La Nitrocellulosa e le lacche acriliche
Fino al 1967 le vernici utilizzate sulle Telecaster e sulle Esquire erano lacche alla nitrocellulosa (linea Duco) o acriliche (linea Lucite), entrambe molto sottili, già ampiamente usate nel mercato automobilistico e quindi facilmente reperibili.
Queste vernici erano costituite principalmente da tre componenti: il pigmento, il legante (o binder) e il solvente. Il pigmento, responsabile del colore, poteva essere organico o inorganico ed era disperso nel legante, che lo proteggeva e, con l'evaporazione del solvente, formava con il pigmento un sottile film che aderiva alla superficie. Il legante utilizzato poteva essere a base di nitrocellulosa o acrilico. Entrambi usavano un solvente in grado di evaporare molto velocemente, l'acetone, da cui il nome “lacche” di queste vernici.
Le vernici alla nitro però avevano un problema: quando la vernice si asciugava, perdevano la loro elasticità e tendevano a creparsi, fenomeno conosciuto come “checking”; inoltre alcuni colori tendevano a sbiadire se sottoposti ai raggi UV, caratteristica detta “fading”, mentre lo strato trasparente superiore tendeva sempre ad ingiallire, anche con una minima esposizione agli UV, e in questo caso si parla di “yellowing”. Invece le vernici acriliche erano molto più resistenti ai raggi ultravioletti ed erano più elastiche.
Quando fu lanciato il progetto ’52 reissue, Freddie Tavares e altri ingegneri Fender capirono che la vernice usata nella Telecaster dei primi anni ‘50 era in realtà bianca con un tocco di beige. L'invecchiamento le ha dato poi una tonalità più gialla.
Queste vernici erano costituite principalmente da tre componenti: il pigmento, il legante (o binder) e il solvente. Il pigmento, responsabile del colore, poteva essere organico o inorganico ed era disperso nel legante, che lo proteggeva e, con l'evaporazione del solvente, formava con il pigmento un sottile film che aderiva alla superficie. Il legante utilizzato poteva essere a base di nitrocellulosa o acrilico. Entrambi usavano un solvente in grado di evaporare molto velocemente, l'acetone, da cui il nome “lacche” di queste vernici.
Le vernici alla nitro però avevano un problema: quando la vernice si asciugava, perdevano la loro elasticità e tendevano a creparsi, fenomeno conosciuto come “checking”; inoltre alcuni colori tendevano a sbiadire se sottoposti ai raggi UV, caratteristica detta “fading”, mentre lo strato trasparente superiore tendeva sempre ad ingiallire, anche con una minima esposizione agli UV, e in questo caso si parla di “yellowing”. Invece le vernici acriliche erano molto più resistenti ai raggi ultravioletti ed erano più elastiche.
Quando fu lanciato il progetto ’52 reissue, Freddie Tavares e altri ingegneri Fender capirono che la vernice usata nella Telecaster dei primi anni ‘50 era in realtà bianca con un tocco di beige. L'invecchiamento le ha dato poi una tonalità più gialla.
Come erano applicate le vernici
Oltre allo strato del colore la Fender di solito applicava sulle Telecaster sia un fondo, sotto il colore, sia un trasparente, sopra il colore.
Il trasparente, o clear coat, era sempre una lacca alla nitro, e mai acrilica, impiegata soprattutto sui custom color metallici che, a differenza di quelli pastello, si ossidavano facilmente. Aveva la tendenza ad ingiallire con il tempo (caratteristica che veniva accentuata con l'esposizione ai raggi UV del sole o delle lampade fluorescenti, con lo smog, con il fumo e con il sudore) modificando anche in modo sensibile il colore originale della chitarra. Un classico esempio sono le Telecaster Olympic White ingiallite e spesso confuse con le Blonde - finitura che però è facilmente distinguibile dall'Olympic White invecchiata perché trasparente e utilizzata sui corpi in frassino per far apprezzare le venature di questo legno.
