Le prime Stratocaster MIK
Verso la fine degli anni '80 il mercato venne invaso da una grande quantità di chitarre coreane, ancora più economiche delle made in Japan, come la Merlin Sidewinder, e la Fender, per competere con queste copie, decise, nel 1987, di iniziare la produzione di nuove chitarre economiche in Korea: per un brevissimo periodo con il brand Fender, subito dopo con quello Squier, che fino ad ora era stato utilizzato solo in Giappone.
Le nuove chitarre made in Korea furono costruite inizialmente nelle fabbriche Samick, Young Chang e Sung-Eum. Le Squier Standard Stratocaster (serie 1), dal corpo in plywood (multistrato), avevano un prezzo decisamente competitivo, mai visto prima per una Fender, e di conseguenza, per ragioni di mercato, dal 1988 il brand Squier divenne esclusivamente coreano. Il Giappone continuò comunque a produrre Stratocaster, ma le MIJ dal 1988 vennero "promosse" a Fender.
Erano fabbricate, inizialmente, nelle finiture Black, Red e White, a cui seguirono quelle Black, Midnight Wine, Arctic White, Electric Blue.
Oltre a queste, tra il 1988 e il 1990, furono realizzate anche le Squier Contemporary Stratocaster (serie 1), nella configurazione HSS, prive di battipenna, con l'entrata del jack laterale, con tastiera in palissandro e ponte Schaller Floyd Rose Licensed con locking nut. Le finiture disponibili erano Black, Razz Berry, Frost White, Flash Pink.
Entrambe furono sostituite nel 1992 dalla seconda serie delle Squier coreane, disponibili esclusivamente con la tastiera in acero.
Le nuove chitarre made in Korea furono costruite inizialmente nelle fabbriche Samick, Young Chang e Sung-Eum. Le Squier Standard Stratocaster (serie 1), dal corpo in plywood (multistrato), avevano un prezzo decisamente competitivo, mai visto prima per una Fender, e di conseguenza, per ragioni di mercato, dal 1988 il brand Squier divenne esclusivamente coreano. Il Giappone continuò comunque a produrre Stratocaster, ma le MIJ dal 1988 vennero "promosse" a Fender.
Erano fabbricate, inizialmente, nelle finiture Black, Red e White, a cui seguirono quelle Black, Midnight Wine, Arctic White, Electric Blue.
Oltre a queste, tra il 1988 e il 1990, furono realizzate anche le Squier Contemporary Stratocaster (serie 1), nella configurazione HSS, prive di battipenna, con l'entrata del jack laterale, con tastiera in palissandro e ponte Schaller Floyd Rose Licensed con locking nut. Le finiture disponibili erano Black, Razz Berry, Frost White, Flash Pink.
Entrambe furono sostituite nel 1992 dalla seconda serie delle Squier coreane, disponibili esclusivamente con la tastiera in acero.
È interessante notare come il seriale delle chitarre degli anni '80 uscite della fabbrica Samick fosse "Sxxxxxx", il cui primo numero di solito stava ad indicare l'anno di produzione.
Le fabbriche Young Chang e Sung-Eum adottarono invece il seriale "Exxxxxx"; tuttavia, negli anni '80, il primo numero non esprimeva l'anno solare, bensì il periodo di produzione coreana: nel 1987 e 1988 usarono come primo numero "1", nel 1989 "2", mentre solo dal 1990 iniziarono a seguire la numerazione classica basata sull'anno di produzione e quindi, dopo il seriale E0 del 1990, ripeterono quello E1 e E2, rispettivamente 1991 e 1992! Tuttavia era possibile distinguerli perché i seriali E1 ed E2 degli anni '80 erano impressi sulla paletta con una decal color argento chiarissimo, mentre quelli degli anni '90 tramite una decal nera.
In più va considerato che a volte il seriale delle chitarre coreane era costituito solo da numeri, senza lettere, e che alcune, rare, Stratocaster uscite da Young Chang nei primi anni di produzione avevano il seriale E7 o E9 (e il cui corpo probabilmente non era in multistrato ma in legno "solido")! Insomma... una gran confusione!
