La nascita della YJM
La Yngwie Malmsteen Stratocaster, detta anche YJM Stratocaster, è stata la seconda signature Stratocaster realizzata dalla Fender.
George Blanda iniziò a lavorare a questo progetto già nel novembre del 1986, due mesi prima che Michael Stevens e John Page arrivassero nella fabbrica di Corona per organizzare il Custom Shop. In quel periodo lo sviluppo dell'American Standard e della Clapton Stratocaster erano ormai in fase avanzata.
George Blanda ricorda come, insieme a Dan Smith, incontrò il chitarrista svedese dopo un suo concerto a Long Island per decidere insieme le specifiche della chitarra. «Let me show you something that you obviously have forgotten!», disse Yngwie mostrando ai due uomini della Fender i contour delle sue Stratocaster vintage.
George e Dan avevano portato con sé alcune American Standard, che piacquero molto al chitarrista; in modo particolare Yngwie apprezzò il nuovo 2-Point Tremolo della Fender, che decise di montare anche sulla sua signature. Tuttavia il chitarrista chiese di modificare il contour della Stratocaster, il cui body in quel periodo era caratterizzato dalle linee morbide dell'ultima "era Fullerton", con un profilo più squadrato che, da quel momento in poi, la Fender avrebbe adottato anche per le American Standard fabbricate nello stabilimento di Corona.
Nel mese di gennaio del 1987 tutti gli appunti di George Blanda e Dan Smith arrivarono al Custom Shop (che ancora non era stato presentato ufficialmente) di John Page e Michael Stevens per la realizzazione del primo prototipo; tuttavia la produzione della nuova Stratocaster iniziò solo verso la fine dell'anno.
Se si pensa alla tecnica e ai virtuosismi di Malmsteen, ci si potrebbe aspettare una chitarra basata su una Superstrat, come di moda tra i chitarristi degli anni '80. Tuttavia il punto di partenza di questa signature furono le più classiche tra le Stratocaster, come dichiarato da George Blanda: «Yngwie is a traditionalist in many ways. It was important to him that all the Strat body contours matched those of his '50s Strats. But the neck was something else. Scalloped fingerboards are an integral part of his techniques. So, for him it had to have the vintage look with his special neck».
Infatti Malmsteen, ispirandosi al suo mito Blackmore, sulle sue chitarre personali aveva abbassato il pickup centrale (che non utilizzava) al livello del battipenna e, insieme al suo tecnico, aveva scavato il legno tra i tasti, perché era convinto che questo permettesse, sottoponendo le dita ad un attrito minore, di suonare ad una velocità più elevata: «The idea of a scalloped fretboard is that, because you’re not going all the way down to the wood when fretting, you can play with a lighter touch. This means less effort for each note, and less tension (if you’ve been reading my blog before, you’ll know how bad tension can be for your playing)! It also means less friction when bending notes, as the string is only going along a smooth fret and not the wood of the fretboard».
Era quindi scontato che anche la sua signature avesse il manico scalloped.
George Blanda iniziò a lavorare a questo progetto già nel novembre del 1986, due mesi prima che Michael Stevens e John Page arrivassero nella fabbrica di Corona per organizzare il Custom Shop. In quel periodo lo sviluppo dell'American Standard e della Clapton Stratocaster erano ormai in fase avanzata.
George Blanda ricorda come, insieme a Dan Smith, incontrò il chitarrista svedese dopo un suo concerto a Long Island per decidere insieme le specifiche della chitarra. «Let me show you something that you obviously have forgotten!», disse Yngwie mostrando ai due uomini della Fender i contour delle sue Stratocaster vintage.
George e Dan avevano portato con sé alcune American Standard, che piacquero molto al chitarrista; in modo particolare Yngwie apprezzò il nuovo 2-Point Tremolo della Fender, che decise di montare anche sulla sua signature. Tuttavia il chitarrista chiese di modificare il contour della Stratocaster, il cui body in quel periodo era caratterizzato dalle linee morbide dell'ultima "era Fullerton", con un profilo più squadrato che, da quel momento in poi, la Fender avrebbe adottato anche per le American Standard fabbricate nello stabilimento di Corona.