Tuttavia poteva anche accadere che, nel caso fosse stato necessario velocizzare i tempi per soddisfare tutti gli ordini, il trasparente non venisse utilizzato, abitudine che diventò più frequente quando dal ‘62-‘63 le richieste iniziarono ad aumentare notevolmente. Le chitarre prive di clear coat possono essere distinte per assenza di ingiallimento, come dimostrano le Olympic White arrivate bianche ai giorni nostri.
Il fondo, o undercoat, era utilizzato per rendere più veloce ed efficiente la verniciatura della chitarra. Dalla fine degli anni ‘50 la Fender usò spesso un turapori trasparente, o sealer, per riempire i pori ed evitare che le prime mani di vernice fossero assorbite dal legno, risparmiando quindi tempo e colore. Un processo particolarmente utile con il frassino, che è un legno molto poroso.
I primissimi prototipi delle Esquire avevano uno spesso strato di lacca acrilica bianca, senza alcun tipo di rivestimento trasparente lucido, mentre alcune chitarre di pre-produzione erano rifinite con uno strato spesso che non sembra la tipica lacca alla nitrocellulosa.
Il trasparente, o clear coat, era sempre una lacca alla nitro, e mai acrilica, impiegata soprattutto sui custom color metallici che, a differenza di quelli pastello, si ossidavano facilmente. Aveva la tendenza ad ingiallire con il tempo (caratteristica che veniva accentuata con l'esposizione ai raggi UV del sole o delle lampade fluorescenti, con lo smog, con il fumo e con il sudore) modificando anche in modo sensibile il colore originale della chitarra. Un classico esempio sono le Telecaster Olympic White ingiallite e spesso confuse con le Blonde - finitura che però è facilmente distinguibile dall'Olympic White invecchiata perché trasparente e utilizzata sui corpi in frassino per far apprezzare le venature di questo legno.
Tuttavia poteva anche accadere che, nel caso fosse stato necessario velocizzare i tempi per soddisfare tutti gli ordini, il trasparente non venisse utilizzato, abitudine che diventò più frequente quando dal ‘62-‘63 le richieste iniziarono ad aumentare notevolmente. Le chitarre prive di clear coat possono essere distinte per assenza di ingiallimento, come dimostrano le Olympic White arrivate bianche ai giorni nostri.
Il fondo, o undercoat, era utilizzato per rendere più veloce ed efficiente la verniciatura della chitarra. Dalla fine degli anni ‘50 la Fender usò spesso un turapori trasparente, o sealer, per riempire i pori ed evitare che le prime mani di vernice fossero assorbite dal legno, risparmiando quindi tempo e colore. Un processo particolarmente utile con il frassino, che è un legno molto poroso.
I primissimi prototipi delle Esquire avevano uno spesso strato di lacca acrilica bianca, senza alcun tipo di rivestimento trasparente lucido, mentre alcune chitarre di pre-produzione erano rifinite con uno strato spesso che non sembra la tipica lacca alla nitrocellulosa.
Molte delle prime Broadcaster presentavano un caratteristico aspetto definito “flacky” (“a scaglie”) perché la vernice non era adeguatamente ancorata al legno con una mano di primer, che avrebbe fatto aderire meglio sia il colore che il trasparente.
Secondo le note di Leo Fender la verniciatura delle prime chitarre Telecaster-style ufficiali consisteva in cinque strati sottili: primer Duco, turapori Dupont (applicato con una spatola o spazzolato), colore blond (una miscela che conteneva vernice Harper e primer Duco), turapori Duco e trasparente Duco. Le Broadcaster del 1950 sembrano avere una verniciatura più sottile.