Le fabbriche Young Chang e Sung-Eum adottarono invece il seriale "Exxxxxx"; tuttavia, negli anni '80, il primo numero non esprimeva l'anno solare, bensì il periodo di produzione coreana: nel 1987 e 1988 usarono come primo numero "1", nel 1989 "2", mentre solo dal 1990 iniziarono a seguire la numerazione classica basata sull'anno di produzione e quindi, dopo il seriale E0 del 1990, ripeterono quello E1 e E2, rispettivamente 1991 e 1992! Tuttavia era possibile distinguerli perché i seriali E1 ed E2 degli anni '80 erano impressi sulla paletta con una decal color argento chiarissimo, mentre quelli degli anni '90 tramite una decal nera.
In più va considerato che a volte il seriale delle chitarre coreane era costituito solo da numeri, senza lettere, e che alcune, rare, Stratocaster uscite da Young Chang nei primi anni di produzione avevano il seriale E7 o E9 (e il cui corpo probabilmente non era in multistrato ma in legno "solido")! Insomma... una gran confusione!
Circola una leggenda secondo la quale i componenti delle prime Squier MIK provenissero dalla fabbrica giapponese di FujiGen Gakki; in realtà le Fender continuarono ad essere fabbricate in Giappone, per cui non ci fu nessun avanzo di magazzino da spedire in Korea. E, in effetti, le differenze tra le Squier MIK e quelle MIJ erano notevoli: l'elettronica, l'hardware e i pickup delle coreane erano di qualità inferiore (i pickup giapponesi, se ceramici, erano migliori e di forma trapezoidale e i potenziometri delle prime Squier coreane erano più piccoli), ma soprattutto i corpi erano in multistrato, costruiti con la sovrapposizione di più strati di legno. Questo "trucco" veniva astutamente nascosto impiallacciando il body e utilizzando spesse vernici in poliestere, tutte cose che permisero di tagliare notevolmente i costi.
Tuttavia le meccaniche delle prime Stratocaster MIK della serie "E" erano le Fender/Gotoh "G", come quelle utilizzate in Giappone, mentre quelle della serie "S" erano unbranded o le più economiche Jin Ho "covered esagonali"; anche i tendi corda black roller, utilizzati nelle fabbriche Young Chang e Sung-Eum, e il ponte, le cui sellette mostravano la doppia incisione "Fender" unidirezionale, sembravano essere gli stessi impiegati nei primi periodi delle reissue giapponesi. Qualcuno ha suggerito che quelle coreane fossero sellette di provenienza americana, ma, a parte la contraddizione implicita in questa affermazione perché l'azienda di Corona voleva abbassare i costi delle MIK, le incisioni "Fender" sulle sellette statunitensi avevano direzioni inverse. A detta di John Page, comunque, le sellette utilizzate sulle Squier coreane erano prodotte nella fabbrica Ping di Taiwan.
Tuttavia le meccaniche delle prime Stratocaster MIK della serie "E" erano le Fender/Gotoh "G", come quelle utilizzate in Giappone, mentre quelle della serie "S" erano unbranded o le più economiche Jin Ho "covered esagonali"; anche i tendi corda black roller, utilizzati nelle fabbriche Young Chang e Sung-Eum, e il ponte, le cui sellette mostravano la doppia incisione "Fender" unidirezionale, sembravano essere gli stessi impiegati nei primi periodi delle reissue giapponesi. Qualcuno ha suggerito che quelle coreane fossero sellette di provenienza americana, ma, a parte la contraddizione implicita in questa affermazione perché l'azienda di Corona voleva abbassare i costi delle MIK, le incisioni "Fender" sulle sellette statunitensi avevano direzioni inverse. A detta di John Page, comunque, le sellette utilizzate sulle Squier coreane erano prodotte nella fabbrica Ping di Taiwan.
Dopo un inizio spumeggiante, con buone vendite, a causa della bassa qualità delle Squier MIK e delle forte concorrenza delle copie coreane, come le Vester, dal prezzo ancora più basso, le vendite crollarono e la Fender decise, verso la fine del 1991, di fabbricare nuovamente delle Squier anche in Giappone, come la Hank Marvin o la Squier Silver Series.
Le Squier Standard e le Contemporary del 1992

Con lo scopo di abbassare i costi e i prezzi, le meccaniche Jin Ho esagonali iniziarono a circolare sulle Squier coreane, prima su alcune di quelle fabbricate a Samick e, nel 1992, su tutte le nuove Squier Standard Stratocaster (serie 2), che furono ridisegnate nelle fabbriche di Cor-Tek (Cort) e Saehan (Sunghan), rispettivamente distinguibili per i seriali in "CN" e "VN".