Nel mese di gennaio del 1987 tutti gli appunti di George Blanda e Dan Smith arrivarono al Custom Shop (che ancora non era stato presentato ufficialmente) di John Page e Michael Stevens per la realizzazione del primo prototipo; tuttavia la produzione della nuova Stratocaster iniziò solo verso la fine dell'anno.
Se si pensa alla tecnica e ai virtuosismi di Malmsteen, ci si potrebbe aspettare una chitarra basata su una Superstrat, come di moda tra i chitarristi degli anni '80. Tuttavia il punto di partenza di questa signature furono le più classiche tra le Stratocaster, come dichiarato da George Blanda: «Yngwie is a traditionalist in many ways. It was important to him that all the Strat body contours matched those of his '50s Strats. But the neck was something else. Scalloped fingerboards are an integral part of his techniques. So, for him it had to have the vintage look with his special neck».
Infatti Malmsteen, ispirandosi al suo mito Blackmore, sulle sue chitarre personali aveva abbassato il pickup centrale (che non utilizzava) al livello del battipenna e, insieme al suo tecnico, aveva scavato il legno tra i tasti, perché era convinto che questo permettesse, sottoponendo le dita ad un attrito minore, di suonare ad una velocità più elevata: «The idea of a scalloped fretboard is that, because you’re not going all the way down to the wood when fretting, you can play with a lighter touch. This means less effort for each note, and less tension (if you’ve been reading my blog before, you’ll know how bad tension can be for your playing)! It also means less friction when bending notes, as the string is only going along a smooth fret and not the wood of the fretboard».
Era quindi scontato che anche la sua signature avesse il manico scalloped.
La prima versione della nuova signature montava al manico e al ponte i pickup Di Marzio HBS-3 e un pickup American Standard reverse winding/reverse polarity in posizione centrale e settato molto basso, al livello del battipenna. I pickup Di Marzio HS-3 erano stacked coil in quanto le due bobine si trovavano l'una sopra l'altra, diversamente da come accade negli humbucker in cui sono affiancate; come questi, però, sono hum-cancelling, pur mantenendo il sono tipico dei single coil. Altre caratteristiche distintive della prima versione erano un tremolo come quello dell'American Standard, un manico dal profilo special "U" con regolazione del truss rod al tacco del manico e TBX. Il chitarrista svedese fece anche richiesta di un capotasto in ottone per rendere il suono leggermente più brillante e per far scorrere meglio le corde, cosa che inizialmente causò una certa riluttanza all'interno della Fender che lo riteneva troppo costoso; ma alla fine Yngwie fu accontentato.
Lo strumento era disponibile sia con tastiera in acero, sia con quella in palissandro; le finiture disponibili erano Sonic Blue, Candy Apple Red e Vintage White (molto più tendente al giallo di quello che ci si potesse aspettare).
La Fender descrisse così la debuttante Yngwie Malmsteen Stratocaster: “Swedish guitarist Yngwie Malmsteen first hit the U.S. music scene through a Guitar Player Spotlight column and from there, hit the ground running. From his days in the 80’s rock scene to sold-out performances showcasing his classical influences and prodigious technique, Yngwie has remained truly one of a kind”.
È curioso notare come le foto dei prototipi, utilizzate per la presentazione della nuova signature, mostrassero un battipenna ad undici viti di cui una al di sopra del pickup centrale, mentre le Malmsteen Stratocaster che entrarono in commercio avevano un battipenna sempre ad undici viti, ma nella configurazione pre-1963. Non solo: i primi modelli realizzati nel 1988 montavano meccaniche Di Marzio, sostituite, già nel 1989, dalle Kluson Style.
Lo strumento era disponibile sia con tastiera in acero, sia con quella in palissandro; le finiture disponibili erano Sonic Blue, Candy Apple Red e Vintage White (molto più tendente al giallo di quello che ci si potesse aspettare).
