Dopo il successo della Goldtop, la Gibson sentì la necessità di espandere la linea Les Paul con nuovi strumenti. La Les Paul Custom, modello di fascia alta, venne presentata nell'estate del 1954, dopo lo sviluppo dei prototipi a partire della fine del 1953. Era stata soprannominata "The Fretless Wonder" per i suoi tasti piatti ed estremamente bassi, molto richiesti dai jazzisti negli anni '50.
Lo strumento era caratterizzato da un nuovo binding fatto di strisce bianche e nere in celluloide, parti placcate in oro 24 carati, tastiera in ebano con segnatasti in madreperla e corpo in un unico pezzo di mogano dell'Honduras, privo del top in acero, con battipenna nero a quattro strati. Il risultato era un suono più profondo, scuro e risonante, lontano dalla brillantezza che poteva dare il top in acero.
La finitura nera, che faceva venire in mente le vecchie Orville, venne scelta da Les Paul, che desiderava una finitura "Tuxedo Black". Dopo aver passato un turapori sul corpo in mogano, venivano applicati sei strati di una vernice nera alla nitrocellulosa; si procedeva quindi al raschiamento della vernice sul binding, si applicavano alcuni strati di trasparente e si effettuava la lucidatura finale. A causa della sua eleganza, questa chitarra è spesso soprannominata Black Beauty.
Lo strumento era caratterizzato da un nuovo binding fatto di strisce bianche e nere in celluloide, parti placcate in oro 24 carati, tastiera in ebano con segnatasti in madreperla e corpo in un unico pezzo di mogano dell'Honduras, privo del top in acero, con battipenna nero a quattro strati. Il risultato era un suono più profondo, scuro e risonante, lontano dalla brillantezza che poteva dare il top in acero.
La finitura nera, che faceva venire in mente le vecchie Orville, venne scelta da Les Paul, che desiderava una finitura "Tuxedo Black". Dopo aver passato un turapori sul corpo in mogano, venivano applicati sei strati di una vernice nera alla nitrocellulosa; si procedeva quindi al raschiamento della vernice sul binding, si applicavano alcuni strati di trasparente e si effettuava la lucidatura finale. A causa della sua eleganza, questa chitarra è spesso soprannominata Black Beauty.
La paletta, caratterizzata da binding e da un intarsio split diamond simile a quello presente sulla Super-400, aveva un logo perlato, una mascherina del truss rod con la scritta "CUSTOM" e meccaniche Kluson GS-503-V Super "sealfast", con pomelli "tulip" in plastica. Inizialmente sulla paletta, per non "rovinarne" l'estetica, non era presente nessun seriale; tuttavia, la Gibson iniziò ad usarli presto per facilitarne l'identificazione.
Su questa chitarra fece il suo debutto il nuovissimo ponte Tune-O-Matic, disegnato da Ted McCarty e dai suoi ingegneri già nel 1952, che sarebbe stato montato anche sulle Goldtop dal 1956. Il brevetto era stato depositato il 5 luglio del 1952, ma venne definitivamente approvato solo il 3 aprile del 1956. Era un ponte che dava la possibilità di intonare separatamente ogni singola corda: «The ingegnous Gibson Tune-O-Matic bridge removes intonation difficoulties completely, making it possible, easily, to bring all six strings in tune throughout their playing lenght no matter what gauge strings are used», recitava il catalogo Gibson del 1956.
Con questo nuovo sistema le corde erano fissate ad una barra, chiamata stopbar, che fungeva da cordiera, e raggiungevano il ponte munito di una singola selletta metallica per ogni corda. Le sellette potevano essere spostate in avanti e indietro grazie a sei viti, che ne permettevano la regolazione anche con le corde in tensione, in modo da permettere un'intonazione precisissima, mentre le loro singole altezze erano fisse in modo da seguire la curvatura del manico; tuttavia era possibile regolare l'altezza generale del ponte tramite due rondelle laterali.
Esistevano due modelli Tune-O-Matic, entrambi in ottone: l'ABR-1, nickel plated, e l'ABR-2, gold plated, anche se sulla base di entrambi era inciso "GIBSON ABR-1" - in cui "ABR" stava per "Adjustable Bridge".
La cordiera era stata studiata, almeno inizialmente, per essere settata aderente o quasi al corpo, con le corde che la avvolgevano dalla parte superiore, cosa che permetteva una maggiore risonanza del body e un suono acustico più importante. Tuttavia moltissimi chitarristi iniziarono a montare le corde facendole passare dalla parte posteriore dello stopbar, senza avvolgerlo, aumentando così l'angolo delle corde sulla chitarra e rendendo il suono un po' più brillante sulle note alte, ma portando ad una più facile rottura delle corde. Per superare questo problema, molti chitarristi iniziarono ad aumentare il più possibile l'altezza dello stopbar.
