Le Stratocaster costruite tra il 1954 e la metà del 1959 erano tutte dotate di un manico in acero privo di tastiera separata. Talvolta l'acero usato per il manico poteva essere splendidamente figurato, ma Freddie Tavares ricorda come Leo Fender non fosse molto propenso ad utilizzare legni particolarmente appariscenti: «Leo always discouraged the beautiful wood in the neck because it's so rare. If we were a custom instruments′ maker, fine, we could get enough of it, but not to make plenty of guitars. So, Leo was very much against it, because it's not a good thing to do to have the ordinary run of the mill products to look like superlative instruments now and then for the same price». Tuttavia non sono rare le Stratocaster, soprattutto quelle costruite tra il 1954 e il 1956, che mostrano manici in acero figurato.
Durante gli anni '50 e '60, i manici erano rifiniti con tre strati: turapori, primer e trasparente alla nitrocellulosa. Tuttavia, alla fine degli anni '60, la Fender iniziò ad usare il più resistente poliestere che resisteva meglio ai graffi e che velocizzava i tempi di produzione. I capotasti in osso erano montati prima che il manico fosse rifinito, per cui è facile trovare residui di nitrocellulosa sulla sua superficie. |
Il truss rod veniva inserito dalla parte posteriore del manico, facendo un'incisione longitudinale, che era riempita con una striscia di noce, detta skunk stripe. All'altezza del capotasto, il punto di ancoraggio del truss rod era anch'esso nascosto con un tassello di noce, dall'aspetto di una goccia, spesso chiamato walnut plug. La sua forma non era perfettamente uguale in tutte le Stratocaster, probabilmente per i diversi template utilizzati. In alcuni casi il walnut plug veniva verniciato; il motivo non è chiaro, ma probabilmente era per mascherare un non corretto o anomalo inserimento del truss rod.
Dalla metà del 1959 la Fender iniziò a montare, sopra il manico in acero, una spessa tastiera in palissandro brasiliano, probabilmente dopo le lamentele di alcuni musicisti o rivenditori che mal digerivano la tendenza delle tastiere in acero a scurirsi in poco tempo. Infatti la nitrocellulosa usata sul manico era igroscopica e tendeva ad assorbire molto il sudore. A parità di pickup ed amplificatore, il palissandro aveva un attacco minore e rendeva il suono della chitarra più scuro.
Dato che la base di contatto tra i due legni era piatta, queste tastiere vennero chiamate slab board. Siccome non era più necessario inserire il truss rod dalla parte posteriore del manico, ma veniva inserito prima di incollare la tastiera, le nuove Stratocaster con tastiera in palissandro erano prive di skunk stripe e walnut plug. È interessante notare come i cataloghi del 1959-60 mostrassero una Stratocaster con tastiera in palissandro ma con un walnut plug sopra il capotasto. Probabilmente in questa prima chitarra, o prototipo, che ora appartiene a Gil Southworth, il truss rod era stato ancora inserito da dietro. |
Dall'agosto del 1962 fino alla metà del 1983 la Fender utilizzò tastiere più sottili delle slab board e dalla base arcata e non più piatta, conosciute con il nome di veneer o round lam. Inizialmente erano un po' più spesse, ma dal '63 diventarono ancora più sottili.
È opinione comune che questo passaggio fosse dovuto alla volontà di risparmiare il palissandro, anche se, secondo Dan Smith, Leo decise di impiegare le tastiere veneer solo a causa del differente coefficiente di espansione del palissandro e dell'acero. I due legni si contraggono, infatti, in modo diverso in base alle differenti condizioni di umidità e siccome questa differenza poteva comportare alcuni problemi al modo in cui venivano tagliati i solchi dei tasti delle Stratocaster, Fender decise di modificare il tipo di tastiera: «On the most of slab boards, slots are cut straight across, parallel to the flat back. They go almost all the way through, so instead of a solid hunk of wood, the effect is to have a bunch of little blocks. When the weather changes, and the rosewood and maple expand or contract at different rates, they can twist or warp. It's not a big problem with deep slots, because the fingerboard is more flexible and there's some “give.” But Leo used a swing-arm fret slot cutter, and the slots were curved on top and not as deep, so he had this thick beam of rosewood running down the neck, and it could twist or bend with shifts in the weather; it didn't “give”. He didn't want to change the way he cut slots, so he went with a thinner, curved piece of rosewood».
