano perché il CITES precedeva la realizzazione delle SRV, senza considerare che:
- Il palissandro brasiliano è stato inserito nelle specie protette del CITES nel luglio del 1992, mentre la SRV è stata presentata al NAMM del gennaio del 1992 e già nel mese di marzo era presente nei negozi di chitarre.
- Il CITES vietava il taglio degli alberi di palissandro brasiliano, non l'utilizzo di questo legno già tagliato, che poteva essere regolarmente riutilizzato e commercializzato, a patto di avere un certificato che ne accertasse l'origine "pre-convention".
L'unica cosa certa è che in giro o su internet si vedono molte più cosiddette SRV Stratocaster con la tastiera in palissandro brasiliano di quante siano state effettivamente prodotte. Questo anche perché a volte non è semplice riconoscere i due legni e perché il pau ferro tende a scurirsi con il tempo.
Nel 2019 la Fender ha presentato la versione Custom Artist della SRV, la Stevie Ray Vaughan Signature Stratocaster. Non molto diversa dalla cugina factory, questa chitarra si distingueva per la finitura alla nitro e per i pickup "handwound", ma sempre Texas Special. Come per la signature di Gilmour, anche per la SRV Custom Shop era disponibile la versione Relic, dalla finitura Faded 3-Color Sunburst.
Un Problema di seriali
Un altro motivo di confusione sono i seriali: sulle SRV Stratocaster del 1992, del 1993 e su alcune del 1994, il seriale iniziava per "SE9", portando a credere che le chitarre in questione fossero state realizzate nel 1989, quando la signature è stata presentata nel 1992! In realtà alla fine degli anni '80 la Fender, forse per un errore, ordinò una gran quantità di decal "SE" che utilizzò su tutte le signature degli anni '80, ma anche nei primi anni '90, fino al 1993, quindi anche sulle SRV del 1992 e 1993. Quando, nel 1994 circa, la Fender esaurì queste decal, le Signature e la Stevie Ray Vaughan Stratocaster ripresero la normale numerazione "SN4", "SN5", "SN6" e così via. I prototipi, inoltre, tutti realizzati nel Custom Shop, avevano sul tacco del manico o dietro la paletta il vecchio simbolo ovale del Custom Shop; spesso erano privi dell'incisione "SRV" sul battipenna e molte volte avevano anche il Roller Nut.
La Number One e i falsi miti
La Stratocaster preferita di Stevie Ray Vaughan era la sua Number One, una Stratocaster con tastiera round lam in palissandro brasiliano con body datato 1963 e manico 1962, che il musicista aveva acquistato nel 1973 nell'Heart of Texas Music di Ray Hennig, ad Austin. Quello verso questa chitarra fu un amore a prima vista: la vecchia finitura sunburst (non ancora così consumata e vissuta) aveva su Stevie un fascino irresistibile, ed il suo grosso manico sembrava fatto per le sue grandi mani.
Stevie Ray (o il proprietario precedente) fece riavvolgere i pickup, sostituì i tasti originali (inizialmente con quelli di media grandezza e successivamente con quelli jumbo), cambiò il battipenna originale bianco con uno nero sul quale attaccò le sue iniziali "SRV" e, nel 1977, sostituì il ponte originale con uno dorato reverse, poiché era un fan accanito di Jimi Hendrix ed di Otis Rush ed entrambi suonavano con una chitarra capovolta e con la barra del vibrato in alto.
In un'intervista del 1983 il fenomeno di Dallas dichiarò di utilizzare corde di una scalatura elevatissima (.013-0.52, anche se sembra che abbia usato anche una .018-.072!), tanto da rendere la Number One insuonabile per chiunque altro: Ritchie Fliegler e Ted Nugent, che ebbero modo di provarla, trovarono ingestibile l'action e impossibile tirare le corde nei bending. Per capire cosa volesse dire suonare con quelle corde basta pensare che, siccome le dita di Stevie si stavano rovinando, il suo tecnico Renè Martinez lo convinse ad applicare sui polpastrelli della cera (o della colla) e, nel 1989, a passare alle 0.11.