La Fender descrisse così la debuttante Yngwie Malmsteen Stratocaster: “Swedish guitarist Yngwie Malmsteen first hit the U.S. music scene through a Guitar Player Spotlight column and from there, hit the ground running. From his days in the 80’s rock scene to sold-out performances showcasing his classical influences and prodigious technique, Yngwie has remained truly one of a kind”.
È curioso notare come le foto dei prototipi, utilizzate per la presentazione della nuova signature, mostrassero un battipenna ad undici viti di cui una al di sopra del pickup centrale, mentre le Malmsteen Stratocaster che entrarono in commercio avevano un battipenna sempre ad undici viti, ma nella configurazione pre-1963. Non solo: i primi modelli realizzati nel 1988 montavano meccaniche Di Marzio, sostituite, già nel 1989, dalle Kluson Style.
I modelli Japan
Tra il 1990 e il 1994 il Giappone esportò la Yngwie Malmsteen Standard Stratocaster, che si differenziava dalla versione americana per il palettone '70s style con meccaniche Gotoh Cast/Sealed, per il corpo in tiglio, per la tastiera scavata in modo differente, per il manico dal profilo ad "U" e dalla finitura "gloss", per i pickup, per l'assenza del TBX e perché le mascherine dei pickup, il pomello del tremolo e le manopole erano nere. Solo nel 1990 il ponte era 2-point, gli altri anni era in CBS-style. Sembra che alcune delle Standard siano state fatte nella finitura Surf Green, anche se non è mai stata riportata sul catalogo.
Nel 1994 apparvero anche alcune signature made in Japan destinate al solo territorio nipponico, con il corpo in tiglio e tastiere scalloped, munite di meccaniche vintage style e un solo tendi corde, e che rimasero in produzione per alcuni anni.
La ST57-140YM, la ST62-140YM e la ST72-140YM erano strumenti di alto livello, realizzati dal Custom Edition Team giapponese, come dimostra il logo dietro la paletta. La '57 e la '62 avevano la paletta piccola, mentre la '72 aveva il palettone. La '62 è stata l'unica Malmsteen signature made in Japan con la tastiera in palissandro.
Tra la fine degli anni '90 e il 2010 furono prodotte la ST68-185YM (in seguito chiamata anche ST68-YJM) e la ST71-140YM (chiamata anche ST71-150YM e ST71-YJM in base agli anni di produzione). La '68 è stata la prima a sperimentare il nuovo anchor mounted neck joint - prima ancora della signature americana - e l'unica ad avere una tastiera riportata in acero.
Le ultime Yngwie Malmsteen Stratocaster destinate al mercato giapponese ad essere prodotte furono la ST-YJM, che sostituì i la '68 e la '71, realizzata tra il 2011 e il 2014, e la Yngwie Malmsteen Strat, in produzione dal 2015.
Oltre a queste, altre due signature made in Japan molto particolari furono realizzate per il mercato interno negli anni '90: un modello con le corde in nylon, la STCL-140YM, e la double neck, la STW-230YM.
È interessante notare come in Giappone furono prodotte anche altre Stratocaster destinate al solo mercato interno giapponese con la tastiera scalloped ma prive della firma di Malmsteen sulla paletta, che spesso sono soprannominate YJM pre-signature Stratocaster.
La ST57-140YM, la ST62-140YM e la ST72-140YM erano strumenti di alto livello, realizzati dal Custom Edition Team giapponese, come dimostra il logo dietro la paletta. La '57 e la '62 avevano la paletta piccola, mentre la '72 aveva il palettone. La '62 è stata l'unica Malmsteen signature made in Japan con la tastiera in palissandro.
Tra la fine degli anni '90 e il 2010 furono prodotte la ST68-185YM (in seguito chiamata anche ST68-YJM) e la ST71-140YM (chiamata anche ST71-150YM e ST71-YJM in base agli anni di produzione). La '68 è stata la prima a sperimentare il nuovo anchor mounted neck joint - prima ancora della signature americana - e l'unica ad avere una tastiera riportata in acero.
Le ultime Yngwie Malmsteen Stratocaster destinate al mercato giapponese ad essere prodotte furono la ST-YJM, che sostituì i la '68 e la '71, realizzata tra il 2011 e il 2014, e la Yngwie Malmsteen Strat, in produzione dal 2015.
