
Oggi, se si pensa ad una chitarra elettrica, la prima che viene in mente è la Stratocaster. Ma chissà cosa avranno pensato i telespettatori quando il ventunenne Buddy Holly apparve per la prima volta in TV all'Ed Sullivan Show, nel 1957, imbracciando la sua Fender. Probabilmente molti non avranno neanche capito che si trattasse di uno strumento musicale: non aveva la cassa armonica, era sottile, dal profilo ergonomico e arrotondato, e il suo design a doppia spalla mancante non ricordava per nulla una chitarra.
Eppure, nonostante sia passato più di mezzo secolo dalla sua nascita, la Stratocaster è oggi la chitarra elettrica più suonata e più imitata ed è senza dubbio lo strumento elettrico che più ha influenzato la storia della musica nel XX secolo. E sembra non volere invecchiare mai.
Per conoscere gli eventi che hanno portato al suo sviluppo, bisogna fare un salto indietro di molti decenni, per cui, come'è facilmente intuibile, i particolari o le date esatte non coincidono alla perfezione nei racconti dei principali protagonisti.
Sembra, da quanto emerge dai ricordi di Leo Fender, che l'idea di Stratocaster nacque nel '51 dal suo desiderio di migliorare la Telecaster. Leo non era un chitarrista, ma era un grande ascoltatore, e si avvalse di tutti i consigli che i chitarristi con cui spesso si confrontava gli diedero per migliorare la Telecaster: Freddie Tavares, Rex Robert Gallion e Bill Carson su tutti. Se Freddie aiutava Leo soprattutto dal punto di vista del design e da quello tecnico (la scala, la distanza delle corde al capotasto e al ponte, ecc...), Rex e Bill fornivano il punto di vista e le necessità di un musicista.
Freddie era un chitarrista steel nato nelle Hawaii nel 1913 che suonava spesso nella zona di Los Angeles (suo è lo slide iniziale nella sigla dei cartoni animati della Looney Tunes). Conobbe Leo nel 1953 tramite Noel Boggs, un altro chitarrista steel promotore dei prodotti Fender, e iniziò a lavorare come suo assistente abbandonando l'attività di musicista. Può essere considerato il padre, insieme a Leo, della Stratocaster.
Rex era un chitarrista country-western che fu particolarmente coinvolto nello sviluppo del "Custom Contour" body; si narra che, in proposito, Rex chiese a Leo: «Why not get away from a body that is always digging into your ribs»?
Bill era un noto chitarrista country che aveva suonato nella Eddy Kirk Band, per Hank Thompson e per Billy Gray. Bill conobbe Leo alla fine del 1951 e venne assunto alla Fender nel 1957 come salesman. Per Leo, Bill era la "cavia" preferita su cui testare i prototipi della nuova chitarra.
Bill portò all'attenzione di Leo alcuni punti deboli della Telecaster, come il ponte munito di una sola selletta per due corde, la limitazione di due soli pickup e un corpo scomodo. Per Bill la chitarra doveva essere più confortevole: «fit like a shirt», diceva. Infatti Bill aveva già tagliato e arrotondato il bordo anteriore e il dorso della sua Telecaster per renderla più comoda!
Eppure, nonostante sia passato più di mezzo secolo dalla sua nascita, la Stratocaster è oggi la chitarra elettrica più suonata e più imitata ed è senza dubbio lo strumento elettrico che più ha influenzato la storia della musica nel XX secolo. E sembra non volere invecchiare mai.
Per conoscere gli eventi che hanno portato al suo sviluppo, bisogna fare un salto indietro di molti decenni, per cui, come'è facilmente intuibile, i particolari o le date esatte non coincidono alla perfezione nei racconti dei principali protagonisti.
Sembra, da quanto emerge dai ricordi di Leo Fender, che l'idea di Stratocaster nacque nel '51 dal suo desiderio di migliorare la Telecaster. Leo non era un chitarrista, ma era un grande ascoltatore, e si avvalse di tutti i consigli che i chitarristi con cui spesso si confrontava gli diedero per migliorare la Telecaster: Freddie Tavares, Rex Robert Gallion e Bill Carson su tutti. Se Freddie aiutava Leo soprattutto dal punto di vista del design e da quello tecnico (la scala, la distanza delle corde al capotasto e al ponte, ecc...), Rex e Bill fornivano il punto di vista e le necessità di un musicista.
Freddie era un chitarrista steel nato nelle Hawaii nel 1913 che suonava spesso nella zona di Los Angeles (suo è lo slide iniziale nella sigla dei cartoni animati della Looney Tunes). Conobbe Leo nel 1953 tramite Noel Boggs, un altro chitarrista steel promotore dei prodotti Fender, e iniziò a lavorare come suo assistente abbandonando l'attività di musicista. Può essere considerato il padre, insieme a Leo, della Stratocaster.