Stevie Ray (o il proprietario precedente) fece riavvolgere i pickup, sostituì i tasti originali (inizialmente con quelli di media grandezza e successivamente con quelli jumbo), cambiò il battipenna originale bianco con uno nero sul quale attaccò le sue iniziali "SRV" e, nel 1977, sostituì il ponte originale con uno dorato reverse, poiché era un fan accanito di Jimi Hendrix ed di Otis Rush ed entrambi suonavano con una chitarra capovolta e con la barra del vibrato in alto.
In un'intervista del 1983 il fenomeno di Dallas dichiarò di utilizzare corde di una scalatura elevatissima (.013-0.52, anche se sembra che abbia usato anche una .018-.072!), tanto da rendere la Number One insuonabile per chiunque altro: Ritchie Fliegler e Ted Nugent, che ebbero modo di provarla, trovarono ingestibile l'action e impossibile tirare le corde nei bending. Per capire cosa volesse dire suonare con quelle corde basta pensare che, siccome le dita di Stevie si stavano rovinando, il suo tecnico Renè Martinez lo convinse ad applicare sui polpastrelli della cera (o della colla) e, nel 1989, a passare alle 0.11.
Negli anni si è creato il falso mito che la Number One avesse un corpo del 1959. Le cause di questa bufala hanno avuto origine probabilmente in un'intervista rilasciata proprio da Stevie a Dan Forte sulla rivista Guitar Player dell'ottobre del 1984, in cui ricordava come la scritta "LF - 1959" presente sul corpo della chitarra e quella "1962" sul manico gli facessero immaginare inizialmente che si trattasse di una chitarra assemblata proprio da Leo Fender, ma poi comprese che le iniziali LF stavano ad indicare invece Louis Fuentes. Questa dichiarazione, a dire il vero, era un po' in contrasto con quanto rilasciato da Renè Martinez, intervistato da Joe Bosso per l'edizione di Music Radar del mese di luglio del 2000. Renè infatti sosteneva che anche il corpo della chitarra fosse del 1962 e che solo i pickup fossero del 1959; ricordava anche che, scherzando, diceva spesso a Stevie: «Hey, it's your guitar, you can call it whatever you want»!
In realtà, analizzando il video dello studio della Number One effettuata da Richard McDonald, George Blanda e Mike Eldred nel 2003 con lo scopo di costruire la replica, si vede chiaramente che il body è datato febbraio '63. «The neck is dated December '62 and the body is '63, but nothing's been changed - we believe the guitar came from the factory like that», disse Mike Eldred in un'intervista rilasciata a Barry Cleveland. «The guitar had been re-fretted with bigger frets, probably three or four times. The tuning keys had also been changed. The pickups looked like they were stock, but they had been shielded». I pickup, quindi, essendo degli stock grey bottom, non erano datati (e quindi non potevano essere datati 1959 come detto da Renè).
In realtà, analizzando il video dello studio della Number One effettuata da Richard McDonald, George Blanda e Mike Eldred nel 2003 con lo scopo di costruire la replica, si vede chiaramente che il body è datato febbraio '63. «The neck is dated December '62 and the body is '63, but nothing's been changed - we believe the guitar came from the factory like that», disse Mike Eldred in un'intervista rilasciata a Barry Cleveland. «The guitar had been re-fretted with bigger frets, probably three or four times. The tuning keys had also been changed. The pickups looked like they were stock, but they had been shielded». I pickup, quindi, essendo degli stock grey bottom, non erano datati (e quindi non potevano essere datati 1959 come detto da Renè).
La Number One esposta al Woody Guthrie Center
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McDonald, Blanda e Mike Eldred esaminano la Number One
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Molte leggende e miti circolano anche sul manico della Number One. Addirittura qualcuno dice che il manico che monta ora non sia quello originale.
In effetti, sul video girato dal Custom Shop, ma anche su quelli girati al Woody Guthrie Center dove la chitarra è stata esposta, si possono notare l'assenza dei patent number e della decal "Pat. Pend." subito dopo quella "ORIGINAL Contour Body", come invece ci si dovrebbe aspettare da una paletta del '62. Ma, confrontando le prime due foto della Number One imbracciata da uno Stevie ancora ragazzo con quella del 1981, scattata al Tuts di Chicago, si può notare come il logo Fender nel 1981 stesse iniziando a deteriorasi e che la decal "ORIGINAL Contour Body Pat.Pend." fosse già scomparsa. Nella foto scattata qualche anno dopo, nel 1983, al First di New York, si vedono di nuovo le decal. Il manico era lo stesso (c'era la stessa bruciatura di sigaretta sulla paletta, in prossimità della chiavetta del mi basso): è evidente, quindi, che nuove decal erano state applicate sul manico originale.
