Battipenna monostrato
Escludendo quelli in metallo anodizzato, usati comunque raramente tra il 1954 e la fine del 1958, i battipenna montati sulle Stratocaster a partire dal 1954 sono stati quelli monostrato bianchi ad otto viti. Alti circa 1,52 mm, non erano costituiti, contrariamente a molte credenze, dalla bakelite, ma da materie plastiche viniliche o da un nuovo polimero termoplastico, l'ABS (acrilonitrile butadiene stirene): materiali economici, flessibili e facili da lavorare. Al di sotto del battipenna, nella zona di controllo, veniva poi incollato uno strato sottile di alluminio che andava a ricoprire, schermandoli, potenziometri e switch.
Inizialmente la facciata posteriore era semi-opaca, ma, gradualmente, la Fender iniziò ad usare battipenna che avevano entrambe le facciate lucide.
Inizialmente la facciata posteriore era semi-opaca, ma, gradualmente, la Fender iniziò ad usare battipenna che avevano entrambe le facciate lucide.
Battipenna a tre strati "vintage"
Nell'estate del '59 questi battipenna vennero gradualmente abbandonati in favore di quelli a tre strati (bianco/nero/bianco) ad undici viti in celluloide. A causa della natura instabile di questo materiale, con il passare del tempo e con l'esposizione alla luce o al fumo lo strato centrale nero aveva la tendenza a fondersi con i due strati adiacenti, scurendo quello bianco che virava verso una tinta simile al giallo-verde o al grigio, motivo per il quale sono conosciuti con il nome di mint green pickguards o nitrate guards, dato che l'acido nitrico era un dei componenti della celluloide.
Durante un breve periodo di transizione - giugno del '59 circa - tuttavia sono stati impiegati anche battipenna ibridi: monostrato a dieci viti o a tre strati ed otto viti.
Quelli montati sulle Stratocaster del '59 e del '60 erano leggermente più sottili dei battipenna a tre strati che furono impiegati negli anni seguenti.
Con lo scopo di schermare pickup ed elettronica, sotto i battipenna a tre strati veniva posto un sottile foglio di alluminio dello spessore di circa 0,38 mm, che copriva tutte l'area del battipenna, su cui era possibile trovare delle scritte a matita che a volte potevano essere confusi con le firme di chi effettuava il controllo di qualità, ma che in realtà erano dei segni che servivano per guidare gli operai nell'installazione di switch e potenziometri.
Durante un breve periodo di transizione - giugno del '59 circa - tuttavia sono stati impiegati anche battipenna ibridi: monostrato a dieci viti o a tre strati ed otto viti.
Quelli montati sulle Stratocaster del '59 e del '60 erano leggermente più sottili dei battipenna a tre strati che furono impiegati negli anni seguenti.
Con lo scopo di schermare pickup ed elettronica, sotto i battipenna a tre strati veniva posto un sottile foglio di alluminio dello spessore di circa 0,38 mm, che copriva tutte l'area del battipenna, su cui era possibile trovare delle scritte a matita che a volte potevano essere confusi con le firme di chi effettuava il controllo di qualità, ma che in realtà erano dei segni che servivano per guidare gli operai nell'installazione di switch e potenziometri.
Battipenna a tre strati "modern"
Verso la metà del '63 la vite situata tra il pickup al manico e quello centrale venne avvicinata al pickup di mezzo, ottenendo così la configurazione che è tuttora presente sui battipenna ad undici viti delle Stratocaster moderne.
Dal 1968 la schermatura in alluminio venne attaccata direttamente al battipenna e ridotta nelle dimensioni per rivestire unicamente la zona dei potenziometri e dello switch; le sue dimensioni aumentarono nuovamente nel 1981, per formare un sottile foglio ancora incollato al battipenna, ma che copriva, oltre la cavità di controllo, anche la zone dei pickup.
Dal 1968 la schermatura in alluminio venne attaccata direttamente al battipenna e ridotta nelle dimensioni per rivestire unicamente la zona dei potenziometri e dello switch; le sue dimensioni aumentarono nuovamente nel 1981, per formare un sottile foglio ancora incollato al battipenna, ma che copriva, oltre la cavità di controllo, anche la zone dei pickup.
Siccome la celluloide era molto infiammabile e col tempo si restringeva rompendosi facilmente, la Fender nel 1964 iniziò a sperimentare nuovi tipi di pickguard.
Durante il 1964 provò un nuovo battipenna, anch'esso in celluloide, ma notevolmente più bianco e che col tempo tendeva a "virare" verso il color crema. Tuttavia anche questo era poco resistente.
Verso la fine del '64 la Fender provò a rivestire la superficie dei battipenna in celluloide con un sottile strato di vernice ignifuga bianca con lo scopo di renderli più resistenti. Questi battipenna, impiegati solo per qualche mese, furono soprannominati fireproof guards e sono riconoscibili perché sotto lo strato bianco è possibile vedere quello mint green.
Nel gennaio del 1965 la Fender iniziò quindi a sostituire gradualmente i battipenna in celluloide con quelli in plastica bianca (di solito vinilici o in ABS).