Rex era un chitarrista country-western che fu particolarmente coinvolto nello sviluppo del "Custom Contour" body; si narra che, in proposito, Rex chiese a Leo: «Why not get away from a body that is always digging into your ribs»?
Bill era un noto chitarrista country che aveva suonato nella Eddy Kirk Band, per Hank Thompson e per Billy Gray. Bill conobbe Leo alla fine del 1951 e venne assunto alla Fender nel 1957 come salesman. Per Leo, Bill era la "cavia" preferita su cui testare i prototipi della nuova chitarra.
Bill portò all'attenzione di Leo alcuni punti deboli della Telecaster, come il ponte munito di una sola selletta per due corde, la limitazione di due soli pickup e un corpo scomodo. Per Bill la chitarra doveva essere più confortevole: «fit like a shirt», diceva. Infatti Bill aveva già tagliato e arrotondato il bordo anteriore e il dorso della sua Telecaster per renderla più comoda!
Bill ricorda che Leo iniziò a parlare della Stratocaster nel '52, poco prima che la Fender si trasferisse dai piccoli stabilimenti di Pomona Avenue alle nuove strutture più ampie all'incrocio tra South Raymond Avenue e Valencia Drive, sempre a Fullerton, anche se lo sviluppo vero e proprio della nuova chitarra iniziò nel '53. E questo conferma i ricordi di Freddie Tavares che sostiene che i lavori sul design della chitarra iniziarono solo nel '53. Probabilmente, secondo George Fullerton, stretto collaboratore di Leo Fender, Leo aveva già buttato giù alcune idee, partendo da una forma del corpo "comfort contoured" e dalla doppia spalla mancante, simile a quella del Precision Bass, e iniziando a studiare pickup e un nuovo ponte, ma fu con l'ingresso di Tavares alla Fender che le linee morbide e aggraziate della Stratocaster presero forma.
Affinché la nuova chitarra si adattasse a più generi musicali, Leo lavorò a lungo sugli avvolgimenti dei pickup. Inoltre decise di sfalsare l'altezza di ogni singolo polo per ottenere una risposta più equilibrata da ogni corda, differenziandoli così dai pickup flat-pole della Telecaster. Il selettore a tre vie permetteva di selezionare un solo pickup alla volta, ma ben presto i chitarristi capirono che poteva essere bloccato a metà strada generando il classico suono ibrido in sordina delle posizioni 2 e 4. Tuttavia la Fender non introdusse il selettore a cinque vie nelle Stratocaster fino al 1977.
Dietro suggerimento di George Fullerton venne introdotto un nuovo ingresso jack, che ora sarebbe entrato in obliquo dal top della chitarra.
Dopo il capotasto, le corde raggiungevano dritte e parallele le chiavette che si trovavano tutte sullo stesso lato della paletta, la cui base era più larga di quella della Telecaster per evitare che il logo fosse nascosto dalle corde, ricordando molto, a dire il vero, la paletta della Bigsby di Merle Travis.
Affinché la nuova chitarra si adattasse a più generi musicali, Leo lavorò a lungo sugli avvolgimenti dei pickup. Inoltre decise di sfalsare l'altezza di ogni singolo polo per ottenere una risposta più equilibrata da ogni corda, differenziandoli così dai pickup flat-pole della Telecaster. Il selettore a tre vie permetteva di selezionare un solo pickup alla volta, ma ben presto i chitarristi capirono che poteva essere bloccato a metà strada generando il classico suono ibrido in sordina delle posizioni 2 e 4. Tuttavia la Fender non introdusse il selettore a cinque vie nelle Stratocaster fino al 1977.
Dietro suggerimento di George Fullerton venne introdotto un nuovo ingresso jack, che ora sarebbe entrato in obliquo dal top della chitarra.
Dopo il capotasto, le corde raggiungevano dritte e parallele le chiavette che si trovavano tutte sullo stesso lato della paletta, la cui base era più larga di quella della Telecaster per evitare che il logo fosse nascosto dalle corde, ricordando molto, a dire il vero, la paletta della Bigsby di Merle Travis.