In effetti, sul video girato dal Custom Shop, ma anche su quelli girati al Woody Guthrie Center dove la chitarra è stata esposta, si possono notare l'assenza dei patent number e della decal "Pat. Pend." subito dopo quella "ORIGINAL Contour Body", come invece ci si dovrebbe aspettare da una paletta del '62. Ma, confrontando le prime due foto della Number One imbracciata da uno Stevie ancora ragazzo con quella del 1981, scattata al Tuts di Chicago, si può notare come il logo Fender nel 1981 stesse iniziando a deteriorasi e che la decal "ORIGINAL Contour Body Pat.Pend." fosse già scomparsa. Nella foto scattata qualche anno dopo, nel 1983, al First di New York, si vedono di nuovo le decal. Il manico era lo stesso (c'era la stessa bruciatura di sigaretta sulla paletta, in prossimità della chiavetta del mi basso): è evidente, quindi, che nuove decal erano state applicate sul manico originale.
Altre foto del 1983, scattate un mese dopo, documentano la Number One scaraventata a terra più volte dal re del texas blues, che sembra anche preoccuparsi delle condizioni della paletta. In prossimità del capotasto sembra ci sia del nastro isolante, come se fosse un rimedio improvvisato per qualche piccolo danno alla base della paletta. E in effetti Mike Eldred, ricordando il giorno in cui ispezionarono la chitarra per fare la replica, disse: «We noticed some really peculiar things about the headstock, and eventually realized that the original neck had been repaired. [...] Basically the entire headstock was replaced, which is difficult to do on a Fender guitar because it's all cut out of one piece of wood. It's a very intense repair. There was a thin glue line along one side, and they had actually milled-out a piece of the neck and spliced in another piece of wood». Secondo quanto affermato da Mike, quindi, il manico ha subito un delicato lavoro di restauro.
19 Agosto 1983, Keystone Berkeley (Photo by Clayton Call/Redferns). La chitarra viene fatta cadere più volte. In una foto Stevie sembra "preoccuparsi" per le condizioni della paletta. C'è una specie di nastro isolante nero alla base della paletta. La barra del tremolo è priva del pomello e lo switch ha un pomello bianco. Il battipenna è ancora 3-Ply nero senza adesivi.
Probabilmente, però, Mike pensava al famoso incidente del 7 luglio del 1990, avvenuto 51 giorni prima della morte del chitarrista, di cui parla Craig Hopkins nel suo libro Stevie Ray Vaughan: Day by Day, Night After Night - His Final Years, 1983-1990. Quel giorno Stevie si trovava nel New Jersey in tour con Joe Cocker, quando un pezzo della scenografia del Garden State Art Center cadde sulle chitarre. Il manico della Number One si spezzò: «It looked like a Steinberger», ricorda Renè.
Tuttavia Martinez dichiarò, nell'intervista a Music Radar, che il manico danneggiato non era quello originale: «The neck that was broken wasn't the original Number One neck - I had put that aside to eventually fix, although I never got the time to do that before he died». Infatti, nella stessa intervista, Renè ricorda come il manico della Number One fosse divenuto inutilizzabile a causa dei numerosi re-fret; per cui decise, insieme a Stevie, di smontarlo e di montare temporaneamente un altro manico per sostituire la tastiera su quello originale con tutta calma. Per cui il manico che andò distrutto nell'incidente non era quello originale. E in effetti, se si confronta la foto del manico distrutto, tratta dal libro di Craig Hopkins, con quello della Number One dei primi anni '80, si vede che la bruciatura di sigaretta non c'è. Qualcuno sostiene che si tratta di quello della Stratocaster "Red" perché nel 1986 Stevie montò un nuovo manico per mancini sulla sua Stratocaster rossa, mentre nello stesso periodo riapparvero tre patent number su quello della Number One.
