Highway One Prima Serie
«Everything you need, nothing you don't» - questo era il motto con cui la Fender descriveva la neonata Highway One Stratocaster nel luglio del 2002. Infatti questa chitarra aveva, almeno in teoria, tutto quello di cui aveva bisogno la Stratocaster, senza nulla di più. Si andava quindi a collocare tra l'American Series e la messicana Standard Stratocaster ed era la Stratocaster Made in U.S.A. dal prezzo più basso.
Andava quindi ad occupare quella fascia di mercato in cui, negli anni '90, si trovavano le Stratocaster ibride, fatte in parte negli U.S.A., in parte in Messico o in oriente.
Le Highway One montavano dei pickup staggered coil made in Mexico, meccaniche Ping e un ponte Vintage Style già utilizzato sulla Classic Series '60s; quindi lo spazio tra le viti esterne (mounting space) era come quello che separava le corde (string space): 2 7/32" (56mm). Nel 2006 (ma forse anche su qualche modello di fine 2005) la Fender decise di cambiare il ponte delle Highway, montando lo stesso dell'American Special, di origine orientale (su cui spiccava l'incisione "PW-36" presente sui ponti fabbricati dalla Ping) caratterizzato dallo stesso mounting space del precedente (2 7/32"), ma con uno string space minore (2 1/16"), proprio come le Standard MIM o alcune Squier. |
Il manico e il corpo erano fabbricati e rifiniti con lacche satinate (invece della finitura gloss dell'American Series) nella fabbrica di Corona, mentre la custodia era una normalissima Deluxe Gig Bag.
Nel 2003 venne presentata la versione con l'humbucker Fender Atomic al ponte, la Highway One HSS Stratocaster, che si differenziava dalla versione base anche per la presenza del palettone.
Confronto tra il primo ponte usato sulle Highway One (foto E. Di Bartolo) e il secondo, "ibrido", usato anche sull'American Special (sul quale si vede chiaramente come la distanza tra le viti esterne sia maggiore di quella che c'è tra le corde).
Highway One Seconda Serie
Pochi anni più tardi la Fender rinnovò la serie: la nuova Highway One, esposta al NAMM estivo del 2005 ed introdotta nel catalogo a metà del 2006, si distingueva subito dalla prima per il palettone e per una nuova finitura alla nitro; come già accennato aveva un ponte differente da quello usato in precedenza, tasti più grandi e pickup in Alnico III.
I nuovi controlli di tono si distinguevano per la presenza del circuito Greasebucket (già montato, in realtà, sugli ultimi modelli della precedente versione), così definito dalla Fender: «The Greasebucket tone circuit adds a new dimension to your tone, the effect is that when rolled down, the tone pot reduces the high frequencies, but does not add bass».
In realtà questa descrizione non deve essere presa alla lettera: il classico controllo di tono della Stratocaster non può aggiungere frequenze basse: nessun circuito passivo può aggiungere, solo tagliare; tuttavia, eliminando alcune frequenze, le altre sembrano prominenti. Quindi, tagliando gli alti, i bassi sembrano più marcati. Il circuito Greasebucket si comportava come un filtro high-pass e low-pass, permettendo quindi di tagliare gli alti smorzando le frequenze basse, senza dare l'effetto "attufato". |
Antonio Calvosa
Ringrazio Edmondo Di Bartolo per la sua collaborazione e per la sua passione verso il mondo Fender