Anche le nuove Squier Contemporary Stratocaster (serie 2) del 1992, ancora HSS, furono rinnovate senza l'utilizzo del ponte Floyd Rose Licensed.
Le nuove chitarre erano facilmente riconoscibili per le tastiere in acero che sostituirono quelle in palissandro e per le decal sulla paletta, su cui spiccava un logo Squier completamente nero. Le finiture furono ridotte a Black, Arctic White e Torino Red e il ponte vintage style fu sostituito con un nuovo tipo low budget dalle sellette "block" pressofuse. Il battipenna divenne monostrato, dalla forma leggermente differente, e persino il corpo iniziò ad essere più sottile e ad allontanarsi dal classico contour delle Stratocaster. Quindi non solo le Squier continuavano ad essere in multistrato, ma ci fu un ulteriore taglio dei costi riducendo lo spessore del body e risparmiando ancora di più sul "legno"! Le Squier ora avevano davvero toccato il fondo.
Anche le nuove Squier Contemporary Stratocaster (serie 2) del 1992, ancora HSS, furono rinnovate senza l'utilizzo del ponte Floyd Rose Licensed.
Le nuove chitarre erano facilmente riconoscibili per le tastiere in acero che sostituirono quelle in palissandro e per le decal sulla paletta, su cui spiccava un logo Squier completamente nero. Le finiture furono ridotte a Black, Arctic White e Torino Red e il ponte vintage style fu sostituito con un nuovo tipo low budget dalle sellette "block" pressofuse. Il battipenna divenne monostrato, dalla forma leggermente differente, e persino il corpo iniziò ad essere più sottile e ad allontanarsi dal classico contour delle Stratocaster. Quindi non solo le Squier continuavano ad essere in multistrato, ma ci fu un ulteriore taglio dei costi riducendo lo spessore del body e risparmiando ancora di più sul "legno"! Le Squier ora avevano davvero toccato il fondo.
Con la terza serie delle Squier Standard Stratocaster (serie 3) la tastiera tornò ad essere solo in palissandro, almeno fino al 1996, quando anche l'acero tornò sul catalogo e venne aggiunta la finitura Sunburst.
Il seriale venne spostato sul neck plate e le decal sulla paletta furono ridisegnate, ma il logo Squier era ancora nero.
Il seriale venne spostato sul neck plate e le decal sulla paletta furono ridisegnate, ma il logo Squier era ancora nero.
Addio al multistrato

L'utilizzo del multistrato per i body delle Squier coreane rendeva questi strumenti facilmente attaccabili dalla concorrenza degli altri brand, con conseguente crollo delle vendite; la Fender, quindi, per correre ai ripari, decise di rinnovare questi strumenti.
Nel luglio del 1996, nel tentativo di dare un nuovo slancio alle Squier, fu inaugurata la quarta serie delle Standard coreane, il cui corpo, questa volta più spesso e in ontano, era disponibile nelle nuove finiture Midnight Blue, Midnight Wine, Black, Arctic White e Brown Sunburst (le ultime tre solo nella versione SSS) e con un ponte più efficiente, il Synchronous Tremolo, a sei viti e con sellette pressofuse in stile CBS.
Potevano essere distinte immediatamente dalle precedenti perché il battipenna a tre strati si adattava meglio al body e per la paletta, su cui spiccava il logo Squier dorato.
Erano disponibili nella versione SSS e in quella HSS, con il nome di Squier Standard Fat Stratocaster.
Nonostante tutto, però, non erano ben costruite (non bastava cambiare il corpo per renderle migliori) e, nelle vendite, furono ampiamente sorpassate dalle ottime Squier Pro Tone, alle quali è dedicato tutto il capitolo successivo, che costavano solo poco di più.
Nel luglio del 1996, nel tentativo di dare un nuovo slancio alle Squier, fu inaugurata la quarta serie delle Standard coreane, il cui corpo, questa volta più spesso e in ontano, era disponibile nelle nuove finiture Midnight Blue, Midnight Wine, Black, Arctic White e Brown Sunburst (le ultime tre solo nella versione SSS) e con un ponte più efficiente, il Synchronous Tremolo, a sei viti e con sellette pressofuse in stile CBS.