La maggior parte delle Esquire e delle Broadcaster del 1950 aveva delle zone in cui la finitura era più chiara, spesso situate vicino ai bordi del corpo e attorno alla piastra di controllo. Queste zone più chiare erano la conseguenza dell’umidità intrappolata nella lacca dovuta ad un “rimaneggiamento” in fabbrica delle chitarre dopo l’assemblaggio e prima della spedizione delle chitarre. Infatti gli operai Fender spesso erano costretti a scavare più in profondità il vano dell’elettronica di alcune delle prime Esquire e Broadcaster e, a volte, questo causava piccole ammaccature e graffi che rendeva necessarie un’ulteriore levigatura e riverniciatura. Le aree rifinite una seconda volta non si asciugavano mai correttamente e, quando le chitarre erano esposte alla luce solare, iniziavano a mostrare queste zone più chiare a causa dell’ingiallimento del trasparente.
Secondo le note di Leo Fender la verniciatura delle prime chitarre Telecaster-style ufficiali consisteva in cinque strati sottili: primer Duco, turapori Dupont (applicato con una spatola o spazzolato), colore blond (una miscela che conteneva vernice Harper e primer Duco), turapori Duco e trasparente Duco. Le Broadcaster del 1950 sembrano avere una verniciatura più sottile.
La maggior parte delle Esquire e delle Broadcaster del 1950 aveva delle zone in cui la finitura era più chiara, spesso situate vicino ai bordi del corpo e attorno alla piastra di controllo. Queste zone più chiare erano la conseguenza dell’umidità intrappolata nella lacca dovuta ad un “rimaneggiamento” in fabbrica delle chitarre dopo l’assemblaggio e prima della spedizione delle chitarre. Infatti gli operai Fender spesso erano costretti a scavare più in profondità il vano dell’elettronica di alcune delle prime Esquire e Broadcaster e, a volte, questo causava piccole ammaccature e graffi che rendeva necessarie un’ulteriore levigatura e riverniciatura. Le aree rifinite una seconda volta non si asciugavano mai correttamente e, quando le chitarre erano esposte alla luce solare, iniziavano a mostrare queste zone più chiare a causa dell’ingiallimento del trasparente.
Nel corso dell’estate del 1951 la Fender iniziò a sperimentare nuovi metodi di verniciatura per risparmiare tempo e materiali.
Ad esempio, per un periodo come turapori venne utilizzata anche una miscela che conteneva nitro e sabbia. Le chitarre così trattate possono essere individuate grazie ai motivi tridimensionali che hanno se osservate alla luce del sole.
Più tardi la Fender utilizzò altri isolanti, come l'Homoclad o, dal 1962, il Fullerplast, che “incapsulavano” i body proprio come facevano le vernici al poliestere usate nel periodo CBS. Il Fullerplast, chiamato così dal nome del suo inventore, Fuller O'Brien, era trasparente, si asciugava molto rapidamente, poteva essere applicato in modo molto sottile ed era assorbito dall’ontano in profondità, nonostante questo legno non fosse famoso per la sua porosità. Questo impediva ai colori applicati in seguito di essere assorbiti dal legno e permetteva di avere uno strato di vernice più sottile, risparmiando tempo e materiale.
L’aspetto di alcune Telecaster del 1955 e del 1956 fa pensare che in quel periodo probabilmente sono stati effettuati alcuni esperimenti con il fondo prima di applicare lo strato del colore. In ogni caso, le venature del legno sono più visibili sulle chitarre costruite nei primi anni ’50 che su quelle realizzate nella fine del decennio.
Alcune piccole zone del corpo a contatto con le parti metalliche possono avere un alone rossastro a causa dell’ossidazione del metallo.
Negli anni '60, in modo discontinuo, la Fender usò come fondo sotto i custom colors anche un primer bianco che serviva a fare aderire meglio il colore, che poteva quindi essere applicato in minore quantità permettendo di risparmiare denaro; al tempo stesso faceva però perdere tempo perché si aveva un componente in più da applicare e fare asciugare. Quindi, anche in questo caso, se c’era necessità di velocizzare i tempi di verniciatura per un aumento degli ordini, la Fender evitava di usare il primer.
Ad esempio, per un periodo come turapori venne utilizzata anche una miscela che conteneva nitro e sabbia. Le chitarre così trattate possono essere individuate grazie ai motivi tridimensionali che hanno se osservate alla luce del sole.