Con questo nuovo sistema le corde erano fissate ad una barra, chiamata stopbar, che fungeva da cordiera, e raggiungevano il ponte munito di una singola selletta metallica per ogni corda. Le sellette potevano essere spostate in avanti e indietro grazie a sei viti, che ne permettevano la regolazione anche con le corde in tensione, in modo da permettere un'intonazione precisissima, mentre le loro singole altezze erano fisse in modo da seguire la curvatura del manico; tuttavia era possibile regolare l'altezza generale del ponte tramite due rondelle laterali.
Esistevano due modelli Tune-O-Matic, entrambi in ottone: l'ABR-1, nickel plated, e l'ABR-2, gold plated, anche se sulla base di entrambi era inciso "GIBSON ABR-1" - in cui "ABR" stava per "Adjustable Bridge".
La cordiera era stata studiata, almeno inizialmente, per essere settata aderente o quasi al corpo, con le corde che la avvolgevano dalla parte superiore, cosa che permetteva una maggiore risonanza del body e un suono acustico più importante. Tuttavia moltissimi chitarristi iniziarono a montare le corde facendole passare dalla parte posteriore dello stopbar, senza avvolgerlo, aumentando così l'angolo delle corde sulla chitarra e rendendo il suono un po' più brillante sulle note alte, ma portando ad una più facile rottura delle corde. Per superare questo problema, molti chitarristi iniziarono ad aumentare il più possibile l'altezza dello stopbar.
Il pickup al ponte era il solito P-90, ma al manico montava il nuovo Alnico Pickup, sviluppato da Seth Lover prima dei PAF. Seth iniziò a lavorare a questo pickup nel 1952, rientrato dal suo servizio nella Marina Militare, e lo terminò nel 1953. Il nuovo pickup aveva sei poli magnetici squadrati, in Alnico 5, ognuno dei quali, tramite una vite, poteva essere regolato in altezza; questo potrebbe far pensare che l'Alnico Pickup era stato pensato per far concorrenza alla Fender, ma in realtà era per competere con DeArmond. La sua bobina era formata da 10.000 avvolgimenti di rame AWG42. Il suo suono ricordava quello dei P-90, ma era più brillante ed aveva un volume maggiore. La potenza dei nuovi magneti era tale che bisognava fare molta attenzione a non avvicinare troppo i poli alle corde per evitare che la loro vibrazione fosse attenuata dall'attrazione dei magneti, ma anche per evitare una spiacevole sovrapposizione di armoniche.
Anche se inizialmente le Les Paul Custom montavano dei pomelli speed knobs, nel 1955 la Gibson iniziò ad usare, per questa chitarra, i pomelli "hatbox" o "bell" knobs.
Anche se inizialmente le Les Paul Custom montavano dei pomelli speed knobs, nel 1955 la Gibson iniziò ad usare, per questa chitarra, i pomelli "hatbox" o "bell" knobs.
Nel 1957 venne presentata la nuova Les Paul Custom, munita addirittura di ben tre humbucking pickup con i poli regolabili dorati! In realtà già qualche tempo prima alcuni musicisti, come Bobby Gibbons, chiesero alla Gibson alcune Les Paul Custom special order, con tre pickup e tre pomelli del volume ed uno master tone. Questa era una configurazione molto particolare: la posizione centrale dello switch attivava sia il pickup al ponte, sia quello centrale, creando un suono "out-of-phase". Tuttavia non tutti i musicisti apprezzarono la Les Paul Custom con tre pickup e, come fece Johnny Winter, chiesero alla Gibson delle custom order a due soli pickup.
Nel corso del 1958 le meccaniche Grover Rotomatics, riconoscibili perché sul dorso riportavano le incisioni "Grover" e "Pat. Pend. USA", sostituirono le Kluson; erano considerate un upgrade, sia per il loro aspetto più resistente ed elegante, grazie al pomello in metallo "kidney bean", sia per l'aumentata turning ratio.
Una particolarità di questa chitarra è che potevano essere richieste delle Custom Order: delle Les Paul Custom modificate in base alle esigenze - o ai vezzi - del chitarrista, per cui si possono trovare anche alcune Les Paul Custom dalle finiture diverse o addirittura con il top in acero!
Les Paul fu così colpito da questa chitarra, che, con Mary Ford, iniziò ad usare quasi esclusivamente un paio di Les Paul Custom nere ed una custom order bianca.
Una particolarità di questa chitarra è che potevano essere richieste delle Custom Order: delle Les Paul Custom modificate in base alle esigenze - o ai vezzi - del chitarrista, per cui si possono trovare anche alcune Les Paul Custom dalle finiture diverse o addirittura con il top in acero!
Les Paul fu così colpito da questa chitarra, che, con Mary Ford, iniziò ad usare quasi esclusivamente un paio di Les Paul Custom nere ed una custom order bianca.
Antonio Calvosa