Manico e tastiera erano un corpo unico interamente in acero su cui spiccavano i black dots, i segnatasti neri tipici delle prime Stratocaster. Come nella Telecaster, il truss rod era inserito da dietro, per cui, nella parte posteriore, si poteva notare una riga dovuta all'inserimento di una "striscia" di noce (detta skunk stripe). Leo Fender ricorda che per il manico scelse l'acero non per sue particolari doti sonore, ma piuttosto perché il suo colorito "blonde andava di moda" presso i chitarristi di quel periodo. Inoltre, siccome era un uomo molto pratico, preferì fissarlo al corpo tramite quattro viti, proprio come accadeva nei banjo, in modo che, nel caso fossero necessarie riparazioni o piccole calibrazioni, potesse essere staccato e trasportato con facilità. Per lo stesso principio anche i pickup furono montati su un battipenna che poteva essere facilmente rimosso dal corpo della chitarra. Le mascherine dei pickup erano in plastica e non in metallo come nella Telecaster per ridurre il feedback microfonico.

La Stratocaster sarebbe terminata molto tempo prima, ricorda Tavares, se non fosse stato per il suo tremolo, che venne sviluppato in più di sei mesi (un anno per Carson e Fullerton). In realtà il termine "tremolo" non era corretto perché quest'unità era un vibrato. Infatti, il tremolo è un effetto di modulazione che implica una variazione di volume, mentre il vibrato è un sistema meccanico che modifica temporaneamente l'altezza del suono. Probabilmente Leo fece quest'errore prendendo ispirazione dall'"Apparatus for producing tremolo effects" del suo amico Doc Kauffman, il cui brevetto venne formalizzato il 5 gennaio del 1932.
Leo volle fortemente questo tipo di ponte per competere con tutte le unità vibrato, come il ponte Bigsby, che stavano conquistando un successo sempre maggiore presso i chitarristi degli anni '50 e che il più delle volte erano costituite da ponti fissi sui quali le corde venivano tese o allentate. Ma tutte avevano un grosso difetto: non sempre riportavano lo strumento alla giusta accordatura. Addirittura sembra che Leo Fender, George Fullerton e Don Randall discutessero sulla possibilità di costruire un nuovo tipo di ponte ancora prima della collaborazione con Bill Carson.
La prima unità vibrato messa a punto da Leo era, a detta di molti, simile a quella che si sarebbe vista qualche anno più tardi nelle Jazzmaster. Ma era ben evidente che questa prima unità facesse perdere molto sustain a causa delle vibrazioni laterali delle corde e perché queste non erano bloccate in modo sufficientemente stabile da impedire la dissipazione della loro energia.
La seconda unità, che Fender chiamò Tremolo Sincronizzato, rappresentò un'autentica rivoluzione nel campo delle chitarre elettriche: prevedeva, infatti, che unità vibrato e ponte si muovessero contemporaneamente avanti e indietro come se fossero un corpo unico (da qui il termine "sincronizzato"), riducendo al minimo l'attrito e mantenendo l'accordatura dello strumento, ma permettendo al tempo stesso ben più di una lieve variazione dell'altezza del suono della chitarra. Questa nuova unità era impiantata al corpo tramite il suo base plate grazie a sei resistenti viti poste davanti a ciascuna selletta. Dalla parte opposta del base plate, nascosta all'interno del corpo della chitarra, veniva fissata una pesante inertia bar (o "blocco del tremolo") di acciaio fresato all'interno del quale venivano conficcate le sei corde. La giusta tensione e il ritorno alla corretta accordatura erano assicurate ancorando la parte finale dell'inertia bar al corpo della chitarra grazie a sei molle (ma anche meno, a seconda del gusto del chitarrista), parallele alle corde. Leo costruì questo avveniristico ma semplicissimo ponte utilizzando gli strumenti di precisione della Race & Olmestead.
Leo volle fortemente questo tipo di ponte per competere con tutte le unità vibrato, come il ponte Bigsby, che stavano conquistando un successo sempre maggiore presso i chitarristi degli anni '50 e che il più delle volte erano costituite da ponti fissi sui quali le corde venivano tese o allentate. Ma tutte avevano un grosso difetto: non sempre riportavano lo strumento alla giusta accordatura. Addirittura sembra che Leo Fender, George Fullerton e Don Randall discutessero sulla possibilità di costruire un nuovo tipo di ponte ancora prima della collaborazione con Bill Carson.
La prima unità vibrato messa a punto da Leo era, a detta di molti, simile a quella che si sarebbe vista qualche anno più tardi nelle Jazzmaster. Ma era ben evidente che questa prima unità facesse perdere molto sustain a causa delle vibrazioni laterali delle corde e perché queste non erano bloccate in modo sufficientemente stabile da impedire la dissipazione della loro energia.
