lE ORIGINI DELLE vINTAGE rEISSUE
Nonostante le novità introdotte con la Smith Strat e l'introduzione della Gold Stratocaster e della Walnut Strat, all'inizio degli anni '80 la passione dei chitarristi nei confronti delle Stratocaster degli anni '50 e '60 non accennava a diminuire.
Per rispondere alle Tokai, che stavano conquistando il mercato europeo grazie alle loro copie degli strumenti vintage, ben costruite e a basso prezzo, e poiché era difficile proteggere il design della Fender dalla concorrenza straniera, Bill Schultz e Roger Balmer (allora capo del marketing e delle vendite di Fender) decisero di costruire in Giappone chitarre ispirate alle Stratocaster.
Per rispondere alle Tokai, che stavano conquistando il mercato europeo grazie alle loro copie degli strumenti vintage, ben costruite e a basso prezzo, e poiché era difficile proteggere il design della Fender dalla concorrenza straniera, Bill Schultz e Roger Balmer (allora capo del marketing e delle vendite di Fender) decisero di costruire in Giappone chitarre ispirate alle Stratocaster.
Così, all'inizio del 1982, Fender stipulò un accordo per far fabbricare le chitarre in Giappone, dopodiché ridusse drasticamente la produzione nello stabilimento di Fullerton. Per cui, per un certo periodo, la maggior parte delle chitarre Fender furono realizzate - ironicamente ma strategicamente - nelle fabbriche dei suoi concorrenti giapponesi!
Al tempo stesso Dan Smith capì che era arrivato il momento di costruire degli strumenti ispirati alle chitarre storiche del passato, anche se in piccole quantità, tra cui ‘52 Telecaster sviluppata da Freddie Tavares, e le riedizioni del Precision e del Jazz Basse oltre a quelle delle Stratocaster del ’57 e del ’62. |
Dan Smith e John Page progettarono i primi prototipi della '57 Stratocaster e della '62 Stratocaster nel 1981, dopo visitato il negozio di Larry Hendrikson, l'Ax-In-Hand, nell'Illinois. Qui trovarono una grande collezione di circa 200 Fender e poterono provare ed analizzare moltissime Stratocaster pre-CBS da utilizzare come base per le Vintage Stratocaster.
«We knew that the best thing for Fender to bring out to show people that we were back was to reissue what everybody loved, which is why we did the ‘57s and ‘62s and all that kind of stuff. So, we looked at a lot of vintage guitars», disse Dan Smith. «I’ll never forget John and I going to DeKalb, Illinois, where we’d found that Larry Henrikson at Ax-In-Hand had about 200 Fenders in place. So, we went there, landed in Chicago in January, freezing cold, about 70 below. Can’t remember how many hire cars we went through before we found one that worked. Finally, we get to Larry’s shop and spent a whole day there. We were there on the mission to make sure we measured the stuff and got the data. We wanted to get it as close as we could. We took pickguards off, took pictures of pockets, tested paint, measured necks, all that kind of crap. And we left having bought perfect examples of each era, too. I remember we spent $5,600 on three guitars, which for Fender at the time was ludicrous. We went out and bought back our own product!», ricorda Dan Smith.
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John Carruthers, un famoso liutaio che ha personalizzato e riparato strumenti per alcuni dei musicisti più importanti, aiutò Dan Smith nel progetto Vintage Reissues, ispezionando e misurando molte Fender d'epoca, e aiutando la Fender a sostituire o a riparare i vecchi macchinari rovinati.
Tuttavia c'era il problema dei pickup, perché la Fender aveva completamente cambiato il modo in cui erano fabbricati. Ovviamente c'era Abigail Ybarra che poteva riprodurre il modo in cui venivano costruiti, ma non c'erano i dati tecnici. Per questo motivo venne coinvolto Seymour Duncan, che aveva amici nella Fender e conosceva Dan Smith, e che aveva tutto quello di cui aveva bisogno la Fender per costruire delle buone repliche dei vecchi single coil. Secondo alcune voci in cambio Seymour chiese di dare un'occhiata a vecchi documenti che riguardavano il lavoro di Seth Lover alla Fender.