René non voleva tentare la complessa sostituzione della tastiera della Number One durante il tour. Pertanto, dopo l'incidente al Garden State Arts Center, Stevie, René e il tour manager Skip Rickert si fermarono al Manny's Music di Manhattan, dove Stevie prese una Stratocaster Sunburst del ‘64 per finire il tour, ma non gli piaceva molto, quindi usò un bel po’ Butterscotch e Lenny. Stevie usò talvolta anche la vintage reissue del suo autista di autobus, Mike Hall.
Al tempo stesso Renè ordinò alla Fender un nuovo manico, che sarebbe stato utilizzato da Stevie nei suoi ultimi concerti.
Comunque siano andate veramente le cose si può dedurre che intorno alla metà degli anni '80 probabilmente le decal sono state sostituite e la Number One ha cambiato manico una o più volte, ma quello presente attualmente sulla chitarra è quello originale: tastiera consumata, bruciatura di sigaretta, riparazione della paletta ad opera d'arte e decal non originali, tutto corrisponde. Infatti Renè non fece in tempo a riparare il manico a causa della morte prematura di Stevie, ma, come da lui dichiarato, lo montò dopo la morte del chitarrista.
Tuttavia Martinez dichiarò, nell'intervista a Music Radar, che il manico danneggiato non era quello originale: «The neck that was broken wasn't the original Number One neck - I had put that aside to eventually fix, although I never got the time to do that before he died». Infatti, nella stessa intervista, Renè ricorda come il manico della Number One fosse divenuto inutilizzabile a causa dei numerosi re-fret; per cui decise, insieme a Stevie, di smontarlo e di montare temporaneamente un altro manico per sostituire la tastiera su quello originale con tutta calma. Per cui il manico che andò distrutto nell'incidente non era quello originale. E in effetti, se si confronta la foto del manico distrutto, tratta dal libro di Craig Hopkins, con quello della Number One dei primi anni '80, si vede che la bruciatura di sigaretta non c'è. Qualcuno sostiene che si tratta di quello della Stratocaster "Red" perché nel 1986 Stevie montò un nuovo manico per mancini sulla sua Stratocaster rossa, mentre nello stesso periodo riapparvero tre patent number su quello della Number One.
René non voleva tentare la complessa sostituzione della tastiera della Number One durante il tour. Pertanto, dopo l'incidente al Garden State Arts Center, Stevie, René e il tour manager Skip Rickert si fermarono al Manny's Music di Manhattan, dove Stevie prese una Stratocaster Sunburst del ‘64 per finire il tour, ma non gli piaceva molto, quindi usò un bel po’ Butterscotch e Lenny. Stevie usò talvolta anche la vintage reissue del suo autista di autobus, Mike Hall.
Al tempo stesso Renè ordinò alla Fender un nuovo manico, che sarebbe stato utilizzato da Stevie nei suoi ultimi concerti.
Comunque siano andate veramente le cose si può dedurre che intorno alla metà degli anni '80 probabilmente le decal sono state sostituite e la Number One ha cambiato manico una o più volte, ma quello presente attualmente sulla chitarra è quello originale: tastiera consumata, bruciatura di sigaretta, riparazione della paletta ad opera d'arte e decal non originali, tutto corrisponde. Infatti Renè non fece in tempo a riparare il manico a causa della morte prematura di Stevie, ma, come da lui dichiarato, lo montò dopo la morte del chitarrista.
La Number One Replica
Nel mese di novembre del 2003 la Fender annunciò che avrebbe realizzato 100 repliche della Number One, dopo che un team del Custom Shop composto da Richard McDonald, George Blanda e Mike Eldred andò in Texas, l'8 settembre, per trovare Jimmie Vaughan. L'intento era analizzare nei più piccoli dettagli la chitarra di Stevie, dall'uscita e dal tipo di avvolgimento dei pickup, al peso e ai graffi sul legno.
«We will be able to painstakingly reproduce Number One in every way, shape and form» - disse Eldred; ed aggiunse: «The only thing we can't replicate is his playing: Steve's mojo is not included»!