Tuttavia la celluloide di "seconda generazione" (bianca che virava al crema) non fu definitivamente abbandonata: è, infatti, possibile trovarla, anche se raramente, nei battipenna delle Stratocaster prodotte fino al 1968.
Nel 1975 furono impiegati per la prima volta i battipenna neri a tre strati, che tra il 1976 il 1980 furono utilizzati su tutte Stratocaster, ad eccezione di quelle con finitura antigua, delle Strat (ma non delle Walnut Strat) e delle Gold Stratocaster.
Con l'introduzione, nel 1981, degli International Custom Color, disponibili però solo per un breve periodo, tornarono a circolare i battipenna bianchi insieme a quelli neri.
Questi battipenna avevano un sottile foglio di alluminio all'altezza dei pickup e del vano di controllo.
Con la Stratocaster Standard del 1983, conosciuta anche come "2 Knobs Stratocaster", i battipenna neri furono eliminati definitivamente in favore di quelli bianchi a singolo strato e questa volta a dodici viti: quella nuova si trovava all'altezza dell'attaccatura del jack.
Nel 1987 venne presentata l'American Standard, di nuovo con un battipenna ad 11 viti e nella configurazione post 1963; tuttavia si può distinguere da quella delle Stratocaster degli anni '60 perché i fori per le viti non erano svasati ma dritti.
Durante il 1964 provò un nuovo battipenna, anch'esso in celluloide, ma notevolmente più bianco e che col tempo tendeva a "virare" verso il color crema. Tuttavia anche questo era poco resistente.
Verso la fine del '64 la Fender provò a rivestire la superficie dei battipenna in celluloide con un sottile strato di vernice ignifuga bianca con lo scopo di renderli più resistenti. Questi battipenna, impiegati solo per qualche mese, furono soprannominati fireproof guards e sono riconoscibili perché sotto lo strato bianco è possibile vedere quello mint green.
Nel gennaio del 1965 la Fender iniziò quindi a sostituire gradualmente i battipenna in celluloide con quelli in plastica bianca (di solito vinilici o in ABS).
Tuttavia la celluloide di "seconda generazione" (bianca che virava al crema) non fu definitivamente abbandonata: è, infatti, possibile trovarla, anche se raramente, nei battipenna delle Stratocaster prodotte fino al 1968.
Nel 1975 furono impiegati per la prima volta i battipenna neri a tre strati, che tra il 1976 il 1980 furono utilizzati su tutte Stratocaster, ad eccezione di quelle con finitura antigua, delle Strat (ma non delle Walnut Strat) e delle Gold Stratocaster.
Con l'introduzione, nel 1981, degli International Custom Color, disponibili però solo per un breve periodo, tornarono a circolare i battipenna bianchi insieme a quelli neri.
Questi battipenna avevano un sottile foglio di alluminio all'altezza dei pickup e del vano di controllo.
Con la Stratocaster Standard del 1983, conosciuta anche come "2 Knobs Stratocaster", i battipenna neri furono eliminati definitivamente in favore di quelli bianchi a singolo strato e questa volta a dodici viti: quella nuova si trovava all'altezza dell'attaccatura del jack.
Nel 1987 venne presentata l'American Standard, di nuovo con un battipenna ad 11 viti e nella configurazione post 1963; tuttavia si può distinguere da quella delle Stratocaster degli anni '60 perché i fori per le viti non erano svasati ma dritti.
Casi particolari
Non vanno inoltre dimenticati i battipenna tortoise shell a quattro strati, simili a quelli impiegati nel Jazzmaster o nel Precision Bass, cha talvolta vennero montati sulle Stratocaster prodotte tra l'inizio del 1962 e il 1967. Anche questi avevano la tendenza ad ingiallirsi con il tempo, ma in modo minore e differente rispetto ai precedenti.
Tra il '68 e il '70 la Fender riciclò sulle Stratocaster anche i battipenna delle Mustang rivoltati: così lo strato inferiore del battipenna, quello non visibile, era perlato, mentre lo strato superiore restava simile a quello degli anni precedenti.
L'Elite Stratocaster aveva un battipenna bianco a tre strati ed undici viti, ma era impossibile confonderla con quelle pre-CBS per la sua forma e a causa dei fori per i pulsanti adiacenti ai pomelli di tono e volume.
Tra il '68 e il '70 la Fender riciclò sulle Stratocaster anche i battipenna delle Mustang rivoltati: così lo strato inferiore del battipenna, quello non visibile, era perlato, mentre lo strato superiore restava simile a quello degli anni precedenti.
L'Elite Stratocaster aveva un battipenna bianco a tre strati ed undici viti, ma era impossibile confonderla con quelle pre-CBS per la sua forma e a causa dei fori per i pulsanti adiacenti ai pomelli di tono e volume.
Le Vintage Reissue del 1982 furono realizzate seguendo le geometrie dei vecchi battipenna: ad otto viti quelli delle '57 e ad undici viti quelli delle '62. Tuttavia per quest'ultima Stratocaster la Fender inizialmente sbagliò clamorosamente la posizione della vite superione, che fu collocata al di sopra del pickup centrale; questo errore venne corretto nelle stesso anno.