Potevano essere distinte immediatamente dalle precedenti perché il battipenna a tre strati si adattava meglio al body e per la paletta, su cui spiccava il logo Squier dorato.
Erano disponibili nella versione SSS e in quella HSS, con il nome di Squier Standard Fat Stratocaster.
Nonostante tutto, però, non erano ben costruite (non bastava cambiare il corpo per renderle migliori) e, nelle vendite, furono ampiamente sorpassate dalle ottime Squier Pro Tone, alle quali è dedicato tutto il capitolo successivo, che costavano solo poco di più.
Va ricordato che già nel 1996 alcune Squier iniziarono ad essere fabbricate prima in Cina e poi in Indonesia, e, solo nel 1998, la produzione delle Squier Standard fu trasferita temporaneamente in Messico, dove già alcuni anni prima furono fabbricate le "Black Label" Squier Classic Stratocaster e Fender Squier Series messicane, tutte viste nel capitolo "Le Stratocaster ibride degli anni '90".
Le Squier II: il made in Korea e il made in India
Con l'intento di offrire strumenti dal prezzo ancora più abbordabile, tra la metà del 1988 e il 1992 furono fabbricate anche le Stratocaster Squier II, costruite sia in Korea, sia in India, nella fabbrica Greeta di Madras (ora Chennai).
Il loro corpo, disponibile nelle finiture Black, Torino Red e Frost White, probabilmente era sempre in multistrato, anche se il catalogo Fender parlava di "hardwood", ed era sempre sottile e di solito più pesante delle altre chitarre coreane, ed anche l'hardware era decisamente economico.
Era possibile trovare le Squier II Standard Stratocaster sia nella versione SSS (di provenienza coreana e indiana), sia HSS (solo Made in India). I modelli indiani si distinguevano subito per la loro paletta, le cui linee erano molto diverse da quelle originali di Leo Fender, e per un battipenna a tre strati che poco aveva a che fare con il classico battipenna della Stratocaster.
Le Squier II Contemporary Stratocaster, munite di un humbucker e due single coil, erano invece di produzione unicamente koreana e si distinguevano dalle Standard HSS per l'assenza del battipenna e per l'ingresso del jack laterale.
Gli strumenti indiani non sempre avevano la decal "made in India" sulla paletta, mentre il loro seriale, che seguiva una numerazione simil-americana ("E" per gli anni '80s e "N" per i '90), era stampato su un adesivo attaccato alla base del manico e che spesso si staccava.
Il seriale delle Squier II coreane era situato sulla paletta e iniziava per "E" o per "S" a seconda della fabbrica di produzione, anche se sono state realizzati, nel 1991, alcuni strumenti con il seriale "M1" o "J1".
Il loro corpo, disponibile nelle finiture Black, Torino Red e Frost White, probabilmente era sempre in multistrato, anche se il catalogo Fender parlava di "hardwood", ed era sempre sottile e di solito più pesante delle altre chitarre coreane, ed anche l'hardware era decisamente economico.
Era possibile trovare le Squier II Standard Stratocaster sia nella versione SSS (di provenienza coreana e indiana), sia HSS (solo Made in India). I modelli indiani si distinguevano subito per la loro paletta, le cui linee erano molto diverse da quelle originali di Leo Fender, e per un battipenna a tre strati che poco aveva a che fare con il classico battipenna della Stratocaster.
Le Squier II Contemporary Stratocaster, munite di un humbucker e due single coil, erano invece di produzione unicamente koreana e si distinguevano dalle Standard HSS per l'assenza del battipenna e per l'ingresso del jack laterale.
Gli strumenti indiani non sempre avevano la decal "made in India" sulla paletta, mentre il loro seriale, che seguiva una numerazione simil-americana ("E" per gli anni '80s e "N" per i '90), era stampato su un adesivo attaccato alla base del manico e che spesso si staccava.
Il seriale delle Squier II coreane era situato sulla paletta e iniziava per "E" o per "S" a seconda della fabbrica di produzione, anche se sono state realizzati, nel 1991, alcuni strumenti con il seriale "M1" o "J1".