Le 100 Limited Edition Stevie Ray Vaughan Tribute Stratocaster, dette Number One Replica,costruite minuziosamente dal Master Builder John Cruz, che aveva già avuto a che fare con la relic Rory Gallagher Tribute Stratocaster, vennero presentate nel mese di gennaio del 2004 e, secondo The ToneQuest Report, sono state tutte vendute su prenotazione al prezzo di 10.000 dollari l'una.
Dopo aver analizzato video, foto e appunti di McDonald, Blanda ed Eldred, John si stupì per le dimensioni del manico, che non era così grande come molti si immaginavano, ma leggermente più spesso di un classico Oval "C" dei primi anni '60; era anche evidente che la tastiera fosse stata ritastata più volte e che fosse molto più piatta delle sue "contemporanee". Il ponte mancino aveva portato ad un nuovo scasso per l'alloggio della leva del tremolo e, quello vecchio, era stato "rattoppato" alla meno peggio.
Cruz dichiarò che probabilmente questa chitarra, che lo impegnò per circa sei o sette mesi, rappresentava l'apice della propria carriera alla Fender.
Non sono numerate da 1 a 100 come altre Stratocaster a tiratura limitata, ma seguono la numerazione tipica delle chitarre di John Cruz che è indipendente dal modello realizzato; sembra che la prima delle 100 repliche della Number One fosse la JC044 e l'ultima la JC229 e che Jimmie Vaughan ne abbia acquistate tre!
«We will be able to painstakingly reproduce Number One in every way, shape and form» - disse Eldred; ed aggiunse: «The only thing we can't replicate is his playing: Steve's mojo is not included»!
Le 100 Limited Edition Stevie Ray Vaughan Tribute Stratocaster, dette Number One Replica,costruite minuziosamente dal Master Builder John Cruz, che aveva già avuto a che fare con la relic Rory Gallagher Tribute Stratocaster, vennero presentate nel mese di gennaio del 2004 e, secondo The ToneQuest Report, sono state tutte vendute su prenotazione al prezzo di 10.000 dollari l'una.
Dopo aver analizzato video, foto e appunti di McDonald, Blanda ed Eldred, John si stupì per le dimensioni del manico, che non era così grande come molti si immaginavano, ma leggermente più spesso di un classico Oval "C" dei primi anni '60; era anche evidente che la tastiera fosse stata ritastata più volte e che fosse molto più piatta delle sue "contemporanee". Il ponte mancino aveva portato ad un nuovo scasso per l'alloggio della leva del tremolo e, quello vecchio, era stato "rattoppato" alla meno peggio.
Cruz dichiarò che probabilmente questa chitarra, che lo impegnò per circa sei o sette mesi, rappresentava l'apice della propria carriera alla Fender.
Non sono numerate da 1 a 100 come altre Stratocaster a tiratura limitata, ma seguono la numerazione tipica delle chitarre di John Cruz che è indipendente dal modello realizzato; sembra che la prima delle 100 repliche della Number One fosse la JC044 e l'ultima la JC229 e che Jimmie Vaughan ne abbia acquistate tre!
La Lenny Tribute Stratocaster
Nel 2007 i Master Builder del Custom Shop Fender realizzarono 235 repliche della Stratocaster del 1965 che Stevie chiamava Lenny in onore a Lenora Bailey, moglie del chitarrista tra il 1979 e il 1988.
Lenny in origine era una Stratocaster sunburst, ma aveva subito un refin amatoriale dark nautral tendente al rosso e sfoggiava un intarsio floreale alla base del ponte. Stevie, ancora sconosciuto, la vide per la prima volta in un negozio di Austin e se ne innamorò, ma non aveva i 350 dollari richiesti. La moglie, per fargli una sorpresa, fece una colletta insieme a sette amici del chitarrista texano e il 3 ottobre del 1980, il giorno del ventiseiesimo compleanno di Stevie, gliela regalò; quella stessa notte, mentre Lenora dormiva, Stevie Ray Vaughan scrisse la bellissima e famosa "Lenny". «I found it at a pawnshop and didn’t have the money to buy it, and my wife and several other friends of mine put a pool together and bought the guitar. It’s always meant a lot to me. And I love what it sounds like. ‘Riviera Paradise’ and ‘Lenny” are both played on the same guitar, and for some reason that guitar works for songs like that more than anything else», dichiarò Stevie sulla rivista Guitar Player nel 1990.
