LA GUERRA DEI CLONI: LA LAWSUIT ERA
Durante la fine degli anni ‘70 la Fender (e altri grandi marchi americani come Gibson e Martin) vide il proprio mercato sempre più ostacolato dalle innumerevoli copie giapponesi dei suoi strumenti. I costi di produzione per la Fender stavano aumentando e i produttori giapponesi erano diventati dei seri concorrenti.
Le prime copie non erano molto buone, quindi la Fender non gli diede troppo peso, ma gradualmente i produttori giapponesi migliorarono la qualità delle loro chitarre, rosicchiando quote sempre maggiori sul mercato globale delle chitarre. Questi strumenti spesso erano veri e propri cloni delle Stratocaster, ma costavano meno — il costo di produzione in Giappone nei primi anni ‘80 era molto più basso che negli Stati Uniti.
Ibanez fu uno dei primi marchi giapponesi a entrare sul mercato negli USA e in Europa. Greco e Fernandes erano altri marchi noti per la loro produzione di copie di qualità. Ma c'era un marchio giapponese in particolare che preoccupava Fender: la Tokai.
Le prime copie non erano molto buone, quindi la Fender non gli diede troppo peso, ma gradualmente i produttori giapponesi migliorarono la qualità delle loro chitarre, rosicchiando quote sempre maggiori sul mercato globale delle chitarre. Questi strumenti spesso erano veri e propri cloni delle Stratocaster, ma costavano meno — il costo di produzione in Giappone nei primi anni ‘80 era molto più basso che negli Stati Uniti.
Ibanez fu uno dei primi marchi giapponesi a entrare sul mercato negli USA e in Europa. Greco e Fernandes erano altri marchi noti per la loro produzione di copie di qualità. Ma c'era un marchio giapponese in particolare che preoccupava Fender: la Tokai.
La copia della Stratocaster commercializzata dalla Tokai si chiamava Springy Sound, realizzata con un’attenzione meticolosa ai dettagli, lanciata nel 1977. Con la Springy Sound, la Tokai replicava chiaramente l'aspetto, la costruzione e la suonabilità delle Stratocaster dell’epoca d'oro. Per esempio, il carattere usato per il logo Tokai sulla paletta della Springy Sound somigliava al classico Spaghetti logo della Fender, mentre la piccola scritta “WITH SYNCHRONIZED TREMOLO” era stata sostituita con “THIS IS THE EXACT REPLICA OF THE GOOD OLD STRAT”, mentre “ORIGINAL Contour Body” era diventato “Oldies BUT Goldies”.
E non è tutto: un anno prima, la Tokai aveva già lanciato una copia della Les Paul con il logo “Tokai” sulla paletta al posto di quello “Gibson”.
E non è tutto: un anno prima, la Tokai aveva già lanciato una copia della Les Paul con il logo “Tokai” sulla paletta al posto di quello “Gibson”.
Non era solo questa audacia a irritare tanto Fender e Gibson: le chitarre erano davvero impressionanti. Mentre la Fender era preoccupata per le pressioni finanziarie e gli obiettivi di profitto imposti dalla gestione CBS, la Tokai studiava meticolosamente i modelli originali, smontandoli, analizzandoli attentamente e facendo centinaia di fotografie, il tutto con un occhio maniacale ai dettagli.
Anche se le chitarre erano originariamente destinate al mercato interno giapponese, all'inizio degli anni ‘80 la Tokai iniziò ad esportare i suoi strumenti in tutto il mondo. Nel Regno Unito, Blue Suede Music iniziò a importare copie Tokai nell’ottobre del 1981 presentandole con la loro pubblicità provocante “Tokai is coming”, in cui era raffigurata una ragazza nuda che si divertiva con una Springy Sound (la modella era la fidanzata del proprietario di Blue Suede).
Anche se le chitarre erano originariamente destinate al mercato interno giapponese, all'inizio degli anni ‘80 la Tokai iniziò ad esportare i suoi strumenti in tutto il mondo. Nel Regno Unito, Blue Suede Music iniziò a importare copie Tokai nell’ottobre del 1981 presentandole con la loro pubblicità provocante “Tokai is coming”, in cui era raffigurata una ragazza nuda che si divertiva con una Springy Sound (la modella era la fidanzata del proprietario di Blue Suede).