Il mistero delle M2
Nel 1992 furono fabbricate alcune Squier, sia nella versione Standard a tre single coil, sia in quella Contemporary (HSS), sulla cui paletta spiccava un logo nero con i bordi argentati e il seriale "M2xxxxxx". Di queste chitarre si sa poco, anche se la loro qualità costruttiva sembra essere migliore delle altre Squier coreane dello stesso periodo. Probabilmente sono state fabbricate solo per un brevissimo periodo a cavallo tra la prima e la seconda serie delle Standard/Contemporary coreane, appena prima del "declino" corrispondente alle Black Logo.
Squier HM Strat

Le HM Strat non furono solo chitarre giapponesi o americane: tra il 1989 e il 1992 anche la Korea realizzò cinque versioni di queste superstrat, tutte dal corpo piccolo, a ventidue tasti, hardware nero, senza battipenna e munite di ponte 2-pivot, dietro licenza Floyd Rose, o, dal 1991, di veri e propri Floyd Rose.
Molto particolare era la paletta, aggressiva, spigolosa, e con un grande "Swooshy" Squier logo.
Le HM I e le HM II avevano un humbucker e due single coil; le HM III, le HM IV e le HM V, due humbucker ed un single coil. Il manico della I, della II e della III era avvitato al corpo tramite un contoured neck plate a quattro viti; nella IV e nella V, però, il meccanismo di giunzione manico-corpo era il neck through.
Purtroppo anche queste chitarre erano lontane dalla qualità delle versioni MIJ o MIA delle HM Strat.
Molto particolare era la paletta, aggressiva, spigolosa, e con un grande "Swooshy" Squier logo.
Le HM I e le HM II avevano un humbucker e due single coil; le HM III, le HM IV e le HM V, due humbucker ed un single coil. Il manico della I, della II e della III era avvitato al corpo tramite un contoured neck plate a quattro viti; nella IV e nella V, però, il meccanismo di giunzione manico-corpo era il neck through.
Purtroppo anche queste chitarre erano lontane dalla qualità delle versioni MIJ o MIA delle HM Strat.
Squier Series Stratocaster

Nel tentativo di risollevare il brand Squier anche in Korea, nel 1992 vennero inaugurate le Squier Series Stratocaster, il cui brand era Fender, non Squier. Realizzate in modo discontinuo anche in Giappone, furono sostituite dalle messicane Squier Series Standard Stratocaster (dette anche Black Label Squier Series Stratocaster) e successivamente dalle Traditional Stratocaster e dalle American Traditional Stratocaster, di cui si è parlato ampiamente nel capitolo dedicato alle "Stratocaster ibride".
Per la Fender erano un gradino sopra le Squier classiche: "For musicians who want the quality and the performance of a Fender guitar but don't think they can afford it, the Fender Squier Series is the answer" - diceva una loro pubblicità.
Erano disponibili, oltre che nelle classiche finiture "coreane" Black, Torino Red e Arctic White, anche in quella Pacific Blue.
Ma non bastava un ponte vintage style, un battipenna a tre strati, il logo Fender in bella vista e la decal "Squier SERIES" per risollevare le Squier coreane.
Per la Fender erano un gradino sopra le Squier classiche: "For musicians who want the quality and the performance of a Fender guitar but don't think they can afford it, the Fender Squier Series is the answer" - diceva una loro pubblicità.
Erano disponibili, oltre che nelle classiche finiture "coreane" Black, Torino Red e Arctic White, anche in quella Pacific Blue.
Ma non bastava un ponte vintage style, un battipenna a tre strati, il logo Fender in bella vista e la decal "Squier SERIES" per risollevare le Squier coreane.
Le Bullet Stratocaster
La Fender Bullet era una chitarra disegnata per un pubblico giovane e alle prime armi con lo scopo di prendere il posto della Duo Sonic e della Music Master. Disegnata da John Page, i suoi componenti provenivano dall'Asia ed erano assemblati negli Stati Uniti; tuttavia la Fender si rese presto conto che il trasporto dei materiali non era economicamente vantaggioso e decise di spostare la produzione negli U.S.A. utilizzando scarti di produzione.

I primi due modelli realizzati nello stabilimento di Corona fra il 1981 e il 1982 erano quello Standard e quello Deluxe.