Tuttavia c'era il problema dei pickup, perché la Fender aveva completamente cambiato il modo in cui erano fabbricati. Ovviamente c'era Abigail Ybarra che poteva riprodurre il modo in cui venivano costruiti, ma non c'erano i dati tecnici. Per questo motivo venne coinvolto Seymour Duncan, che aveva amici nella Fender e conosceva Dan Smith, e che aveva tutto quello di cui aveva bisogno la Fender per costruire delle buone repliche dei vecchi single coil. Secondo alcune voci in cambio Seymour chiese di dare un'occhiata a vecchi documenti che riguardavano il lavoro di Seth Lover alla Fender.
I primi prototipi vennero ultimati nel 1981 dal Senior Luthier Scott Zimmerman e furono presentati ad Anaheim al NAMM di gennaio del 1982. Ufficialmente chiamate Vintage Stratocaster, i numeri di serie dei nuovi modelli iniziavano con uno speciale prefisso "V". La reissue del '57 aveva un battipenna a singolo strato e tastiera in acero, mentre quella del '62 aveva un battipenna a tre strati e manico in acero con tastiera in palissandro.
Tuttavia le reissue furono distribuite più tardi, soltanto a fine anno, perché l'intero impianto industriale di Fullerton fu ristrutturato per produrre molto meno delle 250-300 chitarre giornaliere realizzate negli anni '70, migliorando così il controllo qualità. Nonostante possa sembrare un controsenso che proprio due chitarre ispirate al passato aiutarono l'azienda che più aveva rinnovato le chitarre elettriche a tornare in auge, queste due reissue erano la prova che la Fender era ancora in grado di costruire ottimi strumenti. Secondo Dan Smith, le vendite di quelle chitarre avrebbero consentito alla Fender di sviluppare le Stratocaster Standard e le Elite. |
Riproduzioni accurate o no?
La Fender definiva le Vintage Stratocaster esatte repliche delle originali, ma in realtà se ne distaccavano parecchio: ad esempio sulle prime reissue la paletta era leggermente diversa da quella pre-CBS, nella '62 il battipenna non era mint green, né c’erano clay dots, numeri di brevetto, e anche pickup, tendi corde e il profilo del manico erano differenti.
Perché tutte queste differenze se, dopo aver preso tutte le misure delle chitarre originali, la Fender sarebbe stata in grado di replicarle in modo più accurato? Il motivo è che, per il settore marketing, in realtà repliche fedeli non avrebbero funzionato. I chitarristi di quel periodo non si preoccupavano che la riedizione del ’57 fosse avesse un manico a “V” o che la spaziatura dei segnatasti al dodicesimo tasto fosse quella vintage-correct, raccontò John Page, per cui Dan Smith preferì usare per tutti i modelli un manico a “C”. Un altro problema erano le finiture: sui primissimi esemplari erano tutte alla nitrocellulosa al 100%, ma quando furono inviati i primi strumenti, i rivenditori si lamentarono delle imperfezioni delle loro vernici, nonostante fossero fedeli alle originali. Per cui John e Dan decisero di fare un fondo in uretano con top coat alla nitro.
Ma tutte queste “concessioni” al marketing contribuirono al successo delle Vintage Reissue.
Perché tutte queste differenze se, dopo aver preso tutte le misure delle chitarre originali, la Fender sarebbe stata in grado di replicarle in modo più accurato? Il motivo è che, per il settore marketing, in realtà repliche fedeli non avrebbero funzionato. I chitarristi di quel periodo non si preoccupavano che la riedizione del ’57 fosse avesse un manico a “V” o che la spaziatura dei segnatasti al dodicesimo tasto fosse quella vintage-correct, raccontò John Page, per cui Dan Smith preferì usare per tutti i modelli un manico a “C”. Un altro problema erano le finiture: sui primissimi esemplari erano tutte alla nitrocellulosa al 100%, ma quando furono inviati i primi strumenti, i rivenditori si lamentarono delle imperfezioni delle loro vernici, nonostante fossero fedeli alle originali. Per cui John e Dan decisero di fare un fondo in uretano con top coat alla nitro.
Ma tutte queste “concessioni” al marketing contribuirono al successo delle Vintage Reissue.
