LA SMITH STRAT
Dan Smith era stato l'uomo scelto da Bill Schultz per mettere in discussione, all'inizio degli anni '80, la Stratocaster e "de-CBSizzarla", ridisegnandola da zero.
Nell'agosto del 1981, in accordo con la CBS, l'impianto industriale di Fullerton venne ristrutturato per produrre molto meno delle 250-300 chitarre al giorno che venivano costruite negli anni '70, migliorando in questo modo il controllo di qualità. |
Finalmente, verso la fine del 1981, Dan Smith ristrutturò la Stratocaster, abbandonando definitivamente il tilt neck e il neck plate a tre viti in favore del classico manico avvitato a quattro viti con regolazione del truss rod al tacco del manico. Ci fu un ritorno alla paletta piccola, anche se non proprio uguale a quella pre-CBS, detta Smith headstock, sulla quale era stampato in caratteri cubitali "STRATOCASTER". «With John Page’s help, one of the first things that I knew, coming from the outside as a player—and half the guys on the inside knew this, too—was nobody wanted to buy a three-bolt neck with a great big headstock and a bullet truss-rod. So one of the first things we did was to change the product back over to four-bolts. We had an incredible amount of inventory of bodies and parts that we had to work through, but we changed it back to the four-bolt neck and the right headstock», raccontò Dan Smith.
Le meccaniche avevano la "F" stampata sul dorso, mentre i pickup erano ancora flush poles; al ponte però spiccava l'X-1, già visto sulla Strat. Il corpo, più sagomato rispetto a quelli della fine degli anni '70, era ricoperto da un clear coat in poliuretano; di solito era in ontano, ma con alcune finiture trasparenti venne impiegato anche l'hackberry (bagolaro) per metterne in risalto le venature.
Il ponte era ancora quello CBS, pressofuso, ma era evidente che si trattava solo di una situazione momentanea e che presto sarebbe cambiato anche quello.
Siccome la Stratocaster, ormai, non era più un modello di chitarra Fender, ma essa stessa ormai rappresentava un'intera linea di chitarre Fender con nomi differenti, che comprendeva la Strat, la Gold Stratocaster e la Walnut Strat, questo modello base prese il nome di Stratocaster Standard.
La sua prima versione, a volte soprannominata in modo non ufficiale Smith Strat, entrò in commercio nel dicembre del 1981 e non deve essere confusa con la seconda versione della Standard, entrata in commercio a giugno 1983. Tuttavia il nome "Smith Strat" non era presente né, sulla paletta, né sul catalogo, e non era altro che un nomignolo, un soprannome con cui gli appassionati della Fender hanno voluto "omaggiare" l'uomo che ridisegnò la Stratocaster.
Le meccaniche avevano la "F" stampata sul dorso, mentre i pickup erano ancora flush poles; al ponte però spiccava l'X-1, già visto sulla Strat. Il corpo, più sagomato rispetto a quelli della fine degli anni '70, era ricoperto da un clear coat in poliuretano; di solito era in ontano, ma con alcune finiture trasparenti venne impiegato anche l'hackberry (bagolaro) per metterne in risalto le venature.
Il ponte era ancora quello CBS, pressofuso, ma era evidente che si trattava solo di una situazione momentanea e che presto sarebbe cambiato anche quello.
Siccome la Stratocaster, ormai, non era più un modello di chitarra Fender, ma essa stessa ormai rappresentava un'intera linea di chitarre Fender con nomi differenti, che comprendeva la Strat, la Gold Stratocaster e la Walnut Strat, questo modello base prese il nome di Stratocaster Standard.
La sua prima versione, a volte soprannominata in modo non ufficiale Smith Strat, entrò in commercio nel dicembre del 1981 e non deve essere confusa con la seconda versione della Standard, entrata in commercio a giugno 1983. Tuttavia il nome "Smith Strat" non era presente né, sulla paletta, né sul catalogo, e non era altro che un nomignolo, un soprannome con cui gli appassionati della Fender hanno voluto "omaggiare" l'uomo che ridisegnò la Stratocaster.