Più tardi la Fender utilizzò altri isolanti, come l'Homoclad o, dal 1962, il Fullerplast, che “incapsulavano” i body proprio come facevano le vernici al poliestere usate nel periodo CBS. Il Fullerplast, chiamato così dal nome del suo inventore, Fuller O'Brien, era trasparente, si asciugava molto rapidamente, poteva essere applicato in modo molto sottile ed era assorbito dall’ontano in profondità, nonostante questo legno non fosse famoso per la sua porosità. Questo impediva ai colori applicati in seguito di essere assorbiti dal legno e permetteva di avere uno strato di vernice più sottile, risparmiando tempo e materiale.
L’aspetto di alcune Telecaster del 1955 e del 1956 fa pensare che in quel periodo probabilmente sono stati effettuati alcuni esperimenti con il fondo prima di applicare lo strato del colore. In ogni caso, le venature del legno sono più visibili sulle chitarre costruite nei primi anni ’50 che su quelle realizzate nella fine del decennio.
Alcune piccole zone del corpo a contatto con le parti metalliche possono avere un alone rossastro a causa dell’ossidazione del metallo.
Negli anni '60, in modo discontinuo, la Fender usò come fondo sotto i custom colors anche un primer bianco che serviva a fare aderire meglio il colore, che poteva quindi essere applicato in minore quantità permettendo di risparmiare denaro; al tempo stesso faceva però perdere tempo perché si aveva un componente in più da applicare e fare asciugare. Quindi, anche in questo caso, se c’era necessità di velocizzare i tempi di verniciatura per un aumento degli ordini, la Fender evitava di usare il primer.
NAIL HOLES e PAINT STICK
Sui corpi delle Telecaster fatti prima dell’autunno del 1964 sono sempre presenti piccoli fori derivanti dal processo di verniciatura. Prima che fosse applicata qualsiasi vernice erano inseriti tre o quattro piccoli chiodi sul top della chitarra. Il corpo era poi adagiato su un pannello girevole chiamato “Lazy Susan” ed era verniciato sul top. Dopo il body veniva capovolto e poggiato sul pannello tramite i chiodi e veniva quindi verniciato anche sul back e sui lati. A questo punto veniva lasciato asciugare. Quando la vernice era completamente asciutta, i chiodi venivano rimossi lasciando piccoli fori privi di vernice chiamati comunemente nail holes o clamping holes. Dato che il corpo veniva lucidato dopo che i chiodi erano stati rimossi, a volte è possibile trovare all’interno dei fori del residuo di una pasta bianca o rosa usata per la lucidatura.
Alla fine del 1964 la Fender modificò il modo in cui verniciava le chitarre e i nail holes non furono più usati.
Alla fine del 1964 la Fender modificò il modo in cui verniciava le chitarre e i nail holes non furono più usati.
Per ruotare il body nella cabina di verniciatura, tra il 1962 e il 1963 la Fender iniziò ad usare il “paint stick”, un tubo che veniva ancorato al body tramite due viti che lo fissavano alla tasca del manico dal lato dei bassi. Di conseguenza l’area su cui era fissato il paint stick non era verniciata, mentre, fino a questo momento, la tasca del manico era completamente verniciata. É importante tenere in mente che i chiodi erano ancora usati per lasciare asciugare i corpi, ma dal 1964 furono sostituiti da appositi supporti su cui i paint stick potevano essere agganciati, risparmiando più spazio.
IL POLIESTERE
Già alla fine del 1967 la Fender iniziò a modificare il sistema con cui verniciava le chitarre, sostituendo il trasparente, fatto fino a questo momento di tante passate di nitro, con solo due strati di un tipo di poliuretano alifatico costituito da lunghe molecole di poliestere, noto a tutti semplicemente come poliestere. Lo strato del colore invece era sempre costituito da lacche acriliche o alla nitro. Il vantaggio ovviamente era un notevole risparmio di tempo, perché il poliestere si asciugava molto rapidamente. Questo nuovo materiale inoltre non ingialliva nel tempo ed era anche molto più resistente della nitro.
