La VENTURES STRATOCASTER
The Ventures era una band strumentale, diventata famosa a cavallo tra gli anni '50 e '60, che fece ampio uso di chitarre e bassi Fender. Nel periodo d'oro era formata dal chitarrista ritmico Don Wilson, dal bassista e chitarrista Bob Bogle, dal chitarrista Nokie Edwards, che si alternò nel tempo a Gerry McGee, e dal batterista Mel Taylor.
Nonostante utilizzarono anche strumenti Mosrite (che produsse una linea con il loro nome), la Fender decise di celebrare, nel 1996, il proprio cinquantesimo anniversario realizzando, solo per un anno e a tiratura limitata, una serie di Ventures Stratocaster, Jazzmaster e Jazz Bass, dal corpo in frassino e dalla finitura trasparente Midnight Black, attraverso la quale era possibile intravedere le venature del legno e che virava sul nero opaco sui bordi. Erano caratterizzate da una paletta piccola in tinta con il The Ventures Logo, da una tastiera in palissandro con binding ai lati, da segnatasti e battipenna perlati e hardware dorato. |
Ciascuno dei membri chiese delle modifiche al design originale Fender: Gerry, in particolare, ispirandosi ad Eric Clapton, fece montare sulla sua chitarra tre pickup Gold Lace Sensor e il boost MDX al posto della seconda manopola di tono.
La Fender Japan decise di continuare, solo per il territorio giapponese, la produzione della Ventures Stratocaster fino al 1999; il modello "domestic" era distinguibile per la presenza del logo della band anche sul corpo dello strumento.
La Fender Japan decise di continuare, solo per il territorio giapponese, la produzione della Ventures Stratocaster fino al 1999; il modello "domestic" era distinguibile per la presenza del logo della band anche sul corpo dello strumento.
LE HELLECASTERS
Nel 1997 la Fender lanciò una linea di chitarre dalle caratteristiche mai viste prima dedicate alla super-band Hellcasters, un trio di chitarristi che suonavano lick, riff e assoli basati sulle loro tre chitarre armonizzate: Will Ray (un session player della Virginia), John Jorgenson (già chitarrista della Desert Rose Band e di Elton John) e Jerry Donahue (dei Fairport Convention).
La John Jorgenson Hellecaster si notava subito per il particolarissimo design dei sui pickup Seymour Duncan split single coils, in cui ciascuno era diviso in due, privi di ronzii ma molto lontani dal classico suono Stratocaster. Un push pull sul secondo controllo di tono permetteva di attivare il pickup al ponte insieme a quello al manico o alla combinazione manico/centrale, per un totale di sette suoni; il pomello centrale non era treble cut ma bass cut. Corpo pesante in acero (da non credere!), gold hardware, palettone reverse con Schaller locking tuners, ponte fluttuante Schaller in ottone e finitura Black Sparkle, erano le altre caratteristiche di questa chitarra. |
La Jerry Donahue Stratocaster, dalla finitura Sapphire Blue con battipenna "Dark Blue with Sparkle Elements", aveva un manico dal profilo tendente al "V" ed era dotato di un'elettronica del tutto innovativa.
Il pickup al ponte, un Seymour Duncan Custom Tele Voiced Single Coil, molto simile al Seymour Duncan Twangbucker, era superavvolto ed aveva uno steel plate per un suono più ricco di medi e dal maggior sustain e attacco; gli altri due erano Seymour Duncan APS-2 Single Coil in Alnico II.
Oltre al classico master volume, aveva un solo pomello di tono che agiva tutti i pickup; la manopola centrale era in realtà era un 2-way rotary switch che, combinato al selettore a cinque vie, permetteva di passare dai cinque classici suoni della Stratocaster ad altri tre: uno in cui il pickup al ponte e quello al manico lavoravano insieme in parallelo, altri due in cui questi pickup venivano combinati con un circuito alternativo, costituito da una resistenza e da un altro condensatore, per ottenere un suono definito "out-of-phase" o "in-between".
Will Ray invece si fece costruire dalla Fender due modelli, la sua signature Jazz-A-Caster e la Mojo-Tele.
Furono tutte realizzate a tiratura limitata, sembra infatti siano state prodotte circa 200 Jazz-A-Caster e 400 John Jorgenson Hellecaster e Jerry Donahue Stratocaster.
Il pickup al ponte, un Seymour Duncan Custom Tele Voiced Single Coil, molto simile al Seymour Duncan Twangbucker, era superavvolto ed aveva uno steel plate per un suono più ricco di medi e dal maggior sustain e attacco; gli altri due erano Seymour Duncan APS-2 Single Coil in Alnico II.
Oltre al classico master volume, aveva un solo pomello di tono che agiva tutti i pickup; la manopola centrale era in realtà era un 2-way rotary switch che, combinato al selettore a cinque vie, permetteva di passare dai cinque classici suoni della Stratocaster ad altri tre: uno in cui il pickup al ponte e quello al manico lavoravano insieme in parallelo, altri due in cui questi pickup venivano combinati con un circuito alternativo, costituito da una resistenza e da un altro condensatore, per ottenere un suono definito "out-of-phase" o "in-between".
Will Ray invece si fece costruire dalla Fender due modelli, la sua signature Jazz-A-Caster e la Mojo-Tele.
Furono tutte realizzate a tiratura limitata, sembra infatti siano state prodotte circa 200 Jazz-A-Caster e 400 John Jorgenson Hellecaster e Jerry Donahue Stratocaster.
ALTRE SIGNATURE MADE IN JAPAN
Molte altre signature furono realizzate in Giappone: due Stratocaster dedicate ad Hank Marvin, la prima Fender branded, la seconda Squier, la Iron Maiden e la Matthias Jabs, distinguibile per i segnatasti a forma di pianeta e per la presenza di due pomelli del volume ed uno solo di tono.
Furono fabbricate anche due limited edition, l'accattivante Richie Sambora Paisley Stratocaster e la Ritchie Blackmore, e la Yngwie Malmsteen Standard Stratocaster; di questi strumenti esistevano anche delle versioni destinate al solo territorio giapponese, con specifiche leggermente differenti.
Furono fabbricate anche due limited edition, l'accattivante Richie Sambora Paisley Stratocaster e la Ritchie Blackmore, e la Yngwie Malmsteen Standard Stratocaster; di questi strumenti esistevano anche delle versioni destinate al solo territorio giapponese, con specifiche leggermente differenti.
Antonio Calvosa