«To me, he was beautiful, though, and it was beautiful, too», disse Lenora parlando di Lenny e dell'amato Stevie. «For me it was so beautiful that it was really hard to listen to him play that song. I had to go to the bathroom because I'd cry every time he played it. It wasn't a sad cry; it was a loving cry».
Stevie sostituì il manico originale, che aveva una tastiera in palissandro, con un maple neck della Charvel (che era stato realizzato da Mike Eldred, prima che arrivasse in Fender, per Billy Gibbons) e, più o meno nello stesso periodo, applicò lo sticker "SRV" sul battipenna. Nella parte posteriore del body spiccava l'autografo di Mickey Mantle, star dei New York Yankees, che nell'aprile del 1985 conobbe Stevie ad un suo concerto, e la firma di Stevie Ray Vaughan incisa sul neck plate.
Il 24 giugno del 2004, lo stesso giorno in cui venne messa all'asta Blackie di Eric Clapton, il Guitar Center acquistò Lenny per 623.500 dollari.
L'8 ottobre del 2007 la Fender annunciò che avrebbe prodotto, in edizione a tiratura limitata di 235 esemplari, la Stevie Ray Vaughan Lenny Tribute Stratocaster, che venne presentata il 12 dicembre del 2007 al prezzo di vendita di 17.000 dollari. «This guitar had very special meaning to Stevie», dichiarò Mike Eldred. «He had it throughout his career; he took it everywhere, and during each show, he stopped, sat down on the stage, and played that song, on that guitar. It's like he was holding on to that very special time before he was a star, and just didn’t want to let that part of his life go».
Le repliche furono tutte realizzate dai master builder del Custom Shop, sotto la supervisione di Jason Smith. «I thought, if this guitar could talk, what a story it would tell! I just wonder who owned it first? And, how did it end up in a pawn shop? I was a little nervous to even pick the guitar up, let alone take it apart! It was an honour to work on such a legendary player's instrument», dichiarò Jason. Il Master Builder alla guida del progetto dichiarò che una delle cose più difficili fu riprodurre l'intarsio floreale dietro al ponte e la forma del body, perché era stato levigato ulteriormente in più punti: «One of the major obstacles to overcome was recreating the over-sanded body perimeter. It's quite difficult to over-sand something accurately». Anche lo strap button sul corno superiore aveva una particolarissima forma a diamante, fuori produzione da molto tempo, che venne riprodotto direttamente con un macchinario nella fabbrica Fender. Altri particolari erano le sellette in ottone chrome-plated, lo scasso del pickup centrale, allargato per ospitare un humbucker, e un circuito in cui le due manopole di tono erano invertite; sulla paletta c'erano segni evidenti di una riparazione, una bruciatura di sigaretta all'altezza della chiavetta del mi basso e i segni dell'avvolgimento delle corde.
Le chitarre furono vendute all'interno di una resistente custodia che riportava da un lato la scritta "HURRICANE" e dall'altro "STEVIE RAY VAUGHAN". All'interno si trovavano il dvd Live from Austin, Texas, una replica della tracolla bianca del chitarrista e altri gadget.
Lenny in origine era una Stratocaster sunburst, ma aveva subito un refin amatoriale dark nautral tendente al rosso e sfoggiava un intarsio floreale alla base del ponte. Stevie, ancora sconosciuto, la vide per la prima volta in un negozio di Austin e se ne innamorò, ma non aveva i 350 dollari richiesti. La moglie, per fargli una sorpresa, fece una colletta insieme a sette amici del chitarrista texano e il 3 ottobre del 1980, il giorno del ventiseiesimo compleanno di Stevie, gliela regalò; quella stessa notte, mentre Lenora dormiva, Stevie Ray Vaughan scrisse la bellissima e famosa "Lenny". «I found it at a pawnshop and didn’t have the money to buy it, and my wife and several other friends of mine put a pool together and bought the guitar. It’s always meant a lot to me. And I love what it sounds like. ‘Riviera Paradise’ and ‘Lenny” are both played on the same guitar, and for some reason that guitar works for songs like that more than anything else», dichiarò Stevie sulla rivista Guitar Player nel 1990.