C’è da notare però che non tutte le chitarre Fender erano completamente rivestite di poliestere, alcuni colori continuavano ad avere il “vecchio” rivestimento alla nitro. Inoltre sulla facciata anteriore della paletta veniva spruzzata solo la nitro, anche quando tutto il resto del manico era rifinito al poliestere. Infatti quando la Fender iniziò ad applicare il trasparente sopra le decal, ci si accorse presto che il poliestere reagiva con i materiali usati per questi adesivi. Non sono rari neanche manici del 1967 e del 1968 completamente alla nitro.
Verso la fine del 1971 gli strati di poliestere impiegati come trasparente e come fondo diventarono sempre più spessi e densi, andando ad inglobare la chitarra in una specie di “sarcofago”. Proprio per questo, per contrapporle alle sottili thin skin degli anni '50 e '60, le finiture al poliestere degli anni '70 passarono alla storia col soprannome thick skin.
Questo era un periodo di forte sperimentazione, in cui sono state provate numerose alternative e combinazioni. Ad esempio l'Olympic White mantenne un clear coat alla nitro (con un fondo al poliestere) fino al 1977; anche il sunburst in questo periodo era realizzato allo stesso modo. A volte poteva succedere che le sunburst realizzate tra la fine del '68 e per tutto il '69 perdessero il rosso. Insomma, una regola fissa non c'era.
C’è da notare però che non tutte le chitarre Fender erano completamente rivestite di poliestere, alcuni colori continuavano ad avere il “vecchio” rivestimento alla nitro. Inoltre sulla facciata anteriore della paletta veniva spruzzata solo la nitro, anche quando tutto il resto del manico era rifinito al poliestere. Infatti quando la Fender iniziò ad applicare il trasparente sopra le decal, ci si accorse presto che il poliestere reagiva con i materiali usati per questi adesivi. Non sono rari neanche manici del 1967 e del 1968 completamente alla nitro.
Verso la fine del 1971 gli strati di poliestere impiegati come trasparente e come fondo diventarono sempre più spessi e densi, andando ad inglobare la chitarra in una specie di “sarcofago”. Proprio per questo, per contrapporle alle sottili thin skin degli anni '50 e '60, le finiture al poliestere degli anni '70 passarono alla storia col soprannome thick skin.
Questo era un periodo di forte sperimentazione, in cui sono state provate numerose alternative e combinazioni. Ad esempio l'Olympic White mantenne un clear coat alla nitro (con un fondo al poliestere) fino al 1977; anche il sunburst in questo periodo era realizzato allo stesso modo. A volte poteva succedere che le sunburst realizzate tra la fine del '68 e per tutto il '69 perdessero il rosso. Insomma, una regola fissa non c'era.
IL POLIURETANO
Fortunatamente, verso la fine del 1981, con la gestione Schultz-Smith, un nuovo tipo di poliuretano, più sottile del precedente "poliestere", iniziò a rimpiazzarlo come trasparente e, poco prima della chiusura della fabbrica di Fullerton, anche per lo strato del colore. Tuttavia il fondo rimase in poliestere.
L’American Standard Telecaster era verniciata allo stesso modo, con un fondo in poliestere e colore e trasparente in poliuretano.
Dalla fine del 1981, però, le '52 Vintage Reissue Telecaster sono state rifinite tutte alla nitro, come le originali, ed avevano un turapori sotto la finitura, bianco o grigio a seconda del colore della chitarra.
L’American Standard Telecaster era verniciata allo stesso modo, con un fondo in poliestere e colore e trasparente in poliuretano.
Dalla fine del 1981, però, le '52 Vintage Reissue Telecaster sono state rifinite tutte alla nitro, come le originali, ed avevano un turapori sotto la finitura, bianco o grigio a seconda del colore della chitarra.