Ovviamente, la Tokai irritò molto i dirigenti della Fender. Dan Smith disse: «Regardless of how bad the originators might be at making a product, that doesn’t give anybody else license to copy it. […] That used to irritate me no end. To copy us wholesale, down to the last screw, still irritates me».
La Fender intraprese quindi azioni legali, autorizzando la dogana degli Stati Uniti a sequestrare le chitarre importate che avevano lo stesso design delle palette delle chitarre Fender e a tagliarne i manici.
Ma questo non era sufficiente. Fender doveva trovare qualcos'altro se voleva sopravvivere.
Bill Schultz e Dan Smith erano consapevoli che i produttori giapponesi ottenevano i loro maggiori profitti in Giappone, dove applicavano prezzi relativamente alti rispetto ai prezzi che fissavano negli Stati Uniti e in Europa, che erano molto bassi per migliorare la loro competitività e ampliare la loro quota di mercato.
Per Bill e Dan la soluzione era vendere strumenti a marchio Fender fabbricati in Giappone a prezzi inferiori rispetto a quelli dei loro concorrenti giapponesi. Questo avrebbe costretto la Tokai e gli altri marchi giapponesi ad abbassare i loro prezzi in patria per rimanere competitivi, ed essere quindi costretti aumentare i loro prezzi all'estero per rimanere redditizi.
La Fender intraprese quindi azioni legali, autorizzando la dogana degli Stati Uniti a sequestrare le chitarre importate che avevano lo stesso design delle palette delle chitarre Fender e a tagliarne i manici.
Ma questo non era sufficiente. Fender doveva trovare qualcos'altro se voleva sopravvivere.
Bill Schultz e Dan Smith erano consapevoli che i produttori giapponesi ottenevano i loro maggiori profitti in Giappone, dove applicavano prezzi relativamente alti rispetto ai prezzi che fissavano negli Stati Uniti e in Europa, che erano molto bassi per migliorare la loro competitività e ampliare la loro quota di mercato.
Per Bill e Dan la soluzione era vendere strumenti a marchio Fender fabbricati in Giappone a prezzi inferiori rispetto a quelli dei loro concorrenti giapponesi. Questo avrebbe costretto la Tokai e gli altri marchi giapponesi ad abbassare i loro prezzi in patria per rimanere competitivi, ed essere quindi costretti aumentare i loro prezzi all'estero per rimanere redditizi.
lA fENDER jAPAN
Dan Smith, Bill Schultz e Roger Balmer (all'epoca responsabile del marketing e delle vendite di Fender) iniziarono a discutere di come produrre chitarre Fender in Giappone nel dicembre 1981. La Fender aveva già un distributore giapponese dal 1963, la Yamano Music, ma poiché questo vendeva solo nei propri uffici di vendita a Tokyo, Osaka, Nagoya e Fukuoka, la Fender cercò un distributore aggiuntivo con una portata più ampia. Dopo aver discusso con diversi candidati, Schultz e Balmer alla fine scelsero la Kanda Shokai.
La Tokai venne suggerita come possibile fabbrica, ma i dirigenti della FMIC detestavano la Tokai, e scelsero la FujiGen Gakki, a Matsumoto, circa 200 km a nord di Tokyo. La Fuji Gen Gakki Seizou Kabushikigaisha (che si traduce letteralmente come Società Fabbrica di Strumenti a Corde Fujigen) era nota perché produceva il marchio Greco per Kanda, oltre alle Ibanez e ad altri strumenti di qualità (ad esempio, per realizzare con precisione le copie Greco, la Fujigen acquistava prima una vera Fender vintage da analizzare). |
Dopo un incontro con Chitoshi Kojima della Kanda Shokai e Mike Yamano della Yamano Music, la joint venture Fender Japan Co. Ltd. fu ufficialmente istituita al Grand Palace Hotel, Kudanshita, Tokyo, l’11 marzo 1982.
L'accordo prevedeva che le chitarre Fender prodotte in Giappone sarebbero state fabbricate da Fujigen sotto licenza Fender, mentre la loro distribuzione sul mercato interno giapponese sarebbe stata gestita sia da Kanda che da Yamano, e Yamano avrebbe continuato a vendere anche le Fender importate dagli Stati Uniti. |
Spesso si dice erroneamente che la Fujigen fosse semplicemente la fabbrica scelta dalla Fender Japan per costruire gli strumenti. Questo non è corretto: la Fujigen era un partner paritario nell’azienda, possedendo una quota significativa delle azioni della Fender Japan, proprio come la Fender USA. Fujigen aveva la stessa voce degli americani in tutte le riunioni del consiglio aziendale e nelle decisioni più importanti, e non si limitavano a seguire ordini, ma partecipavano attivamente alla loro creazione.