«To me, he was beautiful, though, and it was beautiful, too», disse Lenora parlando di Lenny e dell'amato Stevie. «For me it was so beautiful that it was really hard to listen to him play that song. I had to go to the bathroom because I'd cry every time he played it. It wasn't a sad cry; it was a loving cry».
Stevie sostituì il manico originale, che aveva una tastiera in palissandro, con un maple neck della Charvel (che era stato realizzato da Mike Eldred, prima che arrivasse in Fender, per Billy Gibbons) e, più o meno nello stesso periodo, applicò lo sticker "SRV" sul battipenna. Nella parte posteriore del body spiccava l'autografo di Mickey Mantle, star dei New York Yankees, che nell'aprile del 1985 conobbe Stevie ad un suo concerto, e la firma di Stevie Ray Vaughan incisa sul neck plate.
Il 24 giugno del 2004, lo stesso giorno in cui venne messa all'asta Blackie di Eric Clapton, il Guitar Center acquistò Lenny per 623.500 dollari.
L'8 ottobre del 2007 la Fender annunciò che avrebbe prodotto, in edizione a tiratura limitata di 235 esemplari, la Stevie Ray Vaughan Lenny Tribute Stratocaster, che venne presentata il 12 dicembre del 2007 al prezzo di vendita di 17.000 dollari. «This guitar had very special meaning to Stevie», dichiarò Mike Eldred. «He had it throughout his career; he took it everywhere, and during each show, he stopped, sat down on the stage, and played that song, on that guitar. It's like he was holding on to that very special time before he was a star, and just didn’t want to let that part of his life go».
Le repliche furono tutte realizzate dai master builder del Custom Shop, sotto la supervisione di Jason Smith. «I thought, if this guitar could talk, what a story it would tell! I just wonder who owned it first? And, how did it end up in a pawn shop? I was a little nervous to even pick the guitar up, let alone take it apart! It was an honour to work on such a legendary player's instrument», dichiarò Jason. Il Master Builder alla guida del progetto dichiarò che una delle cose più difficili fu riprodurre l'intarsio floreale dietro al ponte e la forma del body, perché era stato levigato ulteriormente in più punti: «One of the major obstacles to overcome was recreating the over-sanded body perimeter. It's quite difficult to over-sand something accurately». Anche lo strap button sul corno superiore aveva una particolarissima forma a diamante, fuori produzione da molto tempo, che venne riprodotto direttamente con un macchinario nella fabbrica Fender. Altri particolari erano le sellette in ottone chrome-plated, lo scasso del pickup centrale, allargato per ospitare un humbucker, e un circuito in cui le due manopole di tono erano invertite; sulla paletta c'erano segni evidenti di una riparazione, una bruciatura di sigaretta all'altezza della chiavetta del mi basso e i segni dell'avvolgimento delle corde.
Le chitarre furono vendute all'interno di una resistente custodia che riportava da un lato la scritta "HURRICANE" e dall'altro "STEVIE RAY VAUGHAN". All'interno si trovavano il dvd Live from Austin, Texas, una replica della tracolla bianca del chitarrista e altri gadget.
Le "Vaughan Brothers" Stratocaster del 2018
Nel 2018 il Custom Shop celebrò i due fratelli Vaughan con 30 Limited Edition Stevie Ray Vaughan Stratocaster e 30 Limited Edition Jimmie Vaughan Stratocaster, tutte realizzata da John Cruz, ispirate alle chitarre usate dai due fratelli del Texas Blues.
A differenza della Number One Replica, questa nuova "tribute" del 2018 richiamava la First Wife di Stevie nei primi anni della sua esistenza. La vernice era sempre heavy relic e spiccava la bruciatura di sigaretta sulla paletta, ma il battipenna questa volta era ad undici fori e era privo degli adesivi "SRV" (restava invece quello "Custom" alla base del tremolo e si vedeva quello bianco "SRV" sul corno superiore). Il tremolo era ancora mancino, era sempre presente sul body la "toppa" presente anche sulla Number One (e sulla sua replica) come ricordo del ponte destro montato in origine sulla First Wife, ma l'hardware non era dorato e non c'erano patent number sulla paletta. |
Antonio Calvosa