Oltre a queste, altre due signature made in Japan molto particolari furono realizzate per il mercato interno negli anni '90: un modello con le corde in nylon, la STCL-140YM, e la double neck, la STW-230YM.
È interessante notare come in Giappone furono prodotte anche altre Stratocaster destinate al solo mercato interno giapponese con la tastiera scalloped ma prive della firma di Malmsteen sulla paletta, che spesso sono soprannominate YJM pre-signature Stratocaster.
Le altre serie
La Fender modificò la Yngwie Malmsteen Stratocaster tre volte: nel 1998, nel 2007 e nel 2011. Nonostante furono mantenute alcune caratteristiche distintive come tastiera scalloped (che dal 2007 divenne più marcata, specie nella parte finale) e il capotasto in ottone (che dal 2007 venne abbassato per migliorare l'action), le nuove versioni erano abbastanza lontane da quella del 1988. Infatti, saltavano subito agli occhi il palettone in stile CBS voluto proprio da Malmsteen che era convinto che aumentasse il sustain, i tasti molto più grandi e i nuovi pickup Di Marzio YJM nella posizione centrale e al manico (mentre al ponte restò il Di Marzio HS-3) nelle versioni del 1998 e in quella del 2007.
Sulla paletta comparve prima il BiFlex Truss Rod e, dal 2007, il Bullet Truss Rod; i tasti divennero molto più grandi, un tendi corda a farfalla sostituì l'Ezy Glider e il Synchronized Tremolo a sei viti prese il posto del 2-Point Tremolo. Il selettore dei pickup passò da 5 a 3 vie, venne eliminato il TBX e venne introdotto il No Load Control: questo meccanismo permetteva di escludere completamente il controllo di tono su quando il pomello era in posizione 10 e doveva, secondo il chitarrista svedese, aumentare leggermente l'output dei pickup.
Nella seconda serie del 1998 il battipenna cambiò il colore in Mint Green e la posizione delle viti venne modificata attestandosi sulla configurazione moderna; dal 2007, con la terza serie, la Fender optò per un battipenna Aged White più chiaro e una finitura Vintage White ancora più tendente al giallo della versione precedente.
Dal 2007, inoltre, il manico la Malmsteen Stratocaster venne ancorato al corpo tramite le Machine Screw Neck Mounting Inserts, una sorta di inserti metallici posti all'interno del manico.
Sulla paletta comparve prima il BiFlex Truss Rod e, dal 2007, il Bullet Truss Rod; i tasti divennero molto più grandi, un tendi corda a farfalla sostituì l'Ezy Glider e il Synchronized Tremolo a sei viti prese il posto del 2-Point Tremolo. Il selettore dei pickup passò da 5 a 3 vie, venne eliminato il TBX e venne introdotto il No Load Control: questo meccanismo permetteva di escludere completamente il controllo di tono su quando il pomello era in posizione 10 e doveva, secondo il chitarrista svedese, aumentare leggermente l'output dei pickup.
Nella seconda serie del 1998 il battipenna cambiò il colore in Mint Green e la posizione delle viti venne modificata attestandosi sulla configurazione moderna; dal 2007, con la terza serie, la Fender optò per un battipenna Aged White più chiaro e una finitura Vintage White ancora più tendente al giallo della versione precedente.
Dal 2007, inoltre, il manico la Malmsteen Stratocaster venne ancorato al corpo tramite le Machine Screw Neck Mounting Inserts, una sorta di inserti metallici posti all'interno del manico.
Nel 2011 i pickup stacked coil Seymour Duncan YJM Fury presero il posto dei Di Marzio. Questi pickup furono disegnati in collaborazione con lo stesso Malmsteen che, dopo aver testato circa venti prototipi, trovò in loro il suono desiderato.
Confronto tra le palette delle quattro versioni americane. Il bullet truss rod sarà presente solo nella terza e nella quarta made in U.S.A.; la prima versione non ha l'accesso al truss rod dalla paletta, mentre la seconda ha il BiFlex. La prima versione si distingue anche per le meccaniche stile Kluson e per il tendi corde Ezy Glider, che nelle altre versioni viene sostituito da un tendi corde a farfalla.