Manico e corpo (anche se sottile) ricordavano quelli della Telecaster, il battipenna era munito di due pickup Mustang orientati come quelli della Duo Sonic: quello al manico obliquo, quello al ponte dritto. Sulla Standard il ponte hard-tail era montato sul suo battipenna metallico, mentre sulla Deluxe era fissato al corpo ed il battipenna era in plastica. Lo switch era Switchcraft a tre posizioni, l'entrata del jack era perpendicolare al top e il pomello del volume e quello del tono erano quelli della Stratocaster. Ne furono realizzati sia modelli con la tastiera in palissandro, sia con quella in acero.
La paletta di queste chitarre si riconosceva per la presenza di una stella vicino al logo Fender e per la scritta "Bullet" o "Bullet Deluxe".
Manico e corpo (anche se sottile) ricordavano quelli della Telecaster, il battipenna era munito di due pickup Mustang orientati come quelli della Duo Sonic: quello al manico obliquo, quello al ponte dritto. Sulla Standard il ponte hard-tail era montato sul suo battipenna metallico, mentre sulla Deluxe era fissato al corpo ed il battipenna era in plastica. Lo switch era Switchcraft a tre posizioni, l'entrata del jack era perpendicolare al top e il pomello del volume e quello del tono erano quelli della Stratocaster. Ne furono realizzati sia modelli con la tastiera in palissandro, sia con quella in acero.
La paletta di queste chitarre si riconosceva per la presenza di una stella vicino al logo Fender e per la scritta "Bullet" o "Bullet Deluxe".
Nel 1982 la Bullet venne ridisegnata con un corpo che ricordava quello della Stratocaster, a doppia spalla mancante, ma mantenendo sempre un manico simil Telecaster. I modelli furono portati a cinque: Standard, Deluxe, S-3 (con tre single coil), H-1 e H-2 (rispettivamente con uno o due humbucker e coil tapping switch).
Nel 1983 la Fender decise di relegare le Bullet al brand Squier e produrle in Giappone. I pickup utilizzati erano ceramici e le finiture disponibili erano Black e Sunburst (mentre quelle americane si potevano trovare nelle finiture White, Cream, Red). Alcune avevano il seriale che iniziava per "SQ", altre per "E". I modelli disponibili erano la Squier Bullet H-2, la Squier Bullet S-3, la Squier Bullet S-3T (due versioni) e la Squier Contemporary Bullet HST (prima versione).
Infine, nel 1987, la produzione venne spostata in Korea, con i modelli Squier Bullet S-3T (terza versione, anche nella finitura rossa) e Squier Contemporary Bullet HST (seconda versione) del 1987 e con la Squier Contemporary Bullet HSS.
È importante ricordarsi che fino a questo momento la Bullet non era un tipo di Stratocaster, nonostante i modelli S-3T coreani del 1987 la ricordassero molto.

La prima vera e propria Stratocaster della serie Bullet fu la Squier Bullet Stratocaster, nata in Korea nel 1989. Era una chitarra decisamente economica che, in perfetto stile coreano, aveva il corpo in multistrato; le meccaniche erano le economiche Ping che sostituirono le "Fender Stamped" delle precedenti Bullet, il ponte era 2-pivot con sellette pressofuse ed il battipenna aveva un forma atipica, che ricordava quello delle Stratocaster indiane. Spiccava l'assenza del secondo pomello di tono, al posto del quale c'era l'entrata del jack.
Il seriale E9 delle primissime Bullet Stratocaster si trovava sul neck plate e la paletta, su cui spiccava lo Squier Logo Silver e la solita stella con la scritta "BULLET", era munita di un solo tendi corde; tuttavia ben presto il seriale venne spostato sulla paletta e, successivamente, venne aggiunto un secondo tendi corde.
Il seriale E9 delle primissime Bullet Stratocaster si trovava sul neck plate e la paletta, su cui spiccava lo Squier Logo Silver e la solita stella con la scritta "BULLET", era munita di un solo tendi corde; tuttavia ben presto il seriale venne spostato sulla paletta e, successivamente, venne aggiunto un secondo tendi corde.
Il secondo modello della Squier Bullet Stratocaster, prodotta tra il 1994 e il 1995, si distingueva dalla precedente per la presenza di un ponte a sei viti e per la paletta con lo Squier Logo nero con decal "BULLET SERIES", due tendi corde, ma soprattutto per la presenza del secondo controllo di tono.
In seguito furono prodotte alle Bullet Stratocaster, ma non più in Korea: in Cina ed Indonesia.
Antonio Calvosa