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STORIA DELLA STRATOCASTER
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L'Elite Stratocaster

Elite Stratocaster
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L'Elite sul catalogo del 1983L'Elite sul catalogo del 1983
Escludendo le Vintage o gli altri modelli speciali, verso la metà del 1983 la Fender decise di dividere la produzione della Stratocaster in due linee, una economica ed una premium.
Nel maggio del 1983 alla seconda versione della Stratocaster Standard, quella economica con due soli pomelli di tono, venne affiancata una nuova Fender dall'elettronica rivoluzionaria: l'Elite Stratocaster (da non confondere con l'American Elite Series del 2016).
Nata anche sotto la supervisione dell'intramontabile Freddie Tavares, oltre che a quella di Dan Smith e di John Page, aveva molto in comune con la sua cugina "povera", la Stratocaster Standard a due pomelli: tasti grandi, tastiera piatta, lo stesso "sventurato" Freeflyte Tremolo (disegnato da Chip Todd), anche se all'apparenza più massiccio, e il Biflex truss rod, disegnato da Charlie Gressett e leggermente modificato da John Page poco tempo dopo l’inizio della produzione.  Questo sistema permetteva di regolare la curvatura della tastiera in entrambe le direzioni, concava e convessa, agendo, tramite una brugola, su una vite a testa cava esagonale all’altezza della paletta.
Inizialmente il circuito dell'Elite sarebbe dovuto essere progettato dalla EMG, ma, per non ritardare troppo il lancio della nuova chitarra, venne messo a punto da Roger Cox, Paul Guegan e Bob Eggler. La Stratocaster Elite era in grado di ottenere una varietà di suoni mai vista fino ad allora, come ricordavano gli slogan con la quale veniva presentata: «From the classic Fender sound to a fat humbacking sound», «best of both worlds» e «Your favourite Fender - and non-Fender - sounds». ​Questo era possibile grazie ad un circuito di preamp attivo associato al boost MDX che, agendo sulle frequenze medie, permetteva di ottenere sonorità che variavano dal classico suono Fender a quello che "avrebbe dovuto" imitare gli humbucker, e al nuovo sistema di controllo di tono TBX, che poco dopo si sarebbe visto anche sulle American Standard, sulle Strat Plus e sulla Clapton Stratocaster. Il TBX permetteva di tagliare gli alti e i bassi ruotando la manopola di tono, diversamente del classico tone pot che tagliava solo gli alti. Tuttavia l'esaltazione dei medi che derivava dall'attenuazione delle altre due frequenze, faceva spesso pensare che si trattasse di un sistema attivo; in realtà, poiché tagliava e non amplificava, era passivo. Da qui anche le diverse interpretazioni della sigla: Treble Bass eXpander e Treble Bass Cuts (X).
Tre pulsanti gestivano le numerose combinazioni dei suoi tre pickup con magneti Alnico II, i cui poli erano nascosti dalle mascherine. Per diminuire i ronzii, l'Elite Stratocaster era dotata di un hum cancelling system, nel cui cuore si trovava un pickup "fantoccio" tra quello al ponte e quello centrale. Su questa chitarra comparvero per la prima volta i tendi corde Ezy Glider e l'entrata del jack laterale. 
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Stratocaster Elite
Stratocaster Elite
Elite promo
Elite promo
Questa chitarra era disponibile anche nelle due varianti Gold Elite Stratocaster, che, a differenza della versione base, aveva l'hardware placcato in oro e i pomelli delle meccaniche perlati, e Walnut Elite Stratocaster, che, oltre ad aver l'hardware dorato, aveva il manico e il corpo in noce e la tastiera in ebano.
Va ricordato inoltre che, alla fine del 1983, anche la Fender Japan produsse un piccolo numero di Elite Stratocaster, chiamate EST83-110, munite di ventidue tasti, per il mercato interno giapponese.

​Antonio Calvosa
La Gold Elite Stratocaster (hendrixguitar.com)
La Gold Elite Stratocaster (hendrixguitar.com)
La Walnut Elite Stratocaster
La Walnut Elite Stratocaster
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