Anche se la paletta della Smith Strat aveva sempre il Black Logo, la Fender usò due tipi di caratttere per il numero di serie (clicca le foto per ingrandire)
LA 2-KNOB STRATOCASER
Nel giugno del 1983 la Standard Stratocaster fu ridisegnata profondamente con lo scopo di abbassarne il costo. L’intento era infatti quello di coprire tutte le fasce di prezzo per vendere più chitarre e, dato che nella metà del 1983 venne presentato il modello high-end Elite Stratocaster, la Standard doveva essere obbligatoriamente un modello “regular”, non premium.
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La nuova chitarra, che non deve essere confusa con la prima Standard, chiamata "Smith Strat", era uno strumento facilmente riconoscibile per il battipenna a singolo strato e ben dodici viti, ma soprattutto perché al posto della seconda manopola di tono c'era l'ingresso del jack - da cui il nomignolo "2-Knob Stratocaster".
«The concept was mine and a part of it was all about cost», raccontò Dan Smith. «When I got here in 1981, regular Strats were almost a thousand bucks without a case. We had to compete with the stuff coming in from off-shore, so we were looking at ways to cut costs. One was to relocate the jack to the pickguard. That let us to remove a ferrule [the standard output jack], which was a chrome-plated part and cost us three or four bucks or whatever it was. [...] The new wiring harness could be done in one piece and just dropped in, so that cut production time. We also reduced the knobs to one volume and one tone. So you pull out three dollars of your cost here, and another five bucks there, and another couple of bucks somewhere else».
È stato uno strumento controverso. Su questa chitarra comparve, per la prima volta su una Stratocaster Standard, il nuovo Biflex Truss Rod, inventato da Charlie Gressett e leggermente modificato da John Page, già visto sulle Elite, la cui regolazione alla paletta permetteva di aggiustare la sua curvatura per renderla concava o convessa; questo sistema ebbe un successo tale da essere impiegato, anni dopo, anche sulle American Standard o su altre Stratocaster made in USA. Per attrarre i chitarristi furono adottati nuovi tasti più grandi e una tastiera quasi piatta con un manico meno tondeggiante.
Tuttavia Bill Carson la definì la peggiore Stratocaster di sempre. Per molti la chitarra soffriva di evidenti problemi di accordatura, dovuti in gran parte al nuovo Freeflyte Tremolo, riconoscibile per le sue sellette allungate in metallo pressofuso, disegnato da Chip Todd, un ex dipendente della Peavey assunto dalla Fender, e ancora realizzato su stampo, ma, almeno al primo impatto, inferiore al classico Tremolo Sincronizzato. Per altri il ponte funzionava benissimo, purché fosse settato a dovere. Il suo base plate non era fissato al corpo tramite sei viti, ma era flottante sulla scanalatura di un blocco ancorato alla chitarra tramite due viti. Questo dispositivo era privo di inertia bar e la tensione delle molle veniva regolata dalla facciata superiore della chitarra, che quindi si presentava senza scasso posteriore e senza back plate.
«The concept was mine and a part of it was all about cost», raccontò Dan Smith. «When I got here in 1981, regular Strats were almost a thousand bucks without a case. We had to compete with the stuff coming in from off-shore, so we were looking at ways to cut costs. One was to relocate the jack to the pickguard. That let us to remove a ferrule [the standard output jack], which was a chrome-plated part and cost us three or four bucks or whatever it was. [...] The new wiring harness could be done in one piece and just dropped in, so that cut production time. We also reduced the knobs to one volume and one tone. So you pull out three dollars of your cost here, and another five bucks there, and another couple of bucks somewhere else».
È stato uno strumento controverso. Su questa chitarra comparve, per la prima volta su una Stratocaster Standard, il nuovo Biflex Truss Rod, inventato da Charlie Gressett e leggermente modificato da John Page, già visto sulle Elite, la cui regolazione alla paletta permetteva di aggiustare la sua curvatura per renderla concava o convessa; questo sistema ebbe un successo tale da essere impiegato, anni dopo, anche sulle American Standard o su altre Stratocaster made in USA. Per attrarre i chitarristi furono adottati nuovi tasti più grandi e una tastiera quasi piatta con un manico meno tondeggiante.