Nel 1965, il governo brasiliano, per favorire le imprese locali, impose un embargo sull'esportazione del palissandro brasiliano, che non poteva essere più esportato così com'era, ma già parzialmente tagliato in blocchi. La Fender, che non era soddisfatta della qualità dei blocchi di legno provenienti dal Brasile, smise quindi l'importazione di questo legno, esaurendone in breve le scorte, preferendo il palissandro indiano. Come ogni transizione il passaggio non è stato netto, ma graduale, ed è possibile trovare Stratocaster con tastiera in palissandro brasiliano datate ottobre '65. Nonostante non sia più stato preso in considerazione dalla Fender, se non in alcune rare chitarre fatte dopo il buyout del 1985, il palissandro brasiliano venne inserito nelle specie protette del CITES solo nell'estate del 1992.
Dal 1965 la tastiera in acero tornò ad essere disponibile, su richiesta, come alternativa al palissandro. Tuttavia le nuove tastiere in acero, chiamate maple cap, erano incollate su un manico che, a differenza di quelle degli anni '50, non era quindi più costituito da un pezzo unico di legno. È possibile distinguere i manici maple cap da quelli 1-piece maple neck (o fretted maple neck) delle Stratocaster anni '50 grazie all'assenza dello skunk stripe e del walnut plug e perché quelli degli anni '70 erano rifiniti al poliestere, al contrario di quelli anni '50 che erano rivestiti di una sottile lacca alla nitro che spesso ingialliva nel tempo.
All'inizio del 1970 la Fender sostituì questi manici opzionali con tastiera in acero con quelli fretted maple neck (sempre su richiesta).
Alla fine del 71 la Fender tornò ad inserire il truss rod sempre dalla parte posteriore del manico, anche nelle Stratocaster dalla tastiera in palissandro: di conseguenza anche queste chitarre erano dotate di skunk stripe.
Dalla metà del 1983 le tastiere in palissandro, contemporaneamente all'introduzione del BiFlex truss rod, tornarono ad essere slab board sia sulla Stratocaster Standard, sia sulla Elite.
Dal 1965 la tastiera in acero tornò ad essere disponibile, su richiesta, come alternativa al palissandro. Tuttavia le nuove tastiere in acero, chiamate maple cap, erano incollate su un manico che, a differenza di quelle degli anni '50, non era quindi più costituito da un pezzo unico di legno. È possibile distinguere i manici maple cap da quelli 1-piece maple neck (o fretted maple neck) delle Stratocaster anni '50 grazie all'assenza dello skunk stripe e del walnut plug e perché quelli degli anni '70 erano rifiniti al poliestere, al contrario di quelli anni '50 che erano rivestiti di una sottile lacca alla nitro che spesso ingialliva nel tempo.
All'inizio del 1970 la Fender sostituì questi manici opzionali con tastiera in acero con quelli fretted maple neck (sempre su richiesta).
Alla fine del 71 la Fender tornò ad inserire il truss rod sempre dalla parte posteriore del manico, anche nelle Stratocaster dalla tastiera in palissandro: di conseguenza anche queste chitarre erano dotate di skunk stripe.
Dalla metà del 1983 le tastiere in palissandro, contemporaneamente all'introduzione del BiFlex truss rod, tornarono ad essere slab board sia sulla Stratocaster Standard, sia sulla Elite.
Pin Router's Holes
Tra gli anni 50 e la fine degli anni '70 la fender usava pin router e templates per tagliare la forma manico e della paletta delle Stratocaster. Quando il template veniva rimosso, lasciava dei piccoli fori tra le meccaniche del sol e del re e alla base del tacco del manico.
Segnatasti
Sulle Stratocaster dal manico in acero degli anni '50 furono impiegati i segnatasti circolari neri, larghi 0,25 pollici, conosciuti come black dots.
Quando il palissandro sostituì l'acero per le tastiere, per rendere i segnatasti maggiormente visibili, la Fender preferì usare dei dot di colore bianco opaco, che spesso con il tempo tendevano ad ingiallire e a diventare marrone chiaro, che oggi sono noti con il termine paper dots o più frequentemente come clay dots. Essendo costituiti da un materiale fibroso (che, analizzato in laboratorio risultava, costituito principalmente da zinco cloridrato e cellulosa), e non da una pasta chiamata "ivorina", come a volte erroneamente riportato, venivano inseriti nella tastiera come dischi alti solo 0,0625 pollici, così sottili che, durante i refret, potevano anche saltare via. Sembra che alcuni dei primissimi segnatasti utilizzati sulle tastiere in palissandro fossero costituiti da una fibra di lino.