La seconda unità, che Fender chiamò Tremolo Sincronizzato, rappresentò un'autentica rivoluzione nel campo delle chitarre elettriche: prevedeva, infatti, che unità vibrato e ponte si muovessero contemporaneamente avanti e indietro come se fossero un corpo unico (da qui il termine "sincronizzato"), riducendo al minimo l'attrito e mantenendo l'accordatura dello strumento, ma permettendo al tempo stesso ben più di una lieve variazione dell'altezza del suono della chitarra. Questa nuova unità era impiantata al corpo tramite il suo base plate grazie a sei resistenti viti poste davanti a ciascuna selletta. Dalla parte opposta del base plate, nascosta all'interno del corpo della chitarra, veniva fissata una pesante inertia bar (o "blocco del tremolo") di acciaio fresato all'interno del quale venivano conficcate le sei corde. La giusta tensione e il ritorno alla corretta accordatura erano assicurate ancorando la parte finale dell'inertia bar al corpo della chitarra grazie a sei molle (ma anche meno, a seconda del gusto del chitarrista), parallele alle corde. Leo costruì questo avveniristico ma semplicissimo ponte utilizzando gli strumenti di precisione della Race & Olmestead.
Don Randall, presidente della Fender Sales, avrebbe voluto presentare la nuova chitarra già al NAMM del 1953, ma Leo pose una ferma resistenza perché, nei primi prototipi, il Tremolo Sincronizzato aveva ancora alcuni problemi (ad esempio le sellette saltavano frequentemente sotto sforzo).
Tuttavia, all'inizio del 1954 la nuova chitarra era pronta. Venne chiamata, dietro suggerimento di Don Randall, Stratocaster, come logica conseguenza della serie Broadcaster e Telecaster, proseguendo la tradizione dei riferimenti allo spazio, in quanto il nuovo strumento avrebbe portato il design delle chitarre in una nuova stratosfera. Nel mese di aprile furono stampati i primi volantini che raffiguravano la Stratocaster (che fu presentata per la prima volta nell'edizione di maggio dell'International Musician) e con una lettera ai rivenditori la Fender si dichiarava pronta a rifornirli già dal 15 dello stesso mese. Solo più tardi, nell'agosto del 1956, il brevetto dell'unità vibrato di Leo fu approvato con il numero 2.741.146 per evitare che venisse copiata.
Tuttavia, all'inizio del 1954 la nuova chitarra era pronta. Venne chiamata, dietro suggerimento di Don Randall, Stratocaster, come logica conseguenza della serie Broadcaster e Telecaster, proseguendo la tradizione dei riferimenti allo spazio, in quanto il nuovo strumento avrebbe portato il design delle chitarre in una nuova stratosfera. Nel mese di aprile furono stampati i primi volantini che raffiguravano la Stratocaster (che fu presentata per la prima volta nell'edizione di maggio dell'International Musician) e con una lettera ai rivenditori la Fender si dichiarava pronta a rifornirli già dal 15 dello stesso mese. Solo più tardi, nell'agosto del 1956, il brevetto dell'unità vibrato di Leo fu approvato con il numero 2.741.146 per evitare che venisse copiata.
Tuttavia ci sono delle opinioni discordanti sulla data di nascita della Stratocaster. Ad esempio Forrest White sostiene che le prime Stratocaster con tremolo erano state commercializzate solo nell'ottobre del '54 e che tutti i modelli precedenti fossero solo dei prototipi. In realtà alcuni collezionisti sicuramente affidabili possiedono delle Stratocaster datate anche marzo e aprile '54. E queste non sono dei prototipi, sono vere e proprie Stratocaster ufficiali. Probabilmente questa discrepanza è dovuta al fatto che White, essendo il direttore di produzione della Fender, indica come data di uscita delle nuove chitarre solo il mese di ottobre perché è stato solo allora che alla Fender Sales arrivò il primo vero ordine di Stratocaster (circa cento pezzi), anche se molti agenti Fender potrebbero aver venduto o regalato alcune Stratocaster ai venditori locali prima di questa data.
Il corpo della nuova chitarra, normalmente costituito da due o tre pezzi di frassino, aveva una finitura sunburst alla nitrocellulosa ed era ricoperto da un battipenna a singolo strato costituito da materie plastiche viniliche o a base di un nuovo polimero termoplastico, l'ABS (acrilonitrile butadiene stirene).
Le mascherine dei pickup erano in plastica bianca e le manopole di volume e di tono erano più alte di quelle attuali e caratterizzate da un bordo scampanato, su cui erano impressi i numeri, particolarmente stretto, dette per questo short skirt, che si distinguevano dalle long skirt, più basse e dal bordo più ampio e sul quale i numeri erano maggiormente visibili, che le sostituirono alla fine del '54. La plastica utilizzata per questi accessori era il polistirene, un polimero termoplastico spesso confuso, anche oggi, con la bakelite. Tuttavia questo materiale si rivelò presto troppo fragile e venne sostituito nel marzo del 1957 dal più resistente ABS.