Confronto tra le tastiere dei modelli made in USA. Lo scalloping è diventato sempre più pronunciato ogni nuova serie. La prima serie è quella che ha lo scalloping meno profondo e i tasti più piccoli (Courtesy of Brandon Brizzee)
La Custom Artist
Nel 2019 il Custom Shop presentò la propria versione della signature, chiamata Yngwie Malmsteen Signature Stratocaster, che si differenziava dalla factory per un select alder body dalla finitura alla nitro e per un manico maple cap, ovviamente scalloped, dal profilo Custom "C".
La Play Loud
Verso la fine del 2008 i masterbuilder del Custom Shop Fender realizzarono 100 esemplari della Yngwie Malmsteen Tribute Stratocaster, basandosi sulla Stratocaster del 1971 del chitarrista svedese, detta anche Play Loud o The Duck per alcuni degli innumerevoli adesivi che negli anni erano stati applicati (e a volte anche rimossi) sull'originale, tra cui quello bianco su cui era scritto a mano proprio "PLAY LOUD" o quello scolorito raffigurante il simbolo della Ferrari nella parte posteriore del body.
La Play Loud aveva in origine una finitura Olympic White che nel tempo era decisamente ingiallita e mostrava molti segni di usura, accumulati dopo anni di registrazioni e di live (andò in pensione nel 1992), tanto che il Master Builder Jason Smith la descrisse come «one of the most beat-to-crap guitars I've ever seen in my life. That thing had seen a lot of abuse».
La tastiera era stata scavata proprio da Yngwie, a quindici anni, anche se il risultato non fu ottimale, tanto da essere definito da John Cruz «crude, not too pretty».
Caratteristico della Play Loud era il neck plate a quattro viti applicato su una chitarra nata con un 3-Bolt con Tilt-Neck, per cui, alla base della piastra, era possibile vedere il foro originario per il Micro-Tilt; la tasca del manico non aveva più il disco metallico per la regolazione della sua inclinazione ed il foro era stato riempito in modo professionale con del legno.
L'elettronica era davvero particolare: al manico e al ponte aveva i prototipi dei Di Marzio HS3 (anche se in precedenza aveva usato anche altri pickup, come i Di Marzio FS1), mentre al centro aveva un pickup stock anni '70 che Yngwie aveva completamente disconnesso; inoltre anche i controlli di tono erano stati staccati dal circuito: «The circuit is basically the neck and the bridge pickups, a volume control, the output, and that's it», dichiarò John Cruz in un'intervista a Guitar World.
La Play Loud aveva in origine una finitura Olympic White che nel tempo era decisamente ingiallita e mostrava molti segni di usura, accumulati dopo anni di registrazioni e di live (andò in pensione nel 1992), tanto che il Master Builder Jason Smith la descrisse come «one of the most beat-to-crap guitars I've ever seen in my life. That thing had seen a lot of abuse».
La tastiera era stata scavata proprio da Yngwie, a quindici anni, anche se il risultato non fu ottimale, tanto da essere definito da John Cruz «crude, not too pretty».
Caratteristico della Play Loud era il neck plate a quattro viti applicato su una chitarra nata con un 3-Bolt con Tilt-Neck, per cui, alla base della piastra, era possibile vedere il foro originario per il Micro-Tilt; la tasca del manico non aveva più il disco metallico per la regolazione della sua inclinazione ed il foro era stato riempito in modo professionale con del legno.
L'elettronica era davvero particolare: al manico e al ponte aveva i prototipi dei Di Marzio HS3 (anche se in precedenza aveva usato anche altri pickup, come i Di Marzio FS1), mentre al centro aveva un pickup stock anni '70 che Yngwie aveva completamente disconnesso; inoltre anche i controlli di tono erano stati staccati dal circuito: «The circuit is basically the neck and the bridge pickups, a volume control, the output, and that's it», dichiarò John Cruz in un'intervista a Guitar World.
Antonio Calvosa