Quando il palissandro sostituì l'acero per le tastiere, per rendere i segnatasti maggiormente visibili, la Fender preferì usare dei dot di colore bianco opaco, che spesso con il tempo tendevano ad ingiallire e a diventare marrone chiaro, che oggi sono noti con il termine paper dots o più frequentemente come clay dots. Essendo costituiti da un materiale fibroso (che, analizzato in laboratorio risultava, costituito principalmente da zinco cloridrato e cellulosa), e non da una pasta chiamata "ivorina", come a volte erroneamente riportato, venivano inseriti nella tastiera come dischi alti solo 0,0625 pollici, così sottili che, durante i refret, potevano anche saltare via. Sembra che alcuni dei primissimi segnatasti utilizzati sulle tastiere in palissandro fossero costituiti da una fibra di lino.
Inserimento dei Black Dots, a destra, e dei Clay Dots, a sinistra. Si può vedere che il modo in cui venivano inserito era lo stesso. Anche i Clay Dots, come i Black Dots, erano spinti (e non spalmati) all'interno di piccoli fori scavati nella tastiera.
Fino alla metà del 1963, lo spazio tra i due segnatasti al dodicesimo tasto era maggiore perché questi intersecavano la corda di La e quella di Si (wide spacing). In seguito lo spazio fu ridotto e i due segnatasti iniziarono ad essere quasi tangenti alle due corde (narrow spacing). È importante ricordare che non esisteva una distanza fissa tra i due segnatasti, ma poteva variare, anche se solo in modo quasi impercettibile, da una tastiera all'altra.
La Fender impiegò i clay dots sulle Stratocaster fino a quando, nel novembre del 1964, li sostituì gradualmente con segnatasti dall'aspetto perlato e leggermente più grandi, i pearloid dots, che furono utilizzati sulle tastiere in palissandro fino alla metà del 1983, quando furono sostituiti da segnatasti completamente bianchi, a volte chiamati whitish dots.
Ovviamente, quando dalla fine degli anni '60 l'acero tornò disponibile sulle tastiere delle Stratocaster, in alternativa al palissandro, furono impiegati nuovamente i black dots, anche se questa volta i due dot al dodicesimo tasto non erano distanziati come quelli delle Stratocaster degli anni '50.
Anche sulle tastiere delle Vintage Reissue spiccavano i whitish dots perché la Fender non fu in grado di replicare gli storici clay dots. Inoltre, per non stravolgere le macchine, preferì non riprodurre neppure lo spazio "storico" tra i segnatasti al dodicesimo tasto, a differenza delle Reissue giapponesi che avevano la corretta distanza!
La Fender impiegò i clay dots sulle Stratocaster fino a quando, nel novembre del 1964, li sostituì gradualmente con segnatasti dall'aspetto perlato e leggermente più grandi, i pearloid dots, che furono utilizzati sulle tastiere in palissandro fino alla metà del 1983, quando furono sostituiti da segnatasti completamente bianchi, a volte chiamati whitish dots.
Ovviamente, quando dalla fine degli anni '60 l'acero tornò disponibile sulle tastiere delle Stratocaster, in alternativa al palissandro, furono impiegati nuovamente i black dots, anche se questa volta i due dot al dodicesimo tasto non erano distanziati come quelli delle Stratocaster degli anni '50.
Anche sulle tastiere delle Vintage Reissue spiccavano i whitish dots perché la Fender non fu in grado di replicare gli storici clay dots. Inoltre, per non stravolgere le macchine, preferì non riprodurre neppure lo spazio "storico" tra i segnatasti al dodicesimo tasto, a differenza delle Reissue giapponesi che avevano la corretta distanza!
Anche l'aspetto dei side markers variò nel tempo e seguì quello dei segnasti; tuttavia, quando la Fender tornò ad impiegare, all'inizio del 1970, un unico pezzo di acero per manico e tastiera, i black dots rimasero come side markers anche sulle tastiere in palissandro.
Inoltre, dal 1971, erano incastonati nel manico, a differenza di quelli presenti nelle Stratocaster pre-CBS che venivano collocati tra manico e tastiera.
Inoltre, dal 1971, erano incastonati nel manico, a differenza di quelli presenti nelle Stratocaster pre-CBS che venivano collocati tra manico e tastiera.
Note
Infine c'è da ricordare che, anche se quelle realmente prodotte furono pochissime, tra il 1965 e il 1967 la Fender diede la possibilità di avere una tastiera con il binding.
All'inizio del 1960 furono fabbricate anche alcune tastiere in cocobolo e alcuni manici in noce americano (hickory).
All'inizio del 1960 furono fabbricate anche alcune tastiere in cocobolo e alcuni manici in noce americano (hickory).