Fino all’inizio degli anni ’90 la Squier era servita alla Fender per competere con le copie orientali nel mercato delle entry-level, ma dopo il suo scopo non era più così chiaro e la Squier sembrava vicina al collasso perché i suoi concorrenti la stavano attaccando proponendo chitarre più economiche con specifiche migliori, legni migliori, e nuove finiture e colori allo stesso prezzo delle Squier.
Le Squier coreane si stavano rivelando un fallimento perché con il loro corpo in multistrato erano facilmente attaccabili dagli altri brand e stavano lentamente cedendo fette di mercato a favore dei loro concorrenti. Per questo la Fender decise di migliorare la qualità del marchio Squier inserendo nel catalogo dei modelli premium da affiancare alle più economiche Squier Standard: le Squier Pro Tone. |
I progetti delle Pro Tone erano stati sviluppati nella sede centrale della Fender, a Scottsdale, per poi essere inviati in Corea. Una volta completati i prototipi, John Carducci, allora Marketing Manager della Squier, andò nella fabbrica coreana Cort che produceva le Squier per assicurarsi che tutti i dettagli fossero stati rispettati.
La Squier Pro Tone Stratocaster e la Squier Pro Tone Fat Strat, presenti sul catalogo tra il 1996 e il 1998, erano disponibili ad un prezzo non molto più alto delle altre Squier.
La Squier Pro Tone Stratocaster e la Squier Pro Tone Fat Strat, presenti sul catalogo tra il 1996 e il 1998, erano disponibili ad un prezzo non molto più alto delle altre Squier.
Per queste chitarre venne utilizzato un nuovo tipo di logo che richiamava quello “spaghetti” delle Fender originali degli anni ’50 e dei primi anni ‘60.
John Carducci dichiarò che era stato scelto un nuovo logo per dare una nuova identità al brand, che non doveva essere più visto come una brutta copia delle Fender, ma doveva essere motivo di orgoglio e “stare in piedi da solo”. Per questo l'idea originale era anche rimuovere la scritta “By Fender” dalla paletta, ma si preferì lasciarla accanto al logo Squier, non per aggiungere credibilità al brand, ma per proteggere il marchio dalle contraffazioni.
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L’accattivante corpo in frassino delle Stratocaster Pro Tone era disponibile nelle splendide finiture trasparenti Vintage Blonde, Trans Crimson Red, 3-Tone Sunburst, Trans Sapphire Blue (a volte virate al verde nel tempo) e Trans Green, più quelle Olympic White per il modello SSS e Black per il modello fat, entrambi con paletta in tinta. Inoltre le Stratocaster Crimson Red, Sapphire Blue e Black avevano tutto l'hardware dorato.
Particolarmente apprezzate furono le nuove meccaniche Precision Die-Cast e i single coil dai poli sfalsati in alnico, mentre i pickup delle altre Squier coreane erano cercamici. L'humbucker al ponte del modello HSS aveva il suono più cupo, ma consentiva di avere maggior output e sustain. Il raggio della tastiera a 21 tasti della Pro Tone Stratocaster era di 9,5” - come quello delle American Standard made in USA - mentre la Pro Tone Fat Strat aveva una tastiera a 22 tasti con il più moderno radius 12”. |
Il ponte della Pro Tone Stratocaster era in stile vintage ed aveva resistenti sellette in acciaio temprato, mentre la Pro Tone Fat Strat aveva un ponte double-locking con licenza Floyd Rose.
La decal “Crafted in Korea” si trovava alla base del manico, appena sopra il numero di serie, che era composto da un prefisso “KC” seguito da 8 numeri o che era tutto numerico a 7 cifre.
La decal “Crafted in Korea” si trovava alla base del manico, appena sopra il numero di serie, che era composto da un prefisso “KC” seguito da 8 numeri o che era tutto numerico a 7 cifre.
Il motivo per cui le Pro Tone scomparvero dal catalogo dal 1999 era, stranamente, il loro stesso successo. «They were so good that we were losing sales from our Mexican made guitars», dichiarò Joe Carducci. Questo trovava conferma anche nelle parole di Mike Lewis, alla Fender dal 1991: «The Squier Pro Tone series was extremely popular, but some of its price ranges were in the same ranges as Fenders out of Mexico». Infatti, sul listino del 1997 la messicana Standard Stratocaster costava 429,99 dollari, quella con il Floyd Rose 529,99. Il prezzo delle Pro Tone, nello stesso anno, oscillava, in base al modello, dai 499,99 dollari ai 639,99. Tra una messicana e una Pro Tone i chitarristi sceglievano quest'ultima. E la Fender puntava troppo sulle chitarre di Ensenada per permetterlo.
Antonio Calvosa