Tuttavia Bill Carson la definì la peggiore Stratocaster di sempre. Per molti la chitarra soffriva di evidenti problemi di accordatura, dovuti in gran parte al nuovo Freeflyte Tremolo, riconoscibile per le sue sellette allungate in metallo pressofuso, disegnato da Chip Todd, un ex dipendente della Peavey assunto dalla Fender, e ancora realizzato su stampo, ma, almeno al primo impatto, inferiore al classico Tremolo Sincronizzato. Per altri il ponte funzionava benissimo, purché fosse settato a dovere. Il suo base plate non era fissato al corpo tramite sei viti, ma era flottante sulla scanalatura di un blocco ancorato alla chitarra tramite due viti. Questo dispositivo era privo di inertia bar e la tensione delle molle veniva regolata dalla facciata superiore della chitarra, che quindi si presentava senza scasso posteriore e senza back plate.
«We felt [the full width pivot] was the best way to get the tremolo to move back to mechanical center, but it had problems», disse Dan Smith. «The balance was actually too good, so you'd get a lot of warble because it was always moving - the V groove was so sharp the tailpiece moved around too much. And we needed a place for the spring tension adjustment, which was something we added to the bridge shortly before we introduced it. We were messing with the geometry, changing the relationship between the pivot point of the string, and we didn't get a chance to test it enough. We ended up giving a lot more power to the string, so when you tuned it up the bridge would pull up off the body further than a normal Stratocaster, and when you bent strings the bridge would move around more. It was impossible to keep in tune. We didn't realize all that until after we tooled up. The bridge was a cast piece from Schaller. We tried to make it better than its predecessor, but at the end of the day the tremolo was a nightmare».
Quando il Senior Luthier Scott Zimmerman, che fece i prototipi della 2-Knob Stratocaster, si accorse che la chitarra aveva dei problemi, riferì la cosa ai suoi superiori. Ritenuto responsabile dei difetti della nuova Standard Stratocaster, Scott rischiò il licenziamento, ma quando Freddie Tavares provò i suoi prototipi, si accorse che Scott non c’entrava nulla e che il problema era il ponte. Purtroppo a quel punto la Schaller aveva già fabbricato migliaia di ponti Freeflyte e la Fender perse completamente centinaia di migliaia di dollari nel progetto. Per questo motivo Chip Todd venne rimosso dal reparto R&D e, quando arrivò il momento, il contratto non gli fu rinnovato.
Quando il Senior Luthier Scott Zimmerman, che fece i prototipi della 2-Knob Stratocaster, si accorse che la chitarra aveva dei problemi, riferì la cosa ai suoi superiori. Ritenuto responsabile dei difetti della nuova Standard Stratocaster, Scott rischiò il licenziamento, ma quando Freddie Tavares provò i suoi prototipi, si accorse che Scott non c’entrava nulla e che il problema era il ponte. Purtroppo a quel punto la Schaller aveva già fabbricato migliaia di ponti Freeflyte e la Fender perse completamente centinaia di migliaia di dollari nel progetto. Per questo motivo Chip Todd venne rimosso dal reparto R&D e, quando arrivò il momento, il contratto non gli fu rinnovato.
È interessante notare come nel 1983 anche la fabbrica giapponese di Fujigen fece una sua versione della Standard Two-Knob, la ST83-80. Dan Smith in quel periodo ogni tanto andava in Giappone, una volta portò con sé una Two-Knob e i liutai giapponesi la copiarono. La principale differenza tra quella americana e quella giapponese è che quest'ultima aveva 22 tasti invece di 21. Inoltre anche il contour del corpo e la forma della paletta erano diversi (la paletta giapponese era vintage-correct), mentre, a differenza della ST83-80, la tasca del manico della 2-Knob Stratocaster americana aveva gli angoli allargati.
Antonio Calvosa