Questo fu reso possibile da Ace Nakata, che negoziò questi termini nella creazione della Fender Japan. Ace, vicepresidente di lunga data di Fujigen, fu il negoziatore principale per l’azienda giapponese durante le riunioni che stabilirono le fondamenta della Fender Japan. Ogni decisione importante presa da Fujigen era una sua idea, e la Fender Japan divenne il suo fiore all'occhiello. Grazie al contributo di Ace, non solo Fujigen beneficiava dei risultati della Fender Japan, ma tutti i soggetti coinvolti, specialmente la Fender USA.
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Oltre a produrre chitarre per l'esportazione negli Stati Uniti e in Europa, Fujigen produceva strumenti destinati esclusivamente al mercato interno giapponese, che spesso erano diversi da quelli disponibili nel mercato occidentale perché la Fender Japan era libera di scegliere quali modelli produrre e vendere in Giappone per soddisfare le richieste dei clienti giapponesi.
La nascita della Fender Japan fu un enorme successo per l'azienda di Corona e un duro colpo per tutte le copie made in Japan. Anche la Tokai, che faceva ottime repliche delle Fender, risentì delle nuove chitarre MIJ, come riportato da Paul Colbert, il primo giornalista a recensire i nuovi strumenti: «Tokai are as detailed in their replicas but, psycological or not, having that Fender logo at the top of the headstock puts heritage in your hands, even if given an Eastern interpretation».
La prima pubblicità delle chitarre made in Japan recitava: «An international team of guitar designers and craftsman gave these new Squier guitars the same light touch and brilliant tone that made the originals the world's most sought-after electric guitars», senza fare nessun riferimento a dove fossero realizzate.
La prima pubblicità delle chitarre made in Japan recitava: «An international team of guitar designers and craftsman gave these new Squier guitars the same light touch and brilliant tone that made the originals the world's most sought-after electric guitars», senza fare nessun riferimento a dove fossero realizzate.
Questo portò a credere che i lavoratori americani non avessero preso bene la notizia a causa di vecchie antipatie che risalivano alla Seconda Guerra Mondiale. Tuttavia quasi l'80% degli operai della Fender erano latini, non americani, e non avevano nulla contro i Giapponesi. Ovviamente alcuni di loro avevano paura che avrebbero perso il loro posto di lavoro a causa del progetto made in Japan, ma questo non era odio razziale.
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Nella seconda metà degli anni '80 Makoto "Nick" Sugimoto fondò un piccolo Custom Edition Team, una sorta di Custom Shop giapponese. Makoto era un liutaio che aveva lavorato per 23 anni nel reparto Ricerca e Sviluppo della fabbrica di Fujigen, i suoi progetti erano alla base delle collaborazioni che Fujigen aveva con tutti i suoi principali clienti, tra cui Greco, Ibanez, Yamaha, Epiphone e, ovviamente, Fender. Fu lui a costruire la chitarra che per prima venne spedita negli USA per mostrare alla Fender quanto fossero bravi i liutai della Fujigen nel costruire le chitarre (quindi non venne spedita una Greco, come spesso viene riportato). Makoto lasciò la fabbrica di Matsumoto nel 2001 e nel 2002 avviò con lo zio una propria linea di strumenti con il brand Sugi Guitars.
Il Custom Edition Team era costituito da un piccolo gruppo di liutai altamente specializzati, che avevano studiato a lungo le chitarre Fender e che mantenevano continui rapporti con la Fender negli USA; usavano solo legni selezionati e materiali di alta qualità e si occupavano personalmente degli ordini speciali dei chitarristi e dei bassisti.
Il Custom Edition Team era costituito da un piccolo gruppo di liutai altamente specializzati, che avevano studiato a lungo le chitarre Fender e che mantenevano continui rapporti con la Fender negli USA; usavano solo legni selezionati e materiali di alta qualità e si occupavano personalmente degli ordini speciali dei chitarristi e dei bassisti.