Il Mistero del catalogo
La Fender definiva le Vintage Stratocaster esatte repliche delle originali, ma in realtà se ne distaccavano parecchio: ad esempio sulle prime reissue la paletta era la Smith headstock, leggermente diversa da quella pre-CBS, nella '62 non c'erano il vecchio battipenna in celluloide, i clay dots, né i numeri di brevetto, e anche pickup, tendi corde e profilo del manico erano differenti. Comunque le reissue erano, per l'epoca, ottime riproduzioni: entrambe avevano pickup staggered poles, paletta piccola, hardware in stile vintage e finitura alla nitro con fondo in poliestere; in più la reissue del '57 aveva un battipenna a singolo strato e fretted maple neck, mentre quella del '62 si presentava con battipenna a tre strati e manico in acero con tastiera in palissandro.
Osservando la distanza dei segnatasti del dodicesimo tasto nelle immagini delle Vintage Reissue nel catalogo del 1982, si può notare come questa fosse fedele alle chitarre pre-CBS originali, mentre in realtà nelle reissue questa distanza non era vintage-correct, perché sarebbe costato troppo "riprogettare" la fabbrica per mantenere questo dettaglio; sembra paradossale che invece, nelle reissue realizzate dalla Fender Japan nello stesso periodo, i due segnatasti avessero la giusta distanza! Ma allora che chitarra era quella mostrata sul catalogo? George Gruhn dichiarò che si trattava di Tokai, ma questo non era completamente vero. Dan Smith, John Page, Freddie Tavares e Scott Zimmerman, erano stati tutti coinvolti nello sviluppo dei prototipi e nella raccolta di strumenti vintage dai negozi. Dan Smith si era anche procurato alcune copie giapponesi, come le Tokai. La voce che il nuovo catalogo Fender, fatto dall'agenzia Phelps, contenesse le foto di alcune Tokai arrivò all'orecchio di Max Kay di EFR (Extremely Fucking Rare) Guitars, direttamente dall'azienda nipponica. In realtà la foto incriminata era solo una, quella che mostrava la parte posteriore di un manico e della paletta di una Stratocaster; infatti, osservando bene le meccaniche, si poteva leggere "TOKAI". Interrogato sull'argomento, Dan Smith disse che probabilmente questo manico Tokai venne usato casualmente dal fotografo solo perché si trovava, insieme alle altre chitarre, nella stanza in cui stava lavorando.
Osservando la distanza dei segnatasti del dodicesimo tasto nelle immagini delle Vintage Reissue nel catalogo del 1982, si può notare come questa fosse fedele alle chitarre pre-CBS originali, mentre in realtà nelle reissue questa distanza non era vintage-correct, perché sarebbe costato troppo "riprogettare" la fabbrica per mantenere questo dettaglio; sembra paradossale che invece, nelle reissue realizzate dalla Fender Japan nello stesso periodo, i due segnatasti avessero la giusta distanza! Ma allora che chitarra era quella mostrata sul catalogo? George Gruhn dichiarò che si trattava di Tokai, ma questo non era completamente vero. Dan Smith, John Page, Freddie Tavares e Scott Zimmerman, erano stati tutti coinvolti nello sviluppo dei prototipi e nella raccolta di strumenti vintage dai negozi. Dan Smith si era anche procurato alcune copie giapponesi, come le Tokai. La voce che il nuovo catalogo Fender, fatto dall'agenzia Phelps, contenesse le foto di alcune Tokai arrivò all'orecchio di Max Kay di EFR (Extremely Fucking Rare) Guitars, direttamente dall'azienda nipponica. In realtà la foto incriminata era solo una, quella che mostrava la parte posteriore di un manico e della paletta di una Stratocaster; infatti, osservando bene le meccaniche, si poteva leggere "TOKAI". Interrogato sull'argomento, Dan Smith disse che probabilmente questo manico Tokai venne usato casualmente dal fotografo solo perché si trovava, insieme alle altre chitarre, nella stanza in cui stava lavorando.
fULLERTON vS cORONA
Le prime Stratocaster della serie Vintage furono fabbricate dalla prima metà del 1982, a Fullerton, fino al gennaio del 1985, quando questo stabilimento chiuse. È stato stimato che ne furono realizzate circa sedicimila, conosciute come "Fullerton Reissue", e sono particolarmente ricercate dai collezionisti, motivo per il quale, purtroppo, è facile trovare dei falsi. Dalla fine del 1985 la produzione venne spostata nella nuova fabbrica di Corona e, nel 1998, la serie venne rinominata in American Vintage Series.
Le Vintage Stratocaster nei dettagli
Le Vintage Stratocaster nei dettagli
Antonio Calvosa