Il ponte era ricoperto da una mascherina cromata che serviva solo a migliorare l'aspetto della chitarra e che in genere veniva rimossa subito dopo l'acquisto.
Grazie alla scala di 25,5 pollici, superiore a quella della Gibson, e ai tre pickup in Alnico, il suono della Stratocaster era chiaro, pulito e squillante.
Il radius era di circa 7,25 pollici, ma, in base a come veniva settata giorno per giorno la levigatrice, poteva subire delle lievi variazioni.
Il corpo della nuova chitarra, normalmente costituito da due o tre pezzi di frassino, aveva una finitura sunburst alla nitrocellulosa ed era ricoperto da un battipenna a singolo strato costituito da materie plastiche viniliche o a base di un nuovo polimero termoplastico, l'ABS (acrilonitrile butadiene stirene).
Le mascherine dei pickup erano in plastica bianca e le manopole di volume e di tono erano più alte di quelle attuali e caratterizzate da un bordo scampanato, su cui erano impressi i numeri, particolarmente stretto, dette per questo short skirt, che si distinguevano dalle long skirt, più basse e dal bordo più ampio e sul quale i numeri erano maggiormente visibili, che le sostituirono alla fine del '54. La plastica utilizzata per questi accessori era il polistirene, un polimero termoplastico spesso confuso, anche oggi, con la bakelite. Tuttavia questo materiale si rivelò presto troppo fragile e venne sostituito nel marzo del 1957 dal più resistente ABS.
Il ponte era ricoperto da una mascherina cromata che serviva solo a migliorare l'aspetto della chitarra e che in genere veniva rimossa subito dopo l'acquisto.
Grazie alla scala di 25,5 pollici, superiore a quella della Gibson, e ai tre pickup in Alnico, il suono della Stratocaster era chiaro, pulito e squillante.
Il radius era di circa 7,25 pollici, ma, in base a come veniva settata giorno per giorno la levigatrice, poteva subire delle lievi variazioni.

Il prezzo iniziale della Stratocaster partiva da $249.50 senza custodia, circa il 10% in più della Gibson Les Paul Gold Top e circa il 30% in meno del massimo della linea Les Paul, la Custom. I pochi modelli realizzati senza tremolo costavano, privi di custodia, $229.50.
Le prime Stratocaster potevano essere vendute, con $39.95 in più, all'interno delle custodie sagomate costruite dalla Baldwin che seguivano i contorni della chitarra. Dato che chi le portava sembrava che stesse portando un cane a passeggio, queste custodie vennero chiamate poodle, cioè barboncino. Alla fine del 1954 vennero sostituite da quelle in tweed della Victoria Luggage, più resistenti, e che, con diverse variazioni nello stile, vennero utilizzate per tutto il periodo d'oro della Fender.
Inizialmente furono prodotte solo poche Stratocaster, ma già ad ottobre la produzione andò a pieno regime. A causa della crescente richiesta e siccome per Leo il controllo qualità era di fondamentale importanza per mantenere uno standard di produzione elevato, assunse come responsabile di produzione Forrest White, un suo amico di vecchia data, esperto di ingegneria industriale e di gestione aziendale, sotto la cui direzione l'azienda divenne più efficiente ed in grado razionalizzare la produzione e di soddisfare gli ordini arretrati.
Le prime Stratocaster potevano essere vendute, con $39.95 in più, all'interno delle custodie sagomate costruite dalla Baldwin che seguivano i contorni della chitarra. Dato che chi le portava sembrava che stesse portando un cane a passeggio, queste custodie vennero chiamate poodle, cioè barboncino. Alla fine del 1954 vennero sostituite da quelle in tweed della Victoria Luggage, più resistenti, e che, con diverse variazioni nello stile, vennero utilizzate per tutto il periodo d'oro della Fender.
Inizialmente furono prodotte solo poche Stratocaster, ma già ad ottobre la produzione andò a pieno regime. A causa della crescente richiesta e siccome per Leo il controllo qualità era di fondamentale importanza per mantenere uno standard di produzione elevato, assunse come responsabile di produzione Forrest White, un suo amico di vecchia data, esperto di ingegneria industriale e di gestione aziendale, sotto la cui direzione l'azienda divenne più efficiente ed in grado razionalizzare la produzione e di soddisfare gli ordini arretrati.
Antonio Calvosa
Una ripresa 8mm del 1959 di Forrest White. Digitalizzazione di CinePost. Elaborato da Ross Lenenski.