Da sinistra a destra, in piedi: Ace Nakata (Fujigen VP), Mr. Nakamura (Dept Foreman), Dan Smith, Makoto Sugimoto, Michael Stevens, Mr.Shimoda (Ensenada Paint Dept.), Mr.Hirabayashi (Guitar R&D and Regular Guitar Making). Da sinistra a destra, in ginocchio: Johnny Saitoh (Musicista, costru le prime Squier), Mr.Takayama (Senior Factory Production Manager), Yoshimochi Kamijo (Fujigen President), Suzuki (Senior R&D Masterbuilder). 1988. Courtesy of M. N. Sugimoto
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Nella seconda metà degli anni '90 Sam Sekihara, amministratore delegato di Fender Japan, ebbe l'idea di sostituire la decal "Made in Japan" con quella "Crafted in Japan", con l'intento di dare un maggior prestigio alle chitarre Fender costruite a Fujigen e distinguere le Fender giapponesi dagli altri strumenti costruiti in Giappone. In quel periodo gli ordini alla Fujigen stavano aumentando rapidamente e la fabbrica sembrava non essere più in grado di soddisfare tutte le richieste, perciò il Vice Presidente della Fujigen Ace Nakata propose di coinvolgere nella produzione delle Fender anche la fabbrica Dyna Gakki, nella città di Chino, prefettura di Nagano, già costruttrice delle Greco. Questo casualmente accadde contemporaneamente alla sostituzione della decal "Made" con quella "Crafted". Infatti entrambe le fabbriche, Fujigen e Dyna, costruirono i primissimi strumenti con la decal "Crafted in Japan".
Da lì a poco la fabbrica di Fujigen decise di concludere il proprio rapporto con la Fender e la produzione fu spostata completamente alla Dyna. Le ultime Fender di Fujigen furono fabbricate nel 1997.
All'inizio la Dyna non era in grado di garantire la produzione di 5000 strumenti al mese come la Fujigen, per questo la Fender diede il permesso alla Tokai di produrre temporaneamente alcune Fender; in pochi mesi però la Dyna aumentò la propria capacità produttiva e la Tokai smise di produrre le Fender.
È importante tenere presente che anche la Fujigen, come tutti i produttori giapponesi, a volte dava alcuni lavori in subappalto. Di solito le aziende che prendevano il lavoro in subappaltato non erano grandi fabbriche, ma piccoli laboratori in cui lavoravano una o due persone, ma c’erano alcune eccezioni, come nel caso di Atlansia, che per un po' ha fatto i manici per la Fujigen fino a quando il loro rapporto non vene interrotto perché le loro tecniche di costruzione non erano viste di buon occhio dalla Fender per alcuni problemi al truss rod.
I lavori in subappalto includevano la realizzazione di corpi, manici, tastiere, battipenna e il cablaggio o la levigazione e la verniciatura di corpi e l’assemblaggio delle chitarre. Non facevano lavori che Fujigen non era in grado di fare: di solito, venivano coinvolti solo quando potevano svolgere un lavoro più economico o quando i lavoratori della Fujigen erano già troppo occupati, aiutando così la Fender Japan a mantenere un buon ritmo produttivo.
Da lì a poco la fabbrica di Fujigen decise di concludere il proprio rapporto con la Fender e la produzione fu spostata completamente alla Dyna. Le ultime Fender di Fujigen furono fabbricate nel 1997.
All'inizio la Dyna non era in grado di garantire la produzione di 5000 strumenti al mese come la Fujigen, per questo la Fender diede il permesso alla Tokai di produrre temporaneamente alcune Fender; in pochi mesi però la Dyna aumentò la propria capacità produttiva e la Tokai smise di produrre le Fender.
È importante tenere presente che anche la Fujigen, come tutti i produttori giapponesi, a volte dava alcuni lavori in subappalto. Di solito le aziende che prendevano il lavoro in subappaltato non erano grandi fabbriche, ma piccoli laboratori in cui lavoravano una o due persone, ma c’erano alcune eccezioni, come nel caso di Atlansia, che per un po' ha fatto i manici per la Fujigen fino a quando il loro rapporto non vene interrotto perché le loro tecniche di costruzione non erano viste di buon occhio dalla Fender per alcuni problemi al truss rod.
I lavori in subappalto includevano la realizzazione di corpi, manici, tastiere, battipenna e il cablaggio o la levigazione e la verniciatura di corpi e l’assemblaggio delle chitarre. Non facevano lavori che Fujigen non era in grado di fare: di solito, venivano coinvolti solo quando potevano svolgere un lavoro più economico o quando i lavoratori della Fujigen erano già troppo occupati, aiutando così la Fender Japan a mantenere un buon ritmo produttivo.
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La FMIC apportò molte modifiche, nel tempo, all'accordo originale Fender-Japan del 1982 e nacquero altre joint-venture, come la K.K. Fender Promotion (2000) e la Dyna Boeky (2005). Kanda Shokai e Yamano rimasero i distributori ufficiali Fender in Giappone, ognuno dei quali gestiva diversi tipi di prodotti, come citato in una IPO (offerta pubblica di acquisto) dell'8 marzo 2012: «Following the termination of a joint venture in Japan with two of our greater than 5% stockholders and their affiliates, Kanda Shokai Co., Ltd. and Yamano Music Co., Ltd., we entered into distribution agreements with each of these entities». I nuovi accordi con questi distributori sarebbero terminati il 31 dicembre del 2012, salvo che non fossero raggiunti alcuni obbiettivi: «if Kanda Shokai meets certain minimum purchase thresholds [...] unless either we [FMIC] or Yamano fails to comply with certain specified conditions». Tuttavia queste condizioni non furono soddisfatte e il primo aprile del 2015 la Fender prese il controllo diretto della distribuzione degli strumenti fabbricati in Giappone e, contestualmente, venne presentata la Made in Japan Exclusive Series.
Nel 2017 il master builder Chris Fleming fu invitato in Giappone per monitorare la produzione della nuova Made in Japan Traditional Series, nata il 13 settembre del 2017 per commemorare i trentacinque anni della Fender Japan.
Nel 2017 il master builder Chris Fleming fu invitato in Giappone per monitorare la produzione della nuova Made in Japan Traditional Series, nata il 13 settembre del 2017 per commemorare i trentacinque anni della Fender Japan.
Note conclusive
C'è molta confusione intorno alla produzione made in Japan: ottimi strumenti per alcuni, troppo sopravvalutati per altri. La verità è che la Fender Japan ha prodotto molti strumenti, alcuni costosi e di elevata qualità, costruiti da abili liutai, altri evidentemente low-budget.
Le chitarre made in Japan avevano sostenuto la Fender nei primi anni difficili del post-CBS, quando la fabbrica americana non era ancora in grado di soddisfare le esigenze del mercato mondiale, ma cosa accadde dopo? I prezzi delle chitarre elettriche giapponesi stavano aumentando perché il made in Japan non era più una scommessa e i produttori giapponesi avevano dimostrato la loro abilità, ma il mercato era troppo competitivo per tollerarlo e le chitarre giapponesi iniziarono a perdere quote di mercato.
Allo stesso tempo, dopo l’apertura della fabbrica di Ensenada, le Fender messicane erano state posizionate sulla stessa fascia di prezzo precedentemente occupata da Fender Japan, anche non sembravano buone come gli strumenti giapponesi.
Le chitarre made in Japan avevano sostenuto la Fender nei primi anni difficili del post-CBS, quando la fabbrica americana non era ancora in grado di soddisfare le esigenze del mercato mondiale, ma cosa accadde dopo? I prezzi delle chitarre elettriche giapponesi stavano aumentando perché il made in Japan non era più una scommessa e i produttori giapponesi avevano dimostrato la loro abilità, ma il mercato era troppo competitivo per tollerarlo e le chitarre giapponesi iniziarono a perdere quote di mercato.
Allo stesso tempo, dopo l’apertura della fabbrica di Ensenada, le Fender messicane erano state posizionate sulla stessa fascia di prezzo precedentemente occupata da Fender Japan, anche non sembravano buone come gli strumenti giapponesi.
CAPITOLI:
- Le JV e le SQ Stratocaster
- La fine dell'era JV e SQ: le nuove serie
- Le Stratocaster Standard
- Collectables e HRRs
- Foto Flame
- La ExTrad Series
- Le Superstrat: Contemporary, HM, Boxer and Pro Feel Strats
- Paisley e Blue Flower
- Ventures, Hellecasters ed altre signature
- Silver Series, Squier Series, Wayne's World
- Le Fender a 12 corde
- Le Aerodyne
- Le Stratocaster domestic dal 2015
Le varie fasi della produzione degli strumenti musicali nella fabbrica Dyna Gakki (